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Nato l'8 gennaio 1922, sulle macerie della prima guerra mondiale, ha attraversato il Novecento, superato i bombardamenti e le ristrettezze della seconda guerra mondiale, cavalcato il boom industriale del capoluogo, Pordenone, ed è sbarcato nel nuovo millennio. dal 2004 ha abbandonato il vecchio formato e si presenta come tabloid, ora full color. Dal 2008 è on line e si riveste, adesso, di una veste web nuova.

Il primo numero de Il Popolo esce a Pordenone l'8 gennaio 1922. Sottotitolava: “Settimanale per gli interessi morali ed economici delle nostre popolazioni”. Per popolazioni si intendeva il territorio della Diocesi di Concordia che si dispiegava tra i due fiumi: il Livenza e il Tagliamento, dai monti di Andreis al mare di Bibione. Primo direttore è stato un laico, il prof. Avv. Giobatta Biavaschi, deputato al Parlamento.

Sostenitori del nuovo giornale erano cattolici impegnati e sacerdoti. Il settimanale ha sempre mantenuto fede agli scopi dei fondatori. Durante il ventennio si trova con i gruppi dell'Azione Cattolica e con la chiesa locale a diffondere messaggi di ispirazione cristiana.

Compito principale era quello di informare correttamente i lettori. Sequestrato e dissequestrato più volte, non ha mai rinunciato ai principi ispiratori. Una battaglia condotta anche dai direttori, laici e sacerdoti, che si sono succeduti nel corso degli anni.
Ha attraversato la seconda guerra mondiale, sfidando i bombardamenti della città.

Oggi, nel sottotitolo si legge: "Settimanale della Diocesi di Concordia-Pordenone". Molte situazioni da allora sono mutate - vi è stato il Concilio Vaticano II, siamo passati di millennio, il cartaceo è passato al modello tabloid e full color; siamo sbarcati sul web - ma non sono cambiati gli ideali che vengono riproposti e difesi con fermezza negli oltre otto decenni di vita.