Un Natale più autentico? Forse...
Non è nato in un palazzo ma in mezzo al trambusto di un censimento imposto da un potere... C’è qualche nesso con quando accade oggi?
Non è nato nella comoda quiete di un palazzo signorile. No: il Figlio di Dio è venuto al mondo nel bel mezzo di un trambusto, provocato dal censimento, ordinato dal primo imperatore romano. E dal momento che ha aperto gli occhi in una stalla, la sua prima culla è stata una mangiatoia.
Non si tratta di un quadretto romantico. Dietro ci sono i disagi di tanta gente costretta ad andare al paese d’origine per obbedire al volere dell’occupante che, in questi casi, ha i nervi tesi. Un atto di sottomissione al potere straniero non manca mai di suscitare focolai di ribellione, e quindi gli accessi alle città sono pattugliati. Per una coppia, poi, in attesa del primo figlio, non si tratta di uno scherzo scendere da Nazaret a Betlemme, con il rischio che il parto avvenga per strada.
Ecco, Dio ha deciso di farsi uomo in questo contesto, condividendo subito la sorte dei poveri della terra, obbligati a sottomettersi al potente di turno, alle prese - come al solito - con fatiche e difficoltà. Mi par giusto, dunque, che i primi a sapere la notizia di questa nascita siano i pastori: persone poco affidabili sia dal punto di vista civile che religioso.
C’è qualche nesso tra questo quadro dell’Incarnazione e quanto stiamo vivendo oggi?
Il Figlio di Dio sapeva bene che farsi uomo non era una passeggiata, ma ha corso il rischio di vivere questa avventura. Fino in fondo. Per amore. E la pagherà cara.
Questo Natale ce lo ricorda ancora una volta, in modo duro, impietoso. È questo il senso del mistero che celebriamo. E noi riconosciamo ancora una volta la saggezza degli artisti dell’Oriente che nelle loro icone non separano mai la nascita dalla passione e dalla morte di Gesù. La fragilità che si manifesta agli inizi della sua vita, la ritroviamo ancora più lancinante sulla croce. Ma proprio questo è la prova di un amore smisurato.
Possiamo celebrarlo questo amore con uno stile che sembra contraddirlo? Oppure le vicende di questi giorni ci inducono a celebrazioni più sobrie, meno romantiche, ma forse più vicine all’essenziale? I primi cristiani, del resto, appartenendo ai ceti più bassi, pur di celebrare, sottraevano ore al sonno, non alla fatica.
Non ci sarà la Messa a mezzanotte? Oltre al fatto che in molte parrocchie da tempo è stata abolita a favore di un orario anticipato, non ritengo che dobbiamo dolerci troppo se ci saranno meno persone "strafogate" dal cenone natalizio, che vengono alla Messa della notte con lo stomaco decisamente sotto sforzo. I presenti saranno forse più lucidi, più attenti, più partecipi e, se proprio lo devono fare, il cenone lo faranno dopo… a tutto beneficio della celebrazione che lo precede…
E avvertiremo tutti - perché no? - anche l’impegno che ci riserva il Natale di Gesù. Nel suo Figlio, fatto uomo, Dio, come ha scritto Dietrich Bonhoeffer, ha detto sì al mondo, all’umanità. Dal profondo della loro storia i cristiani sentono il bisogno di dire il loro sì a Dio, condividendone i disagi, la povertà e cercando di essere un poco più fratelli, che viaggiano nella stessa barca.
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