Veneto Orientale
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Fossalta di Portogruaro: il volto di don Marcello Labor su una targa alla Visentini

L'esito di un percorso di studio e di un concorso che ha coinvolto gli istituti Pascoli di Portogruaro e Toniatti di Fossalta (terze medie) centrato sulla figura di Marcello Labor, prima medico ebreo a Pola, poi sacerdote a Fosslata. Fu due volte perseguitato: sia ocme ebreo dai nazisti, poi come prete dai titini. Una storia avvincente che ebbe come sfondo i nostri territori

Fossalta di Portogruaro: il volto di don Marcello Labor su una targa alla Visentini

La Shoah a Fossalta di Portogruaro ha un volto ben preciso: quello di don Marcello Labor, sacerdote triestino di origine ebraiche (Loewy era il suo cognome originario poi italianizzato) che arrivò a Fossalta per mettersi in salvo e, pur fermatosi per poco tempo (da gennaio ’44 a maggio ’45), non solo lasciò un ricordo indelebile di generosità e disponibilità nei parrocchiani - per i quali era uno sconosciuto dal doppio sapere di medico e di sacerdote - ma anche si distinse per atti di eroismo sia verso gli ebrei (ne fece salvare alcuni nascondendoli presso famiglie fossaltesi quali i Rossi e i Diamante), sia verso i partigiani (salvò dalla fucilazione una decina di ragazzi, già schierati dai tedeschi in piazza pronti per l’esecuzione).
Questi brevi cenni biografici sono stati ricordati sabato 4 giugno nel corso di una semplice ma toccante cerimonia che ha portato allo scoprimento di una targa raffigurante lo scarno volto di don Marcello sulla facciata della ex scuola elementare "Luisa Visentini", ora centro sociale dedicato appunto a Labor.
La targa è stata realizzata a partire da un disegno a china dell’alunna Alice Lena di Teglio Veneto, rientrante in un laborioso progetto scolastico, nato dall’idea di non fermarsi alla commemorazione della Giornata della memoria del 27 gennaio, ma di cogliere l’occasione per imparare qualcosa di più e della storia e del territorio locale.
Lo ha messo bene in evidenza l’assesssore alla cultura di Fossalta, Marco Bizzarro, che ha sottolineato la collaborazione con il centro Aldo Mori e con il mondo della scuola al fine di ricordare la persecuzione degli ebrei dal nazifascismo. "Qui a Fossalta abbiamo avuto una figura significativa - ha esordito - quella di don Marcello Labor, cattolico e sacerdote, ma anche ebreo e medico - perseguitato dai tedeschi prima e dai titini poi. I nostri anziani ben ne ricordano il volto ma soprattutto lo stile disponibile e attento". Ha anche spiegato che, una volta visto il disegno, magistralmente realizzato dalla studentessa a china, ci si è chiesti dove mettere la sua trasposizione su targa per ricordare la figura di questo sacerdote. Spontanea la risposta: al centro sociale di Fossalta, che è già dedicato a Labor, proprio in quanto uomo e sacerdote che si è sempre speso per il bene del prossimo.
Il presidente della Associazione Don Marcello Labor, Vito Fasano, ha ricordato che quando l’associazione è nata, viste le sue finalità benefiche e solidali, è stato spontaneo intitolarla a don Marcello. L’omonima associazione oggi si occupa di dare luoghi, attività e svaghi agli anziani, ad accompagnare per visite e terapie chi è senza mezzi, inoltre si impegna con comune e caritas parrocchiale nella realizzazione delle borse della spesa.
Il presidente del Centro Aldo Mori, Lucio Zanon, ha precisato che quello di sabato 4 è stato solo "il momento conclusivo di un lungo percorso civile e didattico iniziato in occasione della Giornata della memoria e che per noi culmina oggi qui a Fossalta, grazie al lavoro degli allievi e della professoressa Sabatino che ha proposto un percorso di studio alle classi terze medie, coinvolgendo l’istituto Pascoli di Portogruaro e il Toniatti di Fossalta di Portogruaro". Sono stati presi in esame materiali e documenti, tra i quali il libro di Imelde Rosa Pellegrini che ha rintracciato le storie degli ebrei che ripararono proprio nei nostri territori. Allo studio si sono sommati un concorso di disegno, vinto da Alice Lena, ed una lettura drammaturgica sulla vita di don Marcello, proposta a più voci da alcuni degli studenti degli istituti citati, svoltasi nel cortile antistante il centro Labor.
Il preside dell’istituto comprensivo Toniatti, Giuseppe Desideri, oltre ai già nominati ha ringraziato la professoressa Rizzetto per l’impegno profuso nel progetto e il Comitato genitori (signora Minari) che ha sostenuto la realizzazione della targa.
Quindi la parola è passata agli studenti che hanno ripercorso per passi significativi la complessa biografia di Marcello Loewi.
Nato a Trieste l’8 luglio 1890 da padre di origine ungherese, a sette anni era già orfano di madre. Frequentò l’università di medicina a Graz, laureandosi nel ’14. Nel 1912 il padre cambiò il cognome della famiglia in Levi e si convertì al cattolicesimo.
Marcello fu intanto chiamato come ufficiale medico in guerra e prese parte al primo conflitto mondiale (a Leopoli). Fatto ritorno si sposò con Elsa (pure ebrea) e aprì un suo ambulatorio a Pola, dove conobbe mons. Antonio Santin, figura fondamentale per la sua definitiva adesione al cristianesimo. Nel ’30 Marcello si fece infatti terziario francescano e nel ’38 (morta la moglie Elsa nel ’34, cresciuti i figli), entrò in Seminario a Venezia. Nel ’40 fu ordinato sacerdote a Trieste, nel ’42 divenne Rettore del Seminario di Capodistria. Ma, dopo l’armistizio, fu perseguitato dai nazisti tedeschi per la sua origine ebraica e, minacciato di morte dagli stessi, nel gennaio ’44, accompagnato dal Vescovo Santin, fu a Portogruaro al cospetto del Vescovo Paulini, al quale chiese un rifugio.
Paulini lo destinò a Fossalta come Vicario parrocchiale. Qui esercitò con fervore il suo ruolo di cappellano ma i testimoni di allora ben ricordano l’aiuto offerto anche in qualità di medico. Salvò, facendole nascondere nei campi, alcuni ebrei; risparmiò partigiani dalla fucilazione; per suo tramite arrivarono sacchi di grano e mais nel seminario di Trieste che versava in grandi ristrettezze. Il peso del suo ricordo e del bene fatto lo testimoniano gli eventi, come questo, che ancora accadono in suo nome.
Simonetta Venturin

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