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La scuola continua, non riparte

L’intervento del dirigente scolastico

La scuola continua, non riparte

All’inizio del nuovo anno scolastico 2020-2021 è importante porre alcune considerazioni per aiutarci a fare il punto della situazione, dopo un continuo ansiogeno rimbalzare di notizie. Ogni operatore della scuola è bene che faccia proprie le parole del capo di Dipartimento del Ministero dell’Istruzione: "Occorre isolare il rumore di fondo, costituito da un circuito di «non notizie», alimentate dalla comunicazione social, ma anche da canali più autorevoli; e contemporaneamente lavorare insieme, amministrazione e istituzioni scolastiche, per affrontare le specifiche criticità. […] La Pubblica Amministrazione non deve inseguire la notizia. Ma il servizio alla comunità.

L’ALLARMISMO CREA INUTILE PANICO Abbiamo bisogno di rientrare a scuola e dobbiamo restituire ai nostri allievi quello spazio di apprendimento che la scuola garantisce e che permette a tutta la società di avere enormi benefici, anche economici. Abbia il 16 settembre il valore simbolico di una data che diventa uno spartiacque fra la paura e il coraggio di ricominciare a vivere la scuola (evitando gli isterismi…). Evidentemente ci sono delle criticità che vanno accolte, affrontate e serenamente ricomposte. Un breve e provvisorio elenco.

REGOLE DI CONVIVENZA Tutti noi, credo soprattutto i più anziani, siamo agitati dai vari bollettini sul numero dei contagi, dei morti, quasi una danza macabra. Dopo la dura e lunare esperienza del lockdown, nella quale l’italiano medio ha dato il meglio di sé, ora dobbiamo fare una ulteriore elaborazione: per un tempo indefinito dovremo convivere con questo maledetto virus, dovremo continuare a riconoscerci faticosamente dietro le mascherine chirurgiche, dovremo rassegnarci al distanziamento sociale senza poterci abbracciare, salutare calorosamente com’è nostro costume, dovremo accettare le limitazioni ai nostri spostamenti, dovremo prepararci e attrezzarci per il prossimo inverno. Un sano principio di realtà: sarà dura e sarà lunga. In questo specifico momento storico vi è un’evidenza: la sofferenza del singolo. La sofferenza c’è, è enorme, è diffusa, è inesplorata attorno a noi e forse anche dentro di noi. Magari non possiamo fare molto, ma possediamo il dono della parola. Usiamo parole per incontrare, ascoltare, curare non per aggredire, umiliare, condannare.

DDI-(EX DAD) La creatività della burocrazia nell’inventare acronimi è notoria. Forse in un atto palingenetico e catartico si è voluto cassare la vecchia dicitura DaD (Didattica a Distanza) per inventarne una nuova, foriera di novella speranza: ora si parla di DDI (Didattica digitale integrata). Tanti hanno scritto in merito, a proposito e a sproposito. Attivare la "didattica a distanza" è stata come una zattera in mezzo alla tempesta, ha permesso di mantenere una continuità educativa tenendo gli allievi aggrappati sia all’apprendimento sia alla relazione costruttiva con i propri insegnanti "maestri" e, per quanto possibile, anche tra di loro. Essa ha funzionato in quanto dentro uno stato emergenziale; si sono realizzate esperienze assai significative che non hanno azzerato le molte discriminazioni a causa sia delle povertà educative d’ambiente sia della mancanza di mezzi tecnologici adeguati sia delle difficoltà inerenti un’azione educativa veramente inclusiva; non ultimo le maggiori o minori competenze tecnologiche possedute dai docenti hanno fatto la differenza.

La DaD ha provocato un ripensamento, molti docenti si sono ritrovati con gusto a utilizzare strumenti nuovi e ha stimolato la creatività di diversi studenti. Inoltre la DaD ci ha resi più avvertiti, se mai ce ne fosse stato bisogno, sull’importanza del rapporto educativo in presenza; questo tempo di crisi ci ha fatto riscoprire le cose più importanti, che peraltro sono le più semplici. "Ciascuno di noi, nella nuova fragilità condivisa, ha sentito l’importanza delle relazioni - e la mancanza di relazioni - fatte di gesti fisici, voci non mediate da tecnologie, sorrisi e sguardi naturali, rendendosi conto di quanto fossero importanti nella quotidianità e costruissero il cuore del mondo della scuola" (Vitangelo Denora, in Civiltà Cattolica 2020 III 109-122 / 4082). Dobbiamo ripartire da questa esperienza e da queste consapevolezze al fine di attrezzarci consapevolmente in merito, perché "quando si parla di digitale non ci si riferisce a un cambiamento di strumenti, ma a un cambiamento di epoca che stiamo attraversando. L’innovazione digitale tocca infatti tutti gli aspetti della vita, sia personali sia sociali. Essa incide sul nostro modo di comprendere il mondo e anche noi stessi" (Francesco, Discorso ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia per la Vita, 28 febbraio 2020).

LAVORATORI FRAGILI È una realtà con la quale confrontarci e della quale prendere atto. Siamo in attesa di disposizioni precise e praticabili. È giusto sottolineare che per molti motivi tutti noi in sé siamo dei lavoratori fragili, come ci possono essere anche degli allievi fragili. Ne deriva da parte di tutti una cura e un’attenzione reciproche per poter superare insieme questo tempo sospeso. Sapendo che la presenza a scuola può essere suscettibile e soggetta a tante variabili è necessario predisporre puntualmente e compiutamente un’organizzazione delle risorse umane e professionali capace di andare oltre usi, costumanze e riti obsoleti, molto ben difesi da certe appartenenze e apparati per continuare così ad esercitare il loro potere nel settore scuola.

Tutti siamo chiamati a vivere questo tempo sospeso e inusuale con un atteggiamento di fondo positivo. Rischi, fatiche, paure, inquietudini non mancheranno; non sempre le risposte istituzionali saranno conformi ai nostri desiderata; le intemperanze dei nostri allievi - seppur fisiologiche - ci preoccuperanno quanto basta; magari anche nostre situazioni familiari ci angustieranno e via via. Eppure docenti e dirigenti - in piena sintonia con le famiglie - sono chiamati, per l’alta funzione educativa che espletano, a vivere con fiducia questi mesi, a essere significativi riferimenti per gli allievi e per i colleghi, a camminare - quam satis - nella leggerezza. Buon anno scolastico.

Fonte: Redazione Online
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