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“Seven Winters in Teheran” il film a Cinemazero

Mercoledì 6 dicembre a Cinemazero (Pordenone) verrà proiettato il film che racconta la storia di Reyhaneh Jabbari una donna diventata simbolo di resistenza in Iran, con l’intervento dell’attivista curda Bessi Shamari

 

“Seven Winters in Teheran” il film a Cinemazero

La storia vera di Reyhaneh Jabbari, simbolo della lotta per i diritti delle donne in Iran e oltre, arriva a Cinemazero mercoledì 6 dicembre alle 20:45, con la proiezione del film acclamanto all’ultimo festival di Berlino "Seven Winters in Tehran" della regista tedesca Steffi Niederzoll. L'evento speciale, un’anteprima di Aspettando Pordenone Docs Fest / Mondovisioni – I documentari di Internazionale, è in collaborazione con l'associazione Neda Day, Voce Donna e l'Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Pordenone. Interviene Bessi Shamari, attivista e dirigente curda, residente in Svezia. Nell’occasione, verrà presentato il libro sull'apartheid femminile nei paesi islamici in cui vige la Sharia, di Taher Djafarizad, il cui ricavato verrà devoluto ai familiari di prigionieri politici in Iran. 

I fatti narrati nel documentario iniziano il 7 luglio 2007, quando a Tehran la diciannovenne Reyhaneh Jabbari ha un incontro di lavoro con un nuovo cliente. Lui tenta di violentarla, lei lo accoltella e fugge. Più tardi, viene arrestata e accusata di omicidio. Nonostante le numerose prove di legittima difesa, Reyhaneh in tribunale non ha alcuna possibilità, perché il suo aggressore era un uomo potente che, anche da morto, viene protetto da una società patriarcale. Grazie a video registrati in segreto forniti dai familiari, alle loro testimonianze e alle lettere scritte da Reyhaneh, il film ripercorre il processo, la detenzione e il destino di una donna diventata simbolo di resistenza per un intero Paese. La sua lotta per i diritti rispecchia quella di tante altre donne, facendo luce sulla condizione femminile in Iran. 

«Avevo letto di Reyhaneh Jabbari su un giornale. Il suo caso era stato seguito con particolare attenzione in Germania, perché uno zio di Reyhaneh vive qui. Tuttavia, all'epoca era solo una tra le tante notizie strazianti che avevano catturato la mia attenzione. Nel 2016 ho incontrato a Istanbul il cugino di Shole, la madre di Reyhaneh, e sua moglie: erano fuggiti dall'Iran per mettere al sicuro del materiale filmato clandestinamente relativo al caso di Reyhaneh ed erano bloccati in Turchia. È stato così che ho visto un video particolarmente commovente: Shole seduta in un'auto davanti alla prigione, in attesa di sapere se a sua figlia sarà concessa la clemenza o sarà giustiziata. Questo momento pieno di speranza e disperazione ha lasciato un segno indelebile nella mia memoria. Nel corso di diversi mesi ho viaggiato ripetutamente in Turchia, siamo diventati amici, e mi hanno chiesto se con quel materiale potevo realizzare un film», dice la regista Steffi Niederzoll. 

Si segnale la partecipazione al film anche dell’attivista di fama internazionale Masih Alinejad, già protagonista dell’acclamato “Be My Voice”, distribuito con successo in Italia da Tucker Film e Pordenone Docs Fest. 

Per maggiori informazioni sulla programmazione e per acquistare i biglietti consultare il sito www.cinemazero.it  

Fonte: Comunicato stampa
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