Cultura e Spettacoli
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Un bès di Mario Perrotta dedicato a Ligabue

La storia del celebre artista interpretata magistralmente dall’attore e affabulatore Perrotta, in scena al Teatro Verdi di Pordenone giovedì 11 aprile alle 20.30

Un bès di Mario Perrotta dedicato a Ligabue

Ultimo appuntamento della sezione “Nuove Scritture” del cartellone di Prosa del Teatro Verdi di Pordenone, curato dalla consulente Claudia Cannella. Giovedì 11 aprile alle 20.30 sul palco del Verdi, in scena uno spettacolo di e con Mario Perrotta: Un bès – Antonio Ligabue (produzionePermar in collaborazione con Teatro dell’Argine), una straordinaria performance che vede Perrotta solo in scena e che ben tratteggia il genio incompreso, ma soprattutto l’infelicità di un uomo portatore di una diversità spiazzante. Perrotta si misura con uno strumento drammaturgico che ben conosce, il monologo, veicolo privilegiato d'espressione d'una coscienza turbata, tagliata fuori, costretta ad un destino di silenzio ed emarginazione. Un uomo scarruffato si aggira tra gli spettatori a elemosinare un bacio. Comincia così lo spettacolo che l’attore-affabulatore, figura tra le più interessanti del panorama teatrale italiano contemporaneo, ha dedicato ad Antonio Ligabue (1899-1965), tra i massimi pittori del XX secolo, portandosi a casa premi importanti (Hystrio-Twister, Ubu, Anct) e un meritato successo di pubblico e critica. Primo tassello di una trilogia sul tormentato e visionario pittore, Un bès apre uno squarcio nell'anima visionaria dell’artista, indaga l’uomo Ligabue, il Toni, lo scemo del paese che in cambio di una minestra regalava i suoi inconsapevoli capolavori. Perrotta ne ripercorre la vicenda umana: dall’infanzia e giovinezza in Svizzera, diviso tra l’amore per la madre naturale, costretta ad abbandonarlo, e quello per la madre adottiva, dolcissima, ma incapace di manifestargli quella fisicità affettiva, che rimarrà doloroso leit motiv di tutta una vita di relazioni mancate. Poi il trasferimento a Gualtieri, nella Bassa emiliana, luogo d’origine del patrigno, tra le nebbie e la natura scabra degli argini del Po che tanto influenzeranno la sua pittura.

«Provo a chiudere gli occhi – racconta Perrotta – e immagino: io, così come sono, con i miei 40 passati, con la mia vita, ma senza un bacio, Neanche uno. Mai. Senza che le mie labbra ne abbiano incontrate altre, anche solo sfiorate. Senza tutto il resto che è comunione di carne e di spirito, senza neanche una carezza. Mai. E allora mi vedo - io, così come sono - scendere per strada a elemosinarlo quel bacio, da chiunque, purché accada. Ecco, questo m’interessa oggi di Ligabue: la sua solitudine, il suo stare al margine, anzi, oltre il margine - oltre il confine - là dove un bacio è un sogno, un implorare senza risposte che dura da tutta una vita. Voglio avere a che fare con l’uomo Antonio Ligabue: mi attrae e mi spiazza la coscienza che aveva di essere un rifiuto dell’umanità e, al contempo, un artista, perché questo doppio sentire gli lacerava l’anima: l’artista sapeva di meritarlo un bacio, ma il pazzo, intanto, lo elemosinava. Voglio stare anch’io sul confine e guardare gli altri. E, sempre sul confine, chiedermi qual è dentro e qual è fuori».

Per info e biglietti www.teatroverdipordenone.it

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