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Bibione: XVI Festa dell'Avvenire e de Il Popolo mercoledì 13 luglio

Appuntamento alle 21.15 nel parco adiacente la parrocchiale con la grande famiglia dell'Avvenire e de Il Popolo. Ospite: Michele La Ginestra, "Candido" su tv2000 (leggi l'intervista)

Parole chiave: IL Popolo (18), Michele La Ginestra (1), Festa (21), Avvenire (8)
Bibione: XVI Festa dell'Avvenire e de Il Popolo mercoledì 13 luglio

Appuntamento alle 21.15 nel parco adiacente la parrocchiale con la grande famiglia dell'Avvenire (e il suo direttore Marco Tarquinio) e de Il Popolo (con la direttrice Simonetta Venturin). Ospite: Michele La Ginestra, "Candido" su tv2000. Lo abbiamo sentito in anteprima e presentiamo l'intervista

Michele La Ginestra, attore, conduttore e direttore del Teatro 7 di Roma è l’ospite della serata clou della Festa di Avvenire e de Il Popolo. Attore di teatro - da Rugantino a "E’ cosa buona è giusta" a "Come Cristo comanda" per dire qualche titolo -, è anche un noto volto televisivo. Suoi recenti successi su Tv2000 la trasmissione "I Magnifici 7" sui sacramenti e la striscia quotidiana "Canonico" nella quale ha interpretato un sacerdote che vive, combatte, ride e soprattutto risolve problemi in una parrocchia romana. Proprio per questo ultimo lavoro ha vinto, per l’ennesima volta, il premio Moige. Lo abbiamo sentito per conoscerlo meglio in vista della sua presenza a Bibione, la sera del 13 luglio prossimo (ore 21, spazio verde accanto alla parrocchiale).

