Commento al Vangelo
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Domenica 1° settembre, commento di don Renato De Zan

Paragonati a Dio, sarai umile; accorgiti del suo amore, sarai generoso: Gesù e i farisei

Parole chiave: Domenica; Farisei (1), Vangelo (126), Gesù (14), Domenica (46)
Domenica 1° settembre, commento di don Renato De Zan

Lc 14,1.7-14
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: "Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: "Cedigli il posto!". Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: "Amico, vieni più avanti!". Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato". Disse poi a colui che l’aveva invitato: "Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti".

Tematica liturgica
Nel vangelo di Luca, Gesù si trova spesso a pranzo con i suoi interlocutori. A tavola egli accoglie e conversa con i peccatori (Lc 5,29-32). Ancora a tavola difende la dignità della donna, peccatrice perdonata perché molto ha amato (Lc 7,36-50). A tavola Gesù offre l’insegnamento più delicato e profondo (pecorella smarrita, moneta perduta, padre buono) sul perdono di cui Dio è capace (Lc 15,1-3.4-32). A tavola, infine, Gesù istituisce l’eucaristia e fonda il sacerdozio, donando la più ampia e profonda sintesi del suo messaggio (Lc 22,14-38; Gv 13-17). A tavola prometterà lo Spirito Santo (At 1,4-8). Luca, più di ogni altro evangelista, è particolarmente attento ai simposi di Gesù. Non dimentichiamo che Luca scrive per greco-pagani convertiti al cristianesimo. Sicuramente il mondo ebraico non aveva assunto la dimensione edonistica del simposio greco, ma solo quella della discussione.
Il testo di Lc 14,1.7-14 (vangelo odierno) presenta Gesù a tavola mentre offre un insegnamento sull’umiltà e sulla gratuità. Il discepolo di Gesù è chiamato primariamente ad imitare il Maestro. Gesù aveva detto di sé che era "mite e umile di cuore" (Mt 11,29). Ne consegue che l’umiltà e la modestia non sono punti di una morale astratta, ma fanno parte di una serie di caratteristiche che ogni cristiano è chiamato a vivere per adempiere alla propria chiamata (essere una sola cosa con Cristo).
L’Antico Testamento aveva a più riprese toccato il tema dell’umiltà. Il Siracide, quasi a sintesi di ciò che la fede ebraica diceva in proposito, lo presenta così: Dio non rivela i suoi segreti agli orgogliosi e ai superbi perché in essi è radicata la pianta del male (cfr 1° lettura Sir 3,17-18.20.28-29). Un lontano discepolo di Paolo, nella prima lettera a Timoteo, raccomanda di "non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere; di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi…" (1 Tm 6,17-18). La gratuità, dunque, gemella della generosità, è un’altra delle caratteristiche del cristiano.

Dimensione letteraria
La semplice dicitura del teso evangelico originale ("Un sabato si recò a casa di uno…") ha preso nel testo biblico-liturgico questa fisionomia: "Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno…". Il brano tralasciato dalla Liturgia (Lc 14,2-6) riguarda il miracolo della guarigione di un idropico, compiuto per amore dei sofferenti e in aperta polemica con la mentalità farisaica, che riteneva "lavoro" la guarigione dell’infermo in giorno di sabato. La Liturgia, forse, ha scelto di lasciare l’accenno al "sabato" perché anche nell’episodio successivo, narrato nel teso evangelico odierno (Lc 14,1.7-14), c’è un allusione polemica alla mentalità degli scribi. Nel terzo vangelo, Gesù dirà: "Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti" (Lc 20,46).
Il testo biblico-liturgico si può suddividere in tre parti. La prima parte è costituita dalla presentazione della scena (Lc 14,1). La seconda contiene la parabola di Gesù sugli invitati che ambivano i primi posti (Lc 14,7-11). La terza, infine, riporta le parole dette da Gesù all’ospite sulla gratuità (Lc 14,12-14). La seconda e la terza parte vengono concluse da un detto di Gesù. Il primo è proverbiale (Lc 14,11: "Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato"), mentre il secondo detto è escatologico-morale (Lc 14,14c: "Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti").

Riflessioni biblico-liturgiche
a. Si potrebbe definire l’umiltà come la consapevolezza di ciò che Dio vorrebbe che fossimo e di ciò che in realtà siamo. Ne deriva che l’umile cristiano è aderente al reale: sa riconoscere le proprie qualità e i propri difetti.
b. La gratuità è fondamentalmente figlia dell’agàpe (= amore di Dio esperimentato nella propria vita) e attiva la mentalità del dono senza aspettarsi né il grazie né il contraccambio: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". (Mt 10,8)

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