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Famiglie “dimagrite”: il 60% ha 1 o 2 componenti

I giovani dicono no alle nozze (36%) e ai figli (40%)

Famiglie “dimagrite”: il 60% ha 1 o 2 componenti

Il Rapporto 2020 del CISF (Centro Internazionale Studi sulla Famiglia) ha preso a campione oltre 4.000 famiglie.

I GIOVANI HANNO 5 MODELLI DI FAMIGLIA

Un ulteriore campione di 800 giovani tra i 25 e i 34 anni è stato invitato a esprimersi sulla propria idea di famiglia e sul personale desiderio di costituirne una.

Le risposte ottenute portano a delineare 5 modelli di famiglia con valori di riferimento non univoci:

1. Solide famiglie intergenerazionali (27,2%). La famiglia è vista da questo gruppo di intervistati come una istituzione tradizionale, un modello da tramandare. 

2. Famiglie fondate sul matrimonio (23,0%). La famiglia rappresenta un valore assoluto nella sua forma più istituzionale, importante anche più della sua qualità relazionale.

3. Famiglie aperte e prosociali (22,1%). L’elemento peculiare di questo gruppo è l’attenzione solidaristica ai bisogni delle altre persone.

4. Famiglie individualiste post-moderne (18,5%). Qui sono centrali gli orientamenti valoriali connessi all’autorealizzazione e alla propria felicità.

5. Minimalisti (8,9%). Per questi soggetti il valore della famiglia e dei figli è opzionale, non polarizzante.

ALCUNI DATI DEL RAPPORTO

I dati raccolti fanno emergere cambiamenti strutturali in atto, ibridazioni delle relazioni interne, soprattutto come conseguenza dell’immersione della famiglia nel mondo tecno-mediato.

Un quadro complesso dunque, in cui spicca come primo dato il processo di dimagrimento delle famiglie italiane: il 60% di esse è formato da 1 o 2 componenti (anziani ma non solo).

Nelle proiezioni, avremo da 1 a 2 milioni di coppie con figli in meno (a seconda che consideriamo solo i mutamenti demografici o anche i cambiamenti di orientamento valoriale relativo al matrimonio), passando dai 9 milioni di coppie con figli del 2018, agli 8 o 7 milioni entro il 2038.

La famiglia normocostituita è a rischio evaporazione a causa del surriscaldamento dei legami che la compongono (family warming): i giovani tendono ad instaurare rapporti affettivi light, senza vincoli, privi di progettualità e di verifica, prevalentemente sessualizzati, poveri di motivazioni e a facile rischio di interruzione.

Il 36% dei giovani intervistati dichiara di non volersi sposare, il 40% pensa non di avere figli, solo il 13% dei maschi e il 25% delle femmine pensa a un progetto che prevede il matrimonio e la genitorialità.

La progettualità familiare si esprime con l’intenzione di avere dei figli in un futuro prossimo. Meno della metà del campione (45,7%) è certa di volere un figlio. Il 23,7% non pensa che avrà un figlio, l’11% sono certi di non volerli e il 12,7% lo sono tendenzialmente. Già solo da questo dato, emerge in modo netto come la dimensione della generatività non appaia una priorità per i giovani adulti di oggi.

Tenuto conto dei fattori socioeconomici e culturali, come la maggiore partecipazione al mercato del lavoro da parte delle donne e un più elevato livello di istruzione, nei prossimi due decenni il numero totale di famiglie in Italia è comunque destinato a crescere di circa 1 milione di unità: gli attuali 25,8 milioni di famiglie passeranno ai 26,8 milioni nel 2038.

La composizione rispetto alla tipologia familiare vede però il progressivo calo della proporzione di coppie con figli (-8%), a beneficio delle quote relative alle coppie senza figli (+3,1%) e delle persone sole (+4,7%).

Un elemento di novità è rappresentato dal futuro aumento delle famiglie di anziani (75 anni o più), e la permanenza dei figli in casa fino a 45 anni di età e oltre.

In questo scenario, è ancora possibile, anzi urgente, valorizzare gli elementi costitutivi della famiglia, quali la reciprocità, la sussidiarietà, la fiducia, la trasmissione generazionale dei valori, e riportare a tema la realizzazione vera, la pienezza di vita che derivano dall’autenticità dell’amore sponsale e generativo, nella comune consapevolezza che essa rimane il soggetto cruciale per l’assetto societario e per la Chiesa.

Fonte: Redazione Online
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