Un altro sacerdote in una fiction: da dove viene l’idea?
Io da tempo interpreto un sacerdote in teatro, un personaggio ormai cult. Da lì è venuta l’idea e l’abbiamo portata in tv con un obiettivo preciso: mostrare la vita vera di una parrocchia, il gran lavoro che c’è tra problemi e ragazzi. Non si sa mai abbastanza quanto si sgobba e chi critica spesso nemmeno conosce, giudica senza sapere.
E’ a suo agio tra parrocchia e oratorio: una familiarità figlia dell’esperienza personale?
Come diciamo noi "sono un compagnuccio della parrocchia", cresciuto in oratorio. In parrocchia sono entrato da ragazzino: prima ero lì a giocare, poi ho seguito tutto quello che proponeva, ho fatto anche il catechista. Anzi, sono un catechista specializzato perché ho preso pure un diploma a 22 anni, in tempi non sospetti, e potrei insegnarlo.
Canonico si misura molto con i giovani: un bel messaggio sul confronto intergenerazionale?
Il contatto con i giovani è importante e dobbiamo riconoscere che le parrocchie fanno tanto per i ragazzi. Poi, per realismo, non so poi quanto i giovani guardino Tv2000. Per questo restano da esplorare altri media, nuovi network: l’ho proposto e vedremo come. Certo che per rivolgerci ai giovani dobbiamo cambiare il linguaggio: di solito o è troppo alto o è troppo formale. Bisogna sapere andare all’essenza, specie oggi, o non trasmettiamo più e si perde il meglio.
Ovvero?
E’ talmente bello e gioioso il messaggio cristiano che dobbiamo trovare la via per comunicarlo. Ciascuno a modo suo perché ciascuno ha una vocazione e può mettere il proprio talento anche a servizio di questo messaggio. Io lo faccio dalla tv, dal teatro. Lo faccio col sorriso e cercando sempre l’immediatezza.
Ha avuto un don di riferimento?
Un punto di riferimento serve a tutti. Oggi semmai il problema è averne. Una persona guida, non infallibile perché nessuno lo è, ma che ti comunica la pienezza della buona novella, che ti conferma che, qualsiasi cosa accada, resta sempre lì per noi quel padre buono. Che io faccia l’attore o il barista non cambia. Anche servendo un caffè, con la serenità che viene dalla certezza di quel messaggio, basta regalare un sorriso a per svoltare la giornata. E se ci si arrabbia, farsela passare.
Ma una sua figura chiave?
Padre Giuliano, che non c’è più. Il parroco della mia parrocchia romana di ragazzo. Una figura rimasta dentro, un grande esempio. Il Teatro7 di cui mi occupo era il nostro parrocchiale, ne abbiamo cambiato destinazione grazie a lui.
Per tornare ai sorrisi: lei ne elargisce tanti in sul palco e in tv. Come si fa?
Ho avuto un padre che mi ha insegnato questo, pur facendo tutt’altro: era professore di chimica alla sapienza di Roma. L’aula Magna di quel dipartimento è intitolata ad Aldo La Ginestra, mio padre (dal 14 febbraio 2022 ndr.).
Come mai non ha cambiato nome e Michele La Ginestra interpreta don Michele anche in tv?
Probabilmente perché già a teatro interpreto un don Michele e, dato che io ero comunque io, don Michele è rimasto.
In tv sacerdoti e religiose funzionano: da "Don Matteo" a "Che Dio ci aiuti". Ma le nostre chiese sono meno frequentate: come si spiega?
Difficile dirlo, ma facciamo un distinguo: Canonico parla della vita delle parrocchie, gli altri citati sono più polizieschi con tante indagini e poca parrocchia.
Noi ci siamo prefissi subito l’obiettivo di raccontare la parrocchia, quella vera, quella a cui si bussa per risolvere un problema, trovare una risposta. E don Michele, umanamente, una risposta a tutto non sempre ce l’ha. A questo tipo di racconto teniamo molto.
Perché il titolo: "Canonico"?
Confesso che non il titolo non mi convinceva, però ha più di una spiegazione: perché vive in canonica, perché don Michele è un sacerdote canonico nel senso di classico, perché interpreta il mondo alla luce delle leggi della sua vocazione, canoniche.
Comunque è piaciuto: già ri-trasmesso. Nel futuro?
Ne avevamo venti episodi da 20 minuti. Tutto girato in un solo mese. Stiamo per girare ancora. Con pochissimi mezzi, come la prima volta, ma lo rifaremo.
E’ sua anche un’altra trasmissione di grande coraggio: I Magnifici7. Come è nata?
Da quel genio della tv che è Alessandro Sortino. Lui ha proposto la trasmissione sui sacramenti e ha voluto me, che poi ho scritto i testi dei miei monologhi. Insieme a noi Alessandra Ciampoli e Arianna Ferrai. Anche questo lavoro premiato dal Moige e dal pubblico con un successo che nessuno si sarebbe aspettato, con ascolti paurosi.
Eravamo in pandemia: crede che abbia risposto a un bisogno di sacro in un momento così particolare?
Può essere, ma la cosa importante è che resti e non se ne vada insieme alla paura…
Canonico ha vinto il premio Moige "per la capacità di ascoltare". Paradosso di oggi: tutti vogliono parlare ed essere ascoltati e pochi ascoltare…
A questo serve don Michele. Oggi si va in palestra per essere tonici e non ci si educa all’ascolto, che invece regala sempre l’occasione di imparare qualcosa, anche dall’ultimo per strada. Anzi, specie dagli ultimi, dai mondi che non conosciamo.
Anche la proposta per l’estate della parrocchia di Bibione è dedicata ai "Cuori in ascolto". Ne sarà il testimonial: cosa farà?
Una chiacchierata come questa, manderemo qualche spezzone video delle trasmissioni citate e forse farò anche io qualche pezzo dei miei personaggi.
Conosce già Bibione?
La scoprirò il 13. E vi aspetto tutti.
Simonetta Venturin

Bibione: XVI Festa dell'Avvenire e de Il Popolo mercoledì 13 luglio
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