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Scoprire e rileggere la solitudine

  Necessario sforzarsi di trasformarla in opportunità

Scoprire e rileggere la solitudine

Ci troviamo in un periodo di grande densità. E’ come se improvvisamente fossimo stati gettati in un ambiente più denso in cui tutto è rallentato, i movimenti sono blandi o assenti, il tempo scorre lento, sospeso ma inesorabile. In questa “realtà diminuita” in cui a tutti è stato tolto qualcosa, qualcosa di prezioso, di caldo, di affettuoso, di vitale ha continuato a scorrere la vita ed ognuno l’ ha vissuta con i suoi drammi, con le sue gioie, con le chiusure ed i desideri di riaperture. Ma è stata ed è una vita diversa. Solo nel prossimo futuro potremo davvero comprendere che cosa avrà voluto dire tutto ciò per la nostra comunità di persone. Intanto però non possiamo non assistere alle fatiche cui siamo chiamati.
Da pochi giorni erano state chiuse, tra gli altri luoghi, anche le Chiese ed il parroco del paese in cui abito fece visita a casa mia. Avemmo modo di parlare di quello che sarebbe divenuto l’argomento più dibattuto dei giorni a venire. Ma ciò che mi colpì del nostro parlare fu la sensazione di impotenza che il parroco trasmetteva: si percepivano forti il desiderio, la volontà e la voglia di essere al fianco dei propri parrocchiani, di continuare a rappresentare un’occasione di comunità oltre che di comunione ma di non poterlo più fare, di dover chiudere le porte. Ecco, quella sensazione quasi di sconfitta era dolorosa: vi era dentro il dolore di chi aveva ben chiaro il proprio ruolo ma sapeva di dover abdicare di fronte a qualcosa che avrebbe lasciato tutti più soli.
Compresi solo in seguito che quella chiacchierata, in quel momento ancora velata di una certa ingenuità su quello che stavamo vivendo, sarebbe divenuta l’inizio di una delle esperienze più forti del secolo. Solo i dopo infatti, anche grazie all’attività professionale che mi ha consentito di toccare con mano (mano psichica) i vissuti di tante persone ed i miei, ho potuto accorgermi di quante nuove solitudini andavano profilandosi.
E’ esperienza di tutti la solitudine per l’azzeramento dei rapporti sociali: penso ad i nonni che hanno interrotti frequenze magari quotidiane con i nipoti. Penso alla solitudine di chi si è ritrovato unico abitante della propria casa senza più amici da incontrare e col tempo delle giornate da far passare. Penso alla solitudine di quegli anziani ricoverati nelle case di riposo senza neppure la possibilità di vedere un proprio caro, un figlio, un nipote. Non posso non pensare agli sconvolgimenti delle vite dei bambini drammaticamente rimasti senza la gioia quotidiana del suono della campanella e dell’incontro gioioso con i compagni d’asilo e di scuola. Penso alla nuova frontiera della solitudine esistenziale di tanti adolescenti. E quanto nuovo senso di solitudine per i genitori.
Queste ed altre solitudini, nuove esperienze emotive di questo sciagurato periodo, possono consentirci di riconoscerci in esse, di stimolare ulteriori forme di comunità, di esercitare una forza solidale. Una opportunità.

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