La Nota
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L’Italia e la ripartenza

Un'occasione per il Paese per riproporsi e ripensarsi dopo la Pandemia

L'Italia rinasce dalle ceneri della pandemia?
L’inferno del coronavirus ha rimesso gli italiani di fronte alle loro responsabilità e la massima responsabilità riguarda i figli, la scuola, il lavoro, la sanità, lo Stato e tutte le organizzazioni intermedie.
Diversamente, può accadere che l’inferno torni a prendere il sopravvento o ci riduca a un purgatorio senza fine.
Come risolvere allora queste contraddizioni, questa presenza nella nostra Italia di fenomeni economici e industriali non ben inseriti nel mondo globalizzato, perché non sufficientemente grandi ed efficienti per l’operare moderno?
Lo spirito degli italiani sarebbe quello di parte, di “staterelli”, di piccole realtà l’una contro l’altra armate.
E in effetti la creazione di regioni e province si è tradotta non in un organismo di comunione, di partecipazione dal basso, ma piuttosto in un vivere ciascuno per conto proprio.
Si tratta di sub-governi che sarebbero importanti se costruiti in fusione unitaria, in collaborazione con lo Stato e non in antagonismo.
Oggi l’importante è rimettere in piedi presto l’economia, e ciò potrà avvenire purché non in contrapposizione.
Il rischio di contrapposizione riguarda tutti i campi, lo abbiamo visto con i governatori regionali del sud che vorrebbero chiudere i propri confini come fossero frontiere, e quelli del nord che vorrebbero ripartire a razzo.
Lo spirito italiano, ogni volta che se ne presenta l’occasione, finisce per dividersi e a farlo per primi sono quei territori che hanno più possibilità economiche e situazione sociale che funziona.
Con questo non intendiamo suggerire il ritorno a uno Stato centralizzato che non conosce nemmeno le parti periferiche del proprio Paese, ma si intende osservare e dire che nell’enorme globalizzazione in cui viviamo (pensiamo alla Cina, all’Africa, agli Stati Uniti) occorre avere una capacità di reazione unitaria e coesa, che vuol dire sia crescita economica che sviluppo culturale.
I grandi gruppi finanziari che si trovano in alcune capitali europee e mondiali sono veramente una forza enorme che bisogna tenere presente, e forse a bada.
Di fatto, devono essere fermati nella loro pretesa di dominare il mondo servendosi della grande macchina finanziaria, ossia di governare non le cose ma un artificio, quale è il denaro.
Il mondo non deve dipendere dalle grandi e complesse organizzazioni finanziarie, dimenticandosi che a reggere le sorti deve essere non la “grana” ma il grano.
Il grano inteso come agricoltura, fonte primaria di vita e opportunità di sviluppo, ma anche come produzione in generale.
Secondo discorso da considerare, infatti, è che l’Italia riceverà non milioni, ma miliardi di euro dall’Europa, che vorrà sapere con certezza che cosa ne farà.
UE e BCE sono d’accordo di aiutare gli italiani ma pretendono che i conti siano chiari e trasparenti, finalizzati ad ammodernare il Paese e a far ripartire l’economia reale, quella fatta di fabbriche, terreni, merci, impianti.
L’Italia deve capire che non si vive con i prestiti degli altri, ma che vanno usati solo in caso di necessità e con l’ottica della necessaria restituzione.
Significa che i conti non devono essere fatti in astratto, ma devono essere concreti e calibrati sui bisogni dei cittadini.
Bisogna intervenire in modo veloce e rapido, e riuscire a mettere di nuovo in moto l’economia del paese.
Se fallisse il progetto di ripartenza, potremmo trovarci dinnanzi all’ultima possibilità di rimanere nell’euro.
L’auspicio è che i partiti siano veramente consci del momento che stiamo attraversando.
Da ultimo, occorre la capacità di lavorare tutti insieme in unità per trovare forme nuove di intervento politico sia in capo sociale, sia in campo industriale ed economico, che non siano di comodo.
L’Italia può avere la certezza di impegnare bene tutto questo denaro europeo, solo se non si dividerà in gruppi anche maleodoranti di partiti, e se saprà porre in essere interventi seri e strutturali per la crescita del Paese.
Anche le grandi religioni del mondo, in primis i cattolici, possono secondo la loro visione, portare valori di onestà, giustizia, solidarietà per contribuire alla ripartenza anche etica della nostra Italia.

L’Italia e la ripartenza
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