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Ogni battezzato è chiamato alla missione

L'annuncio evangelico è un cantiere aperto a tutti

Ogni battezzato è chiamato alla missione

Con la terza domenica di ottobre celebriamo la giornata mondiale delle missioni. Siamo chiamati a sentirci fratelli di ogni uomo che è  sotto il cielo. Questo ha sempre acceso la mia fantasia. Dio è Padre di tutti gli uomini della terra. Mica pochi...: più di sette miliardi! Ebbene, oggi è la festa per sentirsi fratelli di uomini, donne, bambini e vecchi, fratelli miei e tuoi, con gli occhi a mandorla, neri, olivastri, biondi e mori. Oggi cerco di immaginare gli abitanti delle savane, gli eschimesi che dormono sei mesi di fila nel ghiaccio degli igloo.
Nell’immaginario di noi ragazzi l’opera dei missionari era una grande avventura in paesi di foreste, tigri, stregoni, serpenti e poveri negretti che vivevano nelle capanne. Noi ci impegnavamo ad aiutarli raccogliendo offerte con pesche di beneficienza e vendita di torte; inviando i nostri aiuti a qualche missionario di nostra conoscenza, univamo una nostra letterina che, probabilmente, gli faceva fare una bella risata, perché i missionari non erano come li immaginavamo noi ragazzetti di campagna. In seguito ho conosciuto preti e suore che erano stati missionari in Asia e in Africa e mi hanno detto che quegli stereotipi non hanno più senso: non ci sono più selvaggi da convertire e civilizzare. Ora in tutto il mondo ci sono città piene di traffico, di banche e negozi; la gente vede anche la TV e usa il telefonino.
Non esiste più un qua e un là, qua i cristiani battezzati e là i pagani idolatri e incivili. Ogni popolo e tribù  ha una sua storia, delle tradizioni, una cultura e arte che vanno rispettate e valorizzate. Inoltre, come nota il documento conciliare Ad gentes, anche nei paesi di antica tradizione cristiana cresce l’indifferenza, il battesimo e il matrimonio sono considerati formalità tradizionali che non hanno più alcun significato per la vita concreta. Il tema è stato ripreso ed approfondito nella Evangelii nuntiandi di san Paolo sesto, il quale ribadisce il principio che non si convertono le persone solo con le prediche e i catechismi: oggi, più che di maestri c’è bisogno di cristiani credenti e credibili; e a questo impegno siamo tutti chiamati.

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