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Il padre spirituale, vocazione e intercessione

Giornata del  Seminario Diocesano

Il padre spirituale, vocazione e intercessione

A  marzo, nella situazione drammatica del lockdown causa Covid, abbiamo fatto tutti molte scoperte, oltre che molte fatiche. Per seminaristi ed educatori, in Seminario, è stata occasione per riscoprire un elemento fondamentale della vocazione presbiterale. Nella Giornata del Seminario vale la pena parlarne.

Quando tutto era chiuso e nessuno poteva muoversi, in Seminario potevamo comunque celebrare con cura e devozione la Messa e i riti pasquali. Era un privilegio, non meritato. Non sapendo che cosa altro fare per metterci al servizio di chi stava peggio, abbiamo deciso di pregare, tanto e con costanza.

Lo diciamo sempre che pregare è la cosa più importante… ma, finché possiamo "fare", ci sembra che la preghiera sia un modo facile per evitare di sporcarsi le mani, una buona scusa per coinvolgere Dio senza lasciarsi coinvolgere davvero.

In questo caso invece ci siamo accorti di quanto frutto spirituale ci fosse nell’intercedere per coloro che ci sono affidati. Abbiamo portato nel cuore amici, poveri, persone importanti, malati, spaventati, morenti, parenti e sconosciuti… Ogni santo giorno, fino alla riapertura delle Chiese. Questo ci ha permesso di condividere le loro preoccupazioni, ma ci ha anche fatto capire che, invocare con chi soffre l’intervento del Signore, è l’aiuto migliore che possiamo dare. Far sentire al Signore che ci sta a cuore la sorte di nostri fratelli significa metterli nelle mani di Colui che supera ogni nostro progetto, ogni nostro vanto ma anche ogni nostro fallimento e limite. Se anche avessimo potuto fare qualcosa (e potendo l’avremmo fatto), il Signore poteva di più.

Abituati a vedere il prete che corre a celebrare Messe, si danna a cercare catechisti, firma carte di lavori edili … ci dimentichiamo che l’intercessione è uno degli aspetti più importanti del ministero. Avendola assaporata a lungo durante il lockdown abbiamo potuto apprezzarla meglio e riprendere umilmente coscienza che non siamo noi a decidere la storia, ma possiamo metterci al servizio di Dio, che la conduce.

E questo è un grande passo nel cammino vocazionale.

Fonte: Redazione Online
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