Commento al Vangelo
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25 dicembre, Santo Natale, commento di don Renato De Zan

In modo mirabile ci hai creati, e in modo più mirabile ci hai redenti

Parole chiave: Natale (57), Vangelo (126), De Zan (47)
25 dicembre, Santo Natale, commento di don Renato De Zan

Tematica liturgica

Il Natale è la celebrazione del mistero dell'Incarnazione. L’assemblea celebrante non si lascia distrarre dalle questioni anagrafiche (Gesù è nato il 6 a.C., probabilmente durante la bella stagione) ma resta affascinata dal Mistero di Dio che si fa uomo: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Il mistero del Natale è racchiuso in queste poche parole che da sole trascendono il puro pensiero umano. L’Infinito diventa finito. Il Trascendente, rimanendo tale, diventa immanente, l’eterno diventa temporale, Dio si fa uomo. L’autore della lettera ai Colossesi così sintetizza il mistero: “È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9). La comunità cristiana è pienamente consapevole che il Mistero dell’Incarnazione è insondabile e non può essere colto nella sua abissale grandezza. Questa consapevolezza ha spinto la Chiesa a celebrare il Mistero, accostando ad esso attraverso quattro sfaccettature, tante sono le messe di Natale (Messe della vigilia, della notte, dell’aurora, del giorno). I diversi formulari biblici ed eucologici guidano la comunità dentro al cuore del Mistero per celebralo, contemplarlo e riscoprirlo nella propria vita.

Le letture
Il vangelo di Matteo (Mt 1,1-25), che è il testo della messa della viglia, presenta attraverso la genealogia una sintesi della storia della salvezza che da Abramo arriva a Gesù e una brillante pennellata sul sogno di Giuseppe, che illustra magnificamente il Mistero dell’Incarnazione: ciò che nasce da Maria “viene dallo Spirito Santo” e “salverà il popolo dai suoi peccati”. Il testo isaiano (Is 62,1-5) illustra l’amore sponsale di Dio per il suo popolo con immagine di una tenerezza ineguagliabile. Gli Atti degli Apostoli (At 13,16-17.22-25) viene presentata una parte dell’omelia di Paolo nella sinagoga di Antiochia di Pisidia. L’apostolo ripercorre la storia della salvezza (in sintonia con la genealogia di Matteo) fino al Battista e a Gesù, discendente di Davide e salvatore.
Il vangelo di Luca (Lc 2,1-14) è il testo della messa della notte. La comunità, circondata dalle tenebre della notte, celebra la Luce, lo “splendore di Cristo” (cfr la Colletta). Il testo evangelico narra la nascita di Gesù e l’annuncio angelico ai pastori. Il brano gioca sul piano storico e su quello teologico. Gesù non è un mito, ma è collocato nella storia (ai tempi di Augusto e di Quirinio). Egli è annunciato dagli angeli ai pastori come “Salvatore”. Il testo isaiano (Is 9,1-6), giocando sull’antitesi luce-tenebre pone in primo piano (luce) il “bambino nato per noi”. Il testo paolino (Tt 2,11-14) amplifica la profezia di Isaia: in Gesù “è apparsa la grazia di Dio che porta salvezza”.
Torna, nella messa dell’aurora il vangelo di Luca (Lc 2,15-20), che continua la narrazione della messa della notte. I pastori constatano quanto l’angelo aveva loro predetto: il Bambino in una mangiatoia. Maria, che è modello di ogni credente, compara gli avvenimenti con la Scrittura (“meditava”: in greco c’è il varbo “symbàllo”-comparare). La comprensione del Mistero richiede questa contemplazione: avvenimento e scrittura che lo illumina nel suo significato più profondo. Il testo isaiano (Is 62,11-12) ripresenta il tema del messia “salvatore”. Il testo paolino (Tt 3,4-7) spiega in che modo Gesù è “salvatore”: Gesù salva per misericordia attraverso il battesimo che dona una vita nuova nello Spirito e la vita eterna.
Il vangelo di Giovanni (Gv 1,1-18) è il testo della messa del giorno. Si tratta di un testo che si colloca tra i capolavori letterari e teologici di tutta l’umanità. È il vangelo dell’accoglienza: coloro che accolgono il Verbo di Dio come Messia e Signore, ricevono da Dio il potere di diventare suoi figli. Il testo isaiano (Is 52,7-10) ruota attorno al tema del “messaggero di buone notizia ( buona notizia = vangelo) che annuncia la salvezza” e al tema della gioia che ne deriva. Il testo della lettera agli Ebrei (Eb 1,1-6) presenta un altro prologo più breve, ma comunque ampio e profondo come quello giovanneo. Il Figlio è il mezzo con cui il Padre parla agli uomini. Egli è erede di tutte le cose. Mediante il figli-Parola il Padre ha fatto tutte le cose. Il Figlio è “irradiazione” della gloria del Padre”. È Uno dei migliori commenti al prologo di Giovanni.

Le Collette
La Colletta della messa della vigilia fa da ponte fra l’Avvento appena concluso e il Natale, riprendendo nella petizione il grande tema dell’attesa del ritorno finale di Gesù (la parusia): “Concedi che possiamo guardare senza timore, quando verrà come giudice, il Cristo tuo Figlio che accogliamo in festa come Redentore”. L’attesa del ritorno di Gesù va vissuto “senza timore” perché egli sarà un giudice che redime (giudice-Redentore).
La Colletta della messa della notte gioca sul simbolo e sul segno. A livello di simbolo, la “santissima notte” raccoglie in sé ogni tenebra presente della terra e viene illuminata (= svelamento del significato) dallo “splendore di Cristo”. A livello di segno, la “contemplazione nei suoi misteri” è in qualche modo anticipo della “partecipazione alla sua gloria in cielo”.
La Colletta della messa dell’aurora, pur nella sua sconcertante semplicità, è ricchissima di preghiera teologica. Come lo Spirito scese su Maria e su di Lei la potenza dell’Altissimo stese la sua ombra, allo stesso modo la potenza “Dio onnipotente” avvolge i credenti “della nuova luce” del suo Verbo. Solo in questo modo i cristiani possono far nascere il Cristo nelle opere che compiono nella loro quotidianità.
La Colletta della messa del giorno è incentrata sul tema teologico più ricco e più profondo: l’Incarnazione di Dio e la divinizzazione dell’uomo: “Fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana”.

25 dicembre, Santo Natale, commento di don Renato De Zan
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