Commento al Vangelo
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Domenica 16 giugno, commento di don Renato De Zan

Il mistero della Trinità può essere avvicinato da tre prospettive diverse: la Trinità è mistero, è comunione ed è operatrice di salvezza.

Parole chiave: Vangelo (126), Domenica (46), Renato De Zan (8), Trinità (2)
Domenica 16 giugno, commento di don Renato De Zan

Trinità: Dio è oltre
i nostri pensieri

Gv 16,12-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà".

Tematica liturgica.  La Liturgia, per tutto il primo millennio, con pazienza e sapienza, aveva privilegiato la celebrazione degli avvenimenti della storia della salvezza (Natale, Pasqua, Ascensione, Pentecoste, ecc.) e la memoria dei martiri (che in qualche modo incarnavano l’imitazione del Maestro). Celebrare, infatti, significa rendere presente e operante l’avvenimento salvifico di cui si fa memoria. Dopo il primo millennio la Liturgia ha sentito la necessità di instaurare, nell’anno liturgico, delle feste che non sono "avvenimenti salvifici", ma che si collocano nella sfera della contemplazione e della verità teologica. Da qui, l’introduzione di feste come la Santissima Trinità, il Corpus Domini o la Sacra Famiglia, ecc. La solennità della Trinità celebra la verità e il mistero di Dio. Non si dimentichi che il mistero della Trinità costituisce una delle due verità fondamentali della fede cristiana (1. Unità e Trinità di Dio; 2. Incarnazione, passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo).
La "dottrina" della Trinità è chiaramente presente come rivelazione nel Nuovo Testamento e già allusa nell’Antico (cfr la prima lettura: Pr 8,22-31). Nel Nuovo Testamento si trovano formule trinitarie di vario tipo, come per esempio, in 2 Cor 13,13: "La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" oppure in Mt 28, 19: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo". La dottrina, poi, verrà sviluppata e approfondita lungo i secoli, a cominciare già da Clemente romano (secolo I d.C.).
Il "nome" Trinità (Tre + Unità), invece, non si trova nella Bibbia. Compare con Teofilo di Antiochia (muore tra il 183 e il 185). Egli con il termine greco la chiamò "Trias". Il termine latino "Trinitas" compare con Tertulliano di Cartagine, vissuto tra il 155 e il 230 circa. Qualcuno ha affermato che la dottrina della Trinità non si trova nella Bibbia, è un’invenzione tardiva del cristianesimo e "deve risalire a circa 350 anni dopo la morte di Gesù". Niente di più sbagliato. Ognuno può giudicare quanto infondata e priva di conoscenza sia questa affermazione. Per questa solennità, a Liturgia ha scelto dei testi biblici che, letti in sequenza, spingono l’ascoltatore orante a non porsi il problema ontologico "tre uguale a uno", ma a cogliere il messaggio secondo il quale la storia della salvezza aiuta a scoprire progressivamente la rivelazione del mistero trinitario. Il punto di partenza è il Padre che ama l’uomo e lo ama incondizionatamente. Tale amore non è soltanto un "qualità" di Dio, ma sappiamo che è una realtà personale. E’ lo Spirito Santo. Quando il Padre attua il suo progetto di salvezza dona agli uomini il Figlio che si incarna in Maria per opera dello Spirito, adotta i credenti come figli che li inibita dello Spirito perché questo li conduca al Padre, guidandoli secondo quanto ha insegnato il Figlio. L’inabitazione dello Spirito garantisce al credente la propria risurrezione.

Dimensione letteraria Il testo evangelico di Gv 16,12-15 fa parte del lungo discorso fatto da Gesù nell’ultima cena. Essendo il testo isolato dal suo contesto la redazione liturgica è stata costretta a costruire l’incipit ("In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli"). La pericope evangelica ruota attorno al tema della "verità tutta intera". Il compito dello Spirito sarà quello di portare i credenti alla conoscenza del mistero di Cristo e della sua rivelazione (in parole e opere).

Riflessione biblico-liturgica a. Il mistero della Trinità può essere avvicinato da tre prospettive diverse: la Trinità è mistero, è comunione ed è operatrice di salvezza.
b. È mistero. Di fronte a Dio non è possibile l’atteggiamento arrogante del razionalismo: pretendere di contenere con la ragione finita le dimensioni dell’Infinito. La Trinità è l’unico Dio in tre Persone, di fronte al quale l’uomo è chiamato più che a ragionare, a contemplare.
c. È comunione. Il Padre ama il Figlio, come il Figlio ama il Padre. Quell’amore non è una qualità del Padre e del Figlio, ma è una Persona come il Padre e il Figlio ed è lo Spirito. Questo amore divino viene versato nei cuori dei fedeli per mezzo dello Spirito: "L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5,5). Il legame che c’è tra il Padre, il Figlio e lo Spirito è identico a quello che lega i credenti con Dio e tra loro.
d. È operatrice di salvezza. Nell’atto creativo di Dio (prima let., Pr 8,22-31) c’è la Sapienza che si manifesta nel cosmo e nella storia come dabàr (Parola) e come rùach (Spirito). La Chiesa intravede nella grandezza divina della creazione la misericordia straordinaria che Dio - il Padre, la sua Parola (che è il Figlio, Gesù Cristo) e il suo Spirito (che è lo Spirito Santo, il Paraclito) - avrebbe manifestato nella redenzione.

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