Veneto Orientale
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Adolescenza a rischio, i social non sostituiscono la presenza

Come può avvenire in solitudine? Monta la paura dell’altro come persona da temere

Adolescenza a rischio, i social non sostituiscono la presenza

Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza di Sara Cappelletto, autrice della collana di libri con protagonista Fragolina Adelaide. Si trova su www.bioguida.com

L’attuale momento storico culturale mondiale ha inciso concretamente nella vita personale di ognuno di noi, come farebbe ogni notizia improvvisa e che sfugge al nostro controllo. Anche gli educatori parrocchiali e gli adolescenti si sono trovati a non poter più vivere un elemento imprescindibile della loro crescita: la relazione. E, sebbene sia aumentata la relazione social via supporto tecnologico (negli anni scorsi di parlava di dipendenza da social, di sindrome di Hikikomori…oggi li abbiamo costretti a calarsi in questa realtà!), ci siamo resi conto (finalmente!) che essa non potrà mai sostituire ciò che si vive, energicamente, psicologicamente, fisicamente, emotivamente…in presenza.

Inoltre, tutto ciò, ha plasmato molti di noi sviluppando una tematica profonda, individuale e collettiva, delicata e potente: quella della paura. Paura che si è irrimediabilmente trasformata da paura di qualcosa di sconosciuto a paura dell’altro che, in alcune situazioni, non è più stato visto come l’altro da aiutare ma l’altro da "temere".

E’ cambiata la nostra vita. E forse, per gli educatori parrocchiali e non, è aumentata la percezione relativa al carico di responsabilità inerente al proprio ruolo.

Un educatore che quindi oggi vuole prepararsi ad intraprendere un cammino con gli adolescenti, non può esimersi dal contestualizzare il ragazzo nell’attuale fase storico culturale che stiamo vivendo. E dal chiedersi quanto desideri veramente questo cammino. L’adolescenza infatti, dato il suo significato etimologico, indica il crescere, il PASSAGGIO per divenire adulto. E come può avvenire un passaggio nell’immobilita’? E’ il tempo in cui le modifiche somatiche si legano alle modifiche sociali, intrapsichiche ed emotive, che sono interdipendenti ed intrecciate tra loro.

E’ il tempo in cui c’è un bisogno fondante e fondamentale: quello di essere accettati e, forse sopra ogni cosa, di accettarsi. E come può avvenire tutto questo in solitudine?

L’adolescenza è l’era della libertà e della sperimentazione per antonomasia. E’ chiaro quindi che la fragilità con cui si confronta l’educatore sta proprio nell’essenza dei ragazzi che, in questo momento, è snaturata.

Chi sarà allora l’educatore? Sarà un seminatore di speranza e amore. Sarà colui che condurrà l’adolescente verso nuovi progetti, nuovi sogni, nuove realtà tutte da costruire. Sarà colui che si prenderà cura, sempre e comunque, in ascolto e in empatia. Sarà colui che saprà ricorrere al gruppo come supporto (personale prima di tutto). Mai come prima d’ora dovrà essere coerente con la sua scelta e con il suo sentire che cosa significa per lui ESSERE EDUCATORE. Sarà attento alle variabili emotive dei ragazzi che incontrerà e avrà voglia di conoscere, all’alleggerire piuttosto che appesantire, a far prevalere il CORAGGIO piuttosto che la paura. Sarà colui che accoglierà, in apertura e generosamente, trasformando gli ostacoli di questo periodo, in nuovi insegnamenti, nuove opportunità, nuove modalità relazionali. Sarà un educatore disposto a fare esperienza, insieme all’adolescente, di un nuovo progetto di vita.

Fonte: Redazione Online
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