Commento al Vangelo
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Domenica 12 maggio, commento di don Renato De Zan

Ascensione. Il Signore Gesù fu elevato al cielo e sedette alla destra di Dio

Domenica 12 maggio, commento di don Renato De Zan

12.05.2024 Ascensione

 

Mc 16,15-20.

In quel tempo Gesù apparve agli Undici 15 e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17 Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». 19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 20 Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

 

Il testo

 

1. Il testo finale della conclusione canonica (ispirata), non autentica (non scritta dalla stessa mano che ha scritto il vangelo) del vangelo di Marco (Mc 16,9-20) sarebbe Mc 16,14-20. La Liturgia sopprime Mc 16,15 (“Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto”) perché il tema odierno non è né il rimprovero né l’incredulità, bensì l’ascensione di Gesù e ciò che ad essa è legato. La Liturgia, inoltre, associa l’incipit liturgico (“In quel tempo”) con l’inizio di Mc 16,14 (“apparve… agli Undici”) e esplicita il nome di Gesù. Il risultato finale è il seguente: “In quel tempo Gesù apparve agli Undici”.

 

2. Il testo della formula è incluso con due espressioni composte da alcuni elementi. In Mc 16,15 c’è l’ordine “andate”, mentre in Mc 16,20 c’è l’esecuzione dell’ordine: “essi partirono”. Inoltre, in Mc 16,15 vengono esplicitati il che cosa devono fare i discepoli (“proclamate il Vangelo”) e dove (“in tutto il mondo”). In Mc 16,20 si riprende il che cosa (“predicarono”) e il dove (dappertutto”). All’interno della formula (v. 16) si legge il principio dato da Gesù sulla salvezza (“Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato”). Il perno è la fede (“chi non crederà sarà condannato”). Il concetto teologico è riportato anche da Gv 3,18: “Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato”. Sappiamo che per gli autori neotestamentari la fede è sempre una fede operosa.

 

L’Esegesi

 

1. I segni che accompagnano i predicatori del vangelo sono conosciuti dalle memorie presenti negli Atti degli Apostoli. I discepoli, a Pentecoste, parlano lingue che non conoscevano (At 2,5-11), Pietro alla porta Bella del tempio guarisce uno storpio (At 3,1-10), Anania impone le mani su Paolo che riacquista la vista (At 9,17), Paolo a Malta viene morso da una vipera e resta indenne (At 28,3-7), Paolo impone le mani sul padre di Publio e lo guarisce (At 28,8).

 

2. La comunità cristiana è chiamata all’universalismo in ragione della sua stessa missione: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”. L’essenza della missione è predicare il Vangelo (= la persona di Gesù, ciò che ha detto e ciò che ha fatto). L’obiettivo della missione è generare la fede che si concretizza nel battesimo. Se la missione non intende generare la fede, non ha valore perché senza la fede-battesimo non c’è salvezza. Si tratta di parole molto forti. Gesù non ha in questo caso nessun tipo di sfumatura. Ed è giusto che la comunità cristiana si confronti con queste parole.

 

3. L’ascensione potrebbe sembrare un allontanamento di Gesù dagli uomini: “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo…”. Si tratta di un concetto apparentemente corretto. Di fatto non è così. L’autore sacro si premura di dire che la presenza del Risorto è sempre accanto a coloro che predicano il Vangelo: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. Se l’ascensione viene descritta come un “essere elevato in cielo” e contemporaneamente il Signore è operante insieme ai suoi, significa che l’ascensione non è altro che un modo “diverso” che Gesù ha scelto per essere presente accanto ai suoi. Il Risorto lo aveva detto con chiarezza in Mt 28,20: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

 

4. Il vangelo di Marco ci dice che Gesù “fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio”. Perché c’è questa specificazione (“sedette alla destra di Dio”)? Il verbo greco “kathìzo” associato al Gesù glorioso si trova in Mt 26,64 // Mc 14,62 // Lc 22,69: “Tu l'hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo”. Essere seduto alla destra di Dio equivale a proclamarsi giudice degli uomini (“venire sulle nubi”). Lo stesso verbo, però si trova anche in Rm 8,34: “Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!”. Essere seduto alla destra di Dio equivale a essere intercessore a favore degli uomini. E’ curioso, ma anche rasserenante: Gesù asceso al cielo è giudice e intercessore a favore degli uomini. 

 

Il Contesto Liturgico

 

1. Il mistero di Cristo non si chiude con la Risurrezione. Egli deve incontrare i suoi discepoli e mandarli in missione. Solo, dopo, può salire al Padre ed inviare lo Spirito. L’ascensione di Gesù al cielo (1° lettura: At 1,1-11), dunque, è profondamente legata alla missione che il Padre ha affidato a Gesù ed è anche strettamente associata  all’adempimento della missione che Gesù affida ai suoi discepoli (vangelo: Mc 16,15-20). Ai discepoli e ai destinatari della loro missione il Padre dona un carisma particolare (lo spirito di rivelazione: cf 2° lettura, Ef 1,17-23). La chiesa, che adempie la missione affidatale da Gesù, dona la Parola ricevuta da Dio e si innerva attorno ad essa: Questa chiesa, pur multiforme nelle culture che abbraccia, è stata e sarà sempre “una” (cf la 2° lettura alternativa: Ef 4,1-13).

 

 

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