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Grazie per i frutti della terra

La varietà delle specie, una bellezza da tutelare

Grazie per i frutti della terra

"Una delle ricchezze del nostro Paese è la grande varietà dei prodotti della terra a cui corrisponde un cibo di qualità". Lo scrive la Commissione della Cei per i problemi sociali nel Messaggio per la 68^ Giornata Nazionale del Ringraziamento in programma l’11 novembre.
La festa del Ringraziamento era assai partecipata quando i nostri paesi erano agricoli. In autunno, terminati i raccolti, i contadini ringraziavano il Signore Dio dell’universo per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo. Questa festa, avviata per iniziativa della Coldiretti nel 1951, vedeva in una domenica di novembre un confluire di trattori e macchine agricole sui sagrati. All’offertorio un corteo di bimbi recava all’altare ceste di vari prodotti dei campi, delle vigne e degli orti.
In occasione di questa ricorrenza, nel 1973, la Conferenza Episcopale Italiana emanò la nota pastorale "Il mondo agricolo nella vita sociale del nostro Paese". Da allora ogni anno i vescovi pubblicano un messaggio sui temi del lavoro agricolo, della custodia del creato, dello spreco di risorse a fronte della fame nel mondo.
Quest’anno il messaggio mette a tema la varietà delle specie a partire dal libro della Genesi.
Quando la Scrittura parla del Creato lo fa sempre con tono di ammirazione per la varietà delle specie:"E la terra produsse germogli, erbe che produssero ciascuno secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno il seme secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona". Lo stesso stupore risuona nel Cantico delle creature di Francesco d’Assisi: “Laudato si’ mi Signore, per nostra madre terra che ci sustenta e guberna produce diversi fructi, con coloriti fiori". La varietà della vita è dunque un prezioso dono, un valore irrinunciabile che va tutelato, sottolinea Papa Francesco, riprendendo San Tommaso, perché essa "riflette quel mistero divino che non può essere espresso da un singolo vivente". L’insieme delle creature, con le loro molteplici relazioni, mostra meglio l’inesauribile ricchezza di Dio e avverte che la perdita della biodiversità delle colture e la diversità genetica delle piante mette a rischio la sicurezza alimentare in particolare dei poveri nella lotta alla fame.
Un’agricoltura contro la disuguaglianza. I processi di omologazione globale dei mercati agroalimentari hanno modificato il contributo delle diversità culturali che, se bene indirizzate nel rispetto dei diversi patrimoni, potrebbe contribuire a determinare una inclusione partecipata, sussidiaria, solidale dei popoli dell’unica famiglia umana contro il modello di industrializzazione imposta dal pensiero neoliberista e mercantilista, evidente nel sistema economico finanziario globale che è basato sull’idea che tutto possa ridursi a merce attraverso il denaro. Le conseguenze non possono lasciarci stupiti e neppure indifferenti, il declino inarrestabile del livello culturale, l’indifferenza per gli altri, gli effetti della disoccupazione, la distribuzione delle risorse, l’impatto della recessione sulla qualità della vita, sulla condivisione necessaria per rendere salda e robusta la persona, la comunità che vive nel contesto di un’economia dal volto umano.
La varietà delle specie è stata pesantemente impoverita con la coltivazione su grandi estensioni di poche varietà colturali che meglio si confacevano alle esigenze della produzione alimentare industriale di massa.
Si è cercato di riattivare la biodiversità agricola tramandata dalla tradizione contadina. La Fao ci ricorda che nel XX secolo si è perso il 75 % della biodiversità delle colture e della diversità genetica delle piante, dei loro parenti selvatici. Questo porta a perdere la necessaria varietà dei cibi, specie per i poveri che dispongono solo di riso, o di mais, o di manioca, o di soia. Ogni giorno sempre quello, solo quello, sperando che ce ne sia almeno qua

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