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Maniago, lunedì 3 aprile: sport e discriminazioni

Oltre 700 studenti delle scuole superiori della provincia di Pordenone, - suddivisi fra l’auditorium Concordia di Pordenone e il Teatro Verdi di Maniago – hanno assistito stamattina all’incontro “Sport: grandi sfide e discriminazioni” inserito nel percorso del progetto di cittadinanza attiva Uguali = ≠ diversi

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Maniago, lunedì 3 aprile: sport e discriminazioni

Oltre 700 studenti delle scuole superiori della provincia di Pordenone, - suddivisi fra l’auditorium Concordia di Pordenone e il Teatro Verdi di Maniago – hanno assistito stamattina all’incontro “Sport: grandi sfide e discriminazioni” inserito nel percorso del progetto di cittadinanza attiva Uguali = ≠ diversi, finalizzato alla prevenzione di atteggiamenti discriminatori in ogni settore della società, organizzato dall’associazione culturale Thesis di Pordenone e sostenuto da Fondazione Friuli e Friulovest Banca, per la cura di Emanuela Furlan. Un progetto che è stato avviato il 2 febbraio e che coinvolge ben 5.500 fra studenti e insegnanti, in circa 120 classi delle scuole di Pordenone, Sacile, Maniago e San Vito al Tagliamento, e ha messo in capo 13 fra spettacoli e incontri e 70 laboratori.

Sui palchi dei due teatri la conversazione, organizzata in collaborazione con il Coni e con i Comuni di Maniago e Pordenone, condotta dalla giornalista sportiva Francesca Spangaro, ha ospitato il presidente del Coni regionale, Giorgio Brandolin, che ha raccontato il lavoro portato avanti dal Coni per sviluppare attraverso lo sport la trasmissione di valori, la promozione dell’inclusione sociale e l’offerta di percorsi di crescita per ragazze e ragazzi, senza discriminazioni di alcun genere. Ma particolarmente attese erano le testimonianze di due grandi ex atlete italiane che hanno incontrato pregiudizi, stereotipi e a volte discriminazioni nel loro percorso agonistico, proprio in quanto donne: Claudia Giordani, atleta olimpica di sci alpino, giornalista, vicepresidente del Coni nazionale, azzurra della Valanga rosa, argento ai Giochi del ’76 (slalom speciale), quando ancora si scendeva senza casco e le donne cominciavano a mettersi gli sci e Valentina Turisini, atleta olimpica triestina che alle Olimpiadi di Atene colse l'argento nella carabina 50 metri a 3 posizioni, specialità tiro a segno, già commissaria tecnica nazionale Uits e componente della Giunta Coni.

Entrambe le ex campionesse, incalzate anche dalle tante domande rivolte dagli studenti, hanno sottolineato quanta strada sia stata fatta da quando le ragazze – erano gli anni ’60  - non potevano gareggiare nelle competizioni internazionali della maratona o delle gare sulla lunga distanza “perché il fisico femminile non permette lo sforzo richiesto” o dai tempi un cui la partecipazione delle donne ai primi giochi olimpici dell’era moderna -1896 -  non era contemplata, mentre invece alle prossimi Olimpiadi di Parigi del 2024, come ha detto Claudia Giordani, “per la prima volta il numero delle gare e delle medaglie in palio sarà uguale per maschie femmine e la partecipazione maschile e femminile sarà pari”.

Valentina Turisini, in particolare, ha invitato a riflettere su come il pregiudizio a volte sia ancora frutto di una cultura che fatica ad essere superata, negli ambienti familiari, così come in quelli sportivi o scolastici e che induce le ragazze a convincersi che certi sport non siano adatti a loro. Le due ex campionesse hanno anche evidenziato l’importanza del numero crescente di donne, nello sport, “laddove si decide”. E insieme a Brandolin hanno esortato tutti, femmine e maschi, ad avvicinarsi di più allo sport. Non solo perché e bello e fa bene o perché oggi più apre la strada anche a diverse professioni molto richieste, ma soprattutto perché aiuta a superare i limiti e le difficoltà, insegna a perdere, ad accettare e andare oltre le sconfitte ben più pesanti che possono arrivare nella vita

 

 

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