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Domenica 28 luglio, commento di don Renato De Zan

"Signore insegnaci a pregare..." e nacque il Padre Nostro

Parole chiave: Vangelo (126), Diocesi (190), Domenica (46), Preghiera (31)
Domenica 28 luglio, commento di don Renato De Zan

Lc 11,1-13
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: "Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Ed egli disse loro: "Quando pregate, dite: "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore e non abbandonarci alla tentazione"".Poi disse loro: "Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: "Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli"; e se quello dall’interno gli risponde: "Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani", vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!".

Tematica liturgica
Ai tempi di Gesù c’era una preghiera ebraica, il "Qaddish", che ogni ebreo rivolgeva a Dio, dicendo: "Esaltato e santificato sia il suo grande nome nel mondo che egli creò secondo la sua volontà: domini il suo regno nel tempo della vostra vita e nei vostri giorni e durante la vita di tutta la casa d’Israele presto e in un tempo vicino". Il Maestro si è forse ispirato a questa preghiera e ha formulato l’unica preghiera che ha insegnato ai discepoli: il "Padre nostro". Come si può notare il testo del Qaddish è stato abbondantemente superato dalla preghiera di Gesù per semplicità e profondità tematiche. Per questo motivo i biblisti dicono che per comprendere il "Padre nostro" bisogna conoscere il Vangelo e che per comprendere il Vangelo, bisogna conoscere bene il "Padre nostro". Attraverso i vangeli il "Padre nostro" ci è arrivato in due versioni. La versione di Matteo (Mt 6,9-13) che tutti conosciamo, e la versione di Luca (Lc 11,2-4), presente nel vangelo odierno. La versione di Matteo, fin da subito adibita all’uso liturgico, contiene il vocabolario originale di Gesù, ma è stata arricchita dall’evangelista con altre parole di Gesù pronunciate in circostanze diverse. Luca, invece, mantiene la struttura originale della preghiera, ma modifica il vocabolario, adattandolo alla mentalità greca. La prima testimonianza extrabiblica del "Padre nostro" si trova in un piccolo testo, la Didaché, più antico del vangelo di Matteo e di Luca. Sembra che la prima stesura sia di poco precedente o contemporanea alla distruzione di Gerusalemme (70 d.C.). Questo piccolo catechismo suggerisce di pregare la preghiera di Gesù tre volte al giorno ("Così pregate tre volte al giorno"). In questo libriccino c’è una sezione dedicata alla liturgia della chiesa nascente. Si parla del battesimo, del digiuno e dell’eucaristia. Proprio in questa sezione si trova il "Padre nostro" nella versione che, successivamente, Matteo riporterà nel suo vangelo. Nella Didaché c’è un’aggiunta ("tuo è l’onore, la gloria e la potenza nei secoli"), che non appartiene al testo biblico. Nell’insegnamento di Gesù, il "Padre nostro" è accompagnato da una riflessione profonda sulla preghiera, affinché il discepolo impari a pregare senza stancarsi e possa avere il dono dello Spirito. L’orante può rivolgersi a Dio quando vuole: non esiste nessun momento che sia inopportuno per Dio. Pregare incessantemente è una qualità. Gesù, nel Getsemani, dirà ai suoi discepoli: "Vegliate in ogni momento pregando…."(Lc 21,36). Paolo, riprende e riformula l’insegnamento di Gesù: "Pregate ininterrottamente…" (1Ts 5,17).

Dimensione letteraria
Il testo biblico del vangelo e quello biblico-liturgico sono uguali. La Liturgia ha voluto associare in un brano unico, tre pericopi: la pericope del Padre nostro (Lc 11,1-4), quella sulla perseveranza nella preghiera (l’amico importuno: Lc 11,5-8) e la pericope sull’efficacia della preghiera (Lc 11,9-13). Fra non molto (Avvento 2019 o Quaresima 2020?) verrà pubblicato il Nuovo Messale nella sua terza edizione. Fra le modifiche troveremo anche il "Padre nostro" presente nell’edizione CEI del 2008. Non è una traduzione ottimale, ma è un bel passo avanti rispetto alla traduzione italiana adoperata fino ad oggi.

Riflessione biblico-liturgica
a. Ai tempi di Gesù, ogni scuola rabbinica aveva la sua preghiera distintiva. Era conosciuta solo dai discepoli ed era una specie di parola d’ordine, un criterio per riconoscersi membri della stessa scuola. Anche Giovanni Battista aveva insegnato una preghiera distintiva. Il "Padre nostro" insegnato da Gesù ai suoi discepoli ha questa valenza: è la preghiera distintiva dei cristiani.
b. La preghiera ha come finalità primaria la vita della fede, la approfondisce e la consolida. All’interno, poi, della preghiera, si collocano tutte le altre necessità del credente. Nella preghiera, dunque, non ci possono essere solo le "cose che vengono dopo". Ci deve essere sempre la "cosa che viene per prima". E questa viene donata da Dio sempre ("Quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!").

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