Brexit, conseguenze attese
Dopo l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea sono in bilico economia e libera circolazione
Il 31 Gennaio la Gran Bretagna è uscita ufficialmente dall’Unione Europea dopo 47 anni di permanenza. Si apre ora un periodo di transizione per preservare lo status quo di cittadini ed imprese, in cui resteranno in vigore sino al 31 dicembre 2020 le quattro libertà fondamentali di circolazione delle persone, dei beni, dei capitali e dei servizi. Parallelamente si aprono le trattative per negoziare i futuri trattati commerciali, doganali ed i diritti dei cittadini non britannici (sono ben 3,16 milioni i cittadini europei che risiedono nel Regno Unito e 1,22 milioni quelli britannici nella UE), che regoleranno dal 2021 i rapporti tra Unione Europea e Gran Bretagna, che resta comunque spaccata tra chi come Scozia ed Irlanda del Nord non vuole lasciare l’Unione e quanti credono che l’uscita renderà più forte il Paese.
Bruxelles si aspetta un approccio globale e reciproco di tutela e la stessa Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha messo in guardia la Gran Bretagna dal fatto che non potrà sperare di avere relazioni commerciali senza frizioni con l'Unione Europea se non garantirà la libera circolazione per gli europei. Questo importante diritto è direttamente collegato anche alle tre altre libertà fondamentali del mercato interno ed è particolarmente rilevante per i servizi e le qualifiche professionali. Quel che è certo è che sino al 31 dicembre 2020 a tutti i cittadini europei legalmente residenti nel Regno Unito e ai cittadini del Regno Unito legalmente residenti in uno degli Stati membri dell'Unione, comprese i membri delle rispettive famiglie al momento del recesso, godranno di tutti i diritti sanciti dall'accordo di recesso, tra i quali la libera circolazione e l’assistenza sanitaria; inoltre saranno mantenuti e garantiti a vita tutti i diritti in materia di previdenza sociale previsti dal diritto dell'UE. Tutte le procedure amministrative pertinenti dovranno essere trasparenti e snelle. L'attuazione e l'applicazione di questi termini sarà controllata da un'autorità indipendente con poteri equivalenti a quelli della Commissione Europea.
Per quello che attiene al Regno Unito, in questa fase di transizione non sarà più uno stato membro UE e non parteciperà al processo politico-decisionale ma rispetterà i trattati internazionali dell’Unione già in essere, continuerà a far parte dei programmi europei, come l’Erasmus Plus, sino al loro naturale esaurimento e a contribuire finanziariamente alla copertura del budget. Prendendo atto dei contradditori annunci che arrivano da Londra sullo status da riconoscere ai cittadini europei che da anni lì vivono, studiano e lavorano, tra cui una grande comunità di italiani, il Parlamento Europeo invita ad intensificare le campagne di informazione per i cittadini sui loro diritti e ad adottare misure che garantiscano la certezza del diritto. Per tutti gli interessati, è gia attiva sul sito del governo inglese (www.gov.uk) la registrazione per la richiesta dello status di residente permanente (settled e pre-settled status) che permetterà di poter risiedere e lavorare legalmente in Gran Bretagna dopo la Brexit. Restano comunque altre questioni da decidere, innanzitutto un accordo sulle future relazioni che regoli commercio e dazi, ambiente, lotta al terrorismo, la partecipazione all’Erasmus, la copertura sanitaria per i cittadini per i cittadini dell'UE residenti nel Regno Unito e per quelli britannici che vivono nell'UE.
Tempo limitato e molto lavoro da fare ma regole necessarie in questo momento in cui soffiano venti di divisione, perché come ha ricordato lo stesso Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli: “Con le regole si vive meglio e si difendono i più deboli. Dove non ci sono regole solo i più forti prevalgono.”
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