Commento al Vangelo
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Domenica 14 luglio, commento di don Renato De Zan

"Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui..."

Parole chiave: Samaritano (1), Prossimo (1), Diocesi (190), Vangelo (126)
Domenica 14 luglio, commento di don Renato De Zan

Lc10,25-37
In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: "Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli disse: "Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?". Costui rispose: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso". Gli disse: "Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai". Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: "E chi è mio prossimo?". Gesù riprese: "Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?". Quello rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va’ e anche tu fa’ così".

Tematica liturgica
La Liturgia, seguendo una lettura di tipo agostiniano, vede nella figura del samaritano la stessa persona di Gesù. Nella petizione, infatti, prega così: "Donaci un cuore attento e generoso verso le sofferenze e le miserie dei fratelli, per essere simili a Cristo, buon samaritano del mondo" (Colletta). Agostino, infatti, aveva identificato Gesù nel samaritano, la sua umanità nella cavalcatura, il peccatore nell’ebreo, i demoni nei briganti, le conseguenze del peccato nelle ferite, la chiesa nella locanda, il sacerdote nell’albergatore, i sacramenti per gli spiritualmente vivi e quelli per gli spiritualmente morti  nelle due monete Nel ritorno  del samaritano sarebbe tratteggiata la parusia. Questa lettura va oltre il testo! Il maestro della legge era partito da una domanda fondamentale: "Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?". È una domanda complessa che presuppone una fede, una visione della vita, una morale, una visione dell’aldilà. Il dottore della Legge, purtroppo, la pone con malizia ("per mettere alla prova Gesù"). Il Maestro, però, lo porta verso un’autenticità maggiore. Il racconto di Gesù, infatti, ha un significato diverso da quello dato da Agostino perché lo scopo di Gesù nel raccontare le avventure del buon samaritano è piuttosto articolato. Il primo obiettivo è quello di far cambiare la mentalità al dottore della Legge. Egli si chiede "E chi è mio prossimo?", ma Gesù, alla fine del racconto esemplare, obbliga il suo interlocutore a cambiare domanda: "Io prossimo di chi sono?". Il racconto è ben congeniato perché pone in primo piano altri obiettivi: il tema della "legge" e il tema del "nemico".Il sacerdote e il levita passano oltre non perché sono malvagi, ma perché sono osservanti scrupolosi della legge. La legge, infatti, dichiarava impuri coloro che venivano a contatto con una persona impura e il mercante ferito ai margini della strada era impuro perché perdeva sangue. Senza dire una parola di condanna, Gesù mostra come la legge, se assolutizzata e male interpretata in rapporto ai bisogni fondamentali dell’altra persona, possa diventare nemica del bisognoso. Ben diverso dall’atteggiamento del clero è l’atteggiamento del "nemico". Il samaritano è nemico dell’ebreo e viceversa. Inoltre, il samaritano aveva un suo pentateuco che è molto simile a quello degli ebrei, eppure il nemico è andato oltre la sua legge per venire incontro all’ebreo massacrato dai briganti. L’uomo bisognoso è diventato la norma suprema della legge nella coscienza del samaritano. La legge scritta e l’inimicizia non hanno avuto il sopravvento.

Dimensione letteraria
La Liturgia ha premesso il classico incipit al testo biblico originale del vangelo. Il testo ha i suoi punti di forza nelle domande, che lo cadenzano in due grandi parti. La prima è costituita dalla domanda del dottore della legge ("Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?") cui seguono due domande del Maestro ("Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?"). La seconda è rappresentata dalla domanda del dottore della legge ("E chi è mio prossimo?"), dal racconto del buon samaritano cui segue la domanda del Maestro ("Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?"). La risposta del dottore della legge provoca una conclusione che è, fondamentalmente, la risposta alla prima domanda sulla vita eterna ("Va’ e anche tu fa’ così"). La Liturgia, sottovoce aggiunge: come Gesù, "buon samaritano del mondo".

Riflessione esegetico-liturgica
a. In Dt 30,10-14 (prima lettura) ci sono tre temi che fungono da contesto al messaggio di Gesù: obbedire alla voce del Signore, convertirsi con tutto il cuore a Dio, non addurre scuse per non accogliere la sua Parola e metterla in pratica.
b. La persona bisognosa è al centro dell’attenzione di Gesù. Questo è uno dei motivi per cui Gesù dice di amare anche i nemici, come il samaritano ha amato l’ebreo.

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