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Gli occhi strabici degli italiani

Un incomprensibile strabismo economico ogni anno si ripresenta in Italia durante la formazione della legge finanziaria.

Un incomprensibile strabismo economico ogni anno si ripresenta in Italia durante la formazione della legge finanziaria.
In che cosa consiste questo strabismo? Tutte le forze politiche, e anche quelle sociali, invitano e premono sull’acceleratore della spesa.
Una parte politica lavora, pensa, progetta con il motto tassa e spendi (centro sinistra), l’altra fa il contrario: fa debito e spendi (centro destra).
In ogni caso, tutte e due le formazioni politiche condividono la parte spendi, mentre nessuna delle forze si è posta il problema di ridurre la spesa. Sembra che non sia un loro dovere.
Tutti vogliono spendere i soldi che non hanno, chi andando a "raspare" qua e là (tassazione delle cartine per le sigarette, delle bibite zuccherate), chi mettendo a debito.
L’alternativa è il fallimento o il divenire un popolo di vecchi.
Esemplifichiamo: la Lega vuole abbassare le tasse, continuando a spendere. Quindi, se non aumento le tasse ma non diminuisco neppure la spesa, devo necessariamente prenotare a debito, dunque addossarlo alle generazioni future.
Tutti "danno un calcio alla lattina" per mandare più avanti possibile il momento della resa dei conti. Ma prima o poi anche la lattina troverà un muro, oltre il quale non si va più avanti.
Stiamo pesando sempre più sulle generazioni future, che però prendono e scappano all’estero. Non abbiamo natalità, non vogliamo immigrati e i pochi giovani che abbiamo li disincentiviamo fino a farli fuggire all’estero per trovare un futuro, che qui gli abbiamo già scippato, o ipotecato che dir si voglia.
La grande verità è che continuiamo a spendere più di quello che possiamo permetterci. Dovremmo spendere meno e allocare diversamente la spesa.
Si spende, infine, più per gli anziani in proporzione al numero degli stessi, che per i giovani. Questo forse perché gli anziani votano e i piccoli no: ecco lo strabismo.
Le nostre impostazioni di politica economica sono guidate dal consenso elettorale. Non si sente più parlare di spending review, di riduzione della spesa, perché questo non porta consenso elettorale. Questa scelta rappresenta una vera e propria condanna morale del mondo degli adulti, preoccupati soltanto di salvare la propria posizione.
Dimenticano che oggi stanno avanzando anche i popoli del terzo mondo, che stanno entrando non solo dalle nostre frontiere ma soprattutto nel mondo industriale, anche se per ora restano ancora nella povertà. Un esempio è quello dell’India che, negli ultimi anni, ha moltiplicato la sua produzione almeno per una decina di volte. Non possono dirsi popoli avanzati, ma certamente stanno raggiungendo un traguardo impensabile sino a poco tempo fa. Lo stesso vale per la Cina. Questo colosso vive in bilico tra la povertà e il progresso economico.
Insomma, il mondo occidentale, e noi che facciamo parte di esso, non può pensare e progettare un modo di vivere, un modello che non coinvolga le grandi masse di questo continente asiatico. Muri e fili spinati nei confronti di popoli poveri non servono a nulla. Prima o dopo questi milioni di persone cercheranno di conquistare quelle terre che sognano perché sviluppate.
Ecco perché i nostri programmi annuali non dovrebbero mirare a fare debiti, ma piuttosto a coltivare e incentivare le giovani generazioni.
Tutto questo esige un cambio di mentalità che corregga lo strabismo della manovra economica nei paesi Europei, e nell’Italia in particolare: lavoro per i giovani, che premi il merito e non li faccia fuggire all’estero, pensioni equilibrate per gli anziani, non d’oro né di latta.

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