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Il Bambino ci ha dato la libertà

Il Bambino di Betlemme: tutto profondamente umano, tutto profondamente divino, "divinamente diverso"... Forse ha avuto un’idea temeraria, seppur egli è Dio: ci ha lasciato e donato la libertà.

Parole chiave: Natale (57), Bambino Gesù (2)
Il Bambino ci ha dato la libertà

Il Natale è una Parola (Il Verbo), che è, insieme e totalmente, spirito e carne, perché è un Figlio, un Bambino. E’ Gesù. Parola (Verbo) e Carne. E’ la più assoluta realtà concreta come solo una creatura umana può esserlo, venerata da una Madre, la Madonna. Porta con sé l’immensità, l’Assoluto. Un autore tedesco lo ha voluto chiamare "Totalmente Altro". E’ vero. Sta sopra e al di là di tutto ciò che è, perché è al di sopra di tutti noi.
E’ Parola, Gesù Bambino, incredibilmente anche senza parola, perché altro non è che un miracolo d’amore. In quanto indossa il nostro vestito quotidiano, il nostro corpo, la nostra carne, è uomo; ma, allo stesso tempo, quel Bambino ha pure creato l’uomo, in quanto è Dio. Che vuol dire questo gioco di parole? Che quel Bimbetto nato da una Vergine, realtà incomprensibile, ha una doppia natura, altra realtà incomprensibile. Tutto è profondamente umano, tutto è profondamente divino, "divinamente diverso". Appunto! Ha una madre, rappresentata con splendore nella creatività degli artisti come il Beato Angelico; ha un Padre che c’è come Signore del mondo, anzi il suo creatore. Ed è un figlio che ha il compito di far percepire a tutti che quel Sofferente senza limiti è il Cristo, Re e Signore dell’universo. Quanti non hanno provato a definirlo, spiegarlo con la scienza empirica o con la preghiera e con i dipinti, con i colori potenti del cielo come nella cappella Sistina, quel colore che tiene insieme il cielo e la terra, a tradurlo in opere grandiose come la Divina Commedia o la pietà del Michelangelo. Di fronte alla pietà di Michelangelo, ci manca la parola. Ma ci manca la parola anche nel momento stesso in cui "Lui", il Verbo è venuto ad abitare in mezzo noi. Fonte così potente da creare il mondo, da generare la vita, accetta di piegarsi sulle miserie dell’umanità.
Forse ha avuto un’idea temeraria, seppur egli è Dio: ci ha lasciato e donato la libertà. Quante ne abbiamo combinate con quella libertà! Abbiamo inventato guerre, che abbiamo chiamato mondiali, per difendere la patria, cioè degli uomini da altri uomini, che poi si ammazzavano tra di loro.
Quel Dio ha creduto nell’uomo, ma l’uomo si è perso. Anche quando si dichiara civile, finisce poi per infrangere il nido della vita nella donna: violandola, calpestandola. Ma la forza di questa donna è la forza del creato. Sembra impossibile spiegarlo con le parole. Eppure un santo, San Francesco, lo ha fatto con una rappresentazione che porta di nuovo i colori dell’amore in questa umanità ferita. Tutto questo sta nella poesia di un presepio, dove si muovono le nostre storie umane come se fossero le storie di Gesù.

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