Commento al Vangelo
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Domenica 11 luglio, commento di don Renato De Zan

Prese a mandarli a due a due.... Equipaggiamento minimo, missione impegnativa: combattere il Male, annunciare la Salvezza

Domenica 11 luglio, commento di don Renato De Zan

11.07.2021. domenica 15a del TO-B

 

Mc 6,7-13

In quel tempo, Gesù 7 chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. 8 E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; 9 ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 10 E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 11 Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 12 Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, 13 scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

 

Prese a mandarli a due a due

 

Tematica liturgica

 

1. In 1Cor 12,7 Paolo afferma che “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”. E poco più avanti dice che tutti i carismi li “opera l’unico e medesimo Spirito”, distribuendoli “a ciascuno come vuole” (1Cor 12,11). Questi concetti paolini si possono rileggere in controluce nell’episodio della scelta dei discepoli, narrato da Marco: Gesù “salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva” (Mc 3,13).

 

2. I Dodici erano di diversa estrazione sociale, con gradi di cultura dissimili, con una capacità di fede quanto mai varia. Dio sa perché sceglie una persona, anche se la scelta divina può sembrare a noi poco o per niente motivata. Chi avrebbe mai scommesso su un mandriano, coltivatore di piante di sicomoro e preso da Dio mentre seguiva il gregge? Eppure per Amos (prima lettura, Am 7,12-15) fu così. Il profeta Amos fu uno dei più grandi profeti per la sua sensibilità sociale e religiosa.

 

3. Quando Gesù scelse i Dodici chiarì subito i suoi obiettivi: “Perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni” (Mc 3,14-15). Il carisma che i Dodici avevano ricevuto doveva maturare secondo un modello preciso: il Maestro. Ciò che vale per il carisma della vocazione apostolica, vale per ogni carisma. Ogni vocazione, infatti, ha il modello nella persona di Cristo.

 

4. Dio dona ad ogni uomo una vocazione. Poiché la fantasia di Dio è infinita nessuna vocazione può dirsi uguale a un’altra. Tuttavia esistono degli elementi che potremmo definire “denominatori comuni”. Questi sono normalmente: una esperienza d’intimità con Dio, un invio in missione ed infine  l’annuncio del Regno. Questo è capitato ai Dodici che erano stati scelti da Gesù: prima vennero chiamati (Mc 3,13-18) e poi furono mandati (Mc 6,7-13). Anche il profeta Amos (Am 7,12-15) ha vissuto la stessa esperienza. Pastore e incisore di sicomori, viene chiamato da Dio e viene inviato in missione profetica ai credenti del Regno di Israele.

 

Dimensione letteraria

1. Il testo di Mc 6,7-13 costituisce l’apertura della terza tappa di Gesù in Galilea (1a tappa, Mc 1,6-3,6: Gesù rivela la sua autorità; 2a  Mc 3,7-6,6: Gesù non viene accolto dalla gente; 3a  Mc 6,7-8,21 : Gesù non viene capito dai suoi).

 

2. Mc 6,7-13 incomincia in modo strano. Il testo originale greco dice: “Allora chiama a sé (proskaleitai: presente) i Dodici, ed incominciò a mandarli (erxato autous apostellein: aoristo, cioè un passato) a due a due”). La possibile spiegazione è triplice. La prima: è un presente storico. . La seconda: potrebbe essere il rammendo di due fonti diverse. La terza: l’evangelista mantiene il presente (“Allora chiama sé ”) perché questa era l’espressione della chiamata in Mc 3, 13. In questo modo la chiamata e la missione vengono sottilmente accostate. Gli inviati sono dei scelti da Gesù: chiamata e missione sono due realtà inscindibili.

 

3. Il testo biblico del vangelo (Mc 6,7-13) incomincia in questo modo: “Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due…”. Il testo biblico-liturgico aggiunge solo “In quel tempo, Gesù”, esplicitando chi sia l’agente principale (Gesù).

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. Gesù dà ai Dodici il “potere sugli spiriti impuri”. Si tratta di un’espressione quasi uguale a quella con cui il sommo sacerdote Levi dà il potere ai suoi successori, i figli (libro apocrifo “Testamento di Levi” 18,12). Levi condivide il suo potere sacerdotale con i figli. Gesù condivide il suo potere sacerdotale con i Dodici.

 

2. L’equipaggiamento dei mandati è quasi nullo, molto simile a quello dei filosofi itineranti. In questo modo diventava importante il messaggio e non la persona del predicatore.

 

3. La missione è articolata in più compiti: predicazione, esorcismo, unzione e guarigione dei malati. Sono tutti elementi che indicano la sconfitta del Male e del Demonio come dominatori dell’uomo.

 

4. Il Maestro annuncia e realizza la potenza del Regno. Anche i Dodici - su mandato del Maestro - annunciano e realizzano il Regno, lottando contro “gli spiriti immondi” (v.7), combattendo contro la malattia (v.13b) e predicando la conversione (v.12). Essi continuano ciò che Cristo ha iniziato e fondato.

 

5. La missione di ogni discepolo di Gesù è quella di combattere il Male e il Demonio  in ogni forma. Se si analizza la missione dei Dodici (predicare la conversione, scacciare i demòni, prendersi cura dei malati e guarirli) si può notare che il combattimento contro il male non ha solo la dimensione spirituale. E’ una missione che abbraccia tutto l’uomo.

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