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La Messa in Televisione

Un'opportunità per chi non può andare in Chiesa. Com'è nata l'idea e come si è evoluta

La Messa in Televisione

E’ da settanta anni che chi la domenica non può andare in chiesa per la Messa vi può assistere vedendola in TV.
Allora fu una gran novità quando, in occasione di una festa del settembre 1953, sul piccolo schermo apparve l’Arcivescovo di Milano, Ildefonso Suschutter, che cominciò la celebrazione con un bel "Dominus vobiscum".
Il canale nazionale -così si chiamava allora Rai uno - trasmetteva da pochi mesi e - tanto per dire - il personaggio del momento era Mike Bongiorno con "Lascia o radoppia".
La ripresa in diretta con luci, microfoni e telecamere ebbe luogo nella basilica di San Simpliciano per consentire anche a chi era impossibilitato a muoversi di partecipare al rito religioso, anche se allora in poche case c’era la TV.
L’appuntamento si ripetè puntuale ogni domenica e festa comandata con la durata di 55 minuti da oltre ottomila parrocchie e santuari lungo lo Stivale, in comune accordo tra la Rai che offriva il personale tecnico e le attrezzature e la CEI che gestisce in piena autonomia la celebrazione.
Due anni prima di quel giorno fatidico, la Televisione di Stato, d’intesa con la Conferenza Episcopale Italiana, aveva mandato in onda, nella fase delle trasmissioni sperimentali, una Messa ripresa dalla chiesa di San Gottardo in corte, nel contesto di una rubrica religiosa condotta da don Taddei, esperto in comunicazioni di massa e teologo liturgista, al quale - constatato l’interesse iniziale, venne l’idea di programmare, per la notte di Natale, una diretta da San Pietro con il Papa per la prima volta in Tv. Per questo si recò in Vaticano, accompagnato dal Comm. Alvise Zorzi, responsabile dei programmi culturali della Rai.
La televisione agli albori era considerata in Vaticano come la coda del diavolo, era oggetto di sospetto e di perplessità, per questo i due non nutrivano grandi speranze sul buon esito dell’iniziativa. Ma Pio XII li ascoltò attentamente. Poi, racconta padre Taddei, si rivolse al pro segretario di Stato che l’assisteva: "Si può fare?". Ricevette da mons. Giovanni Battista Montini un timido cenno di assenso. Sembrava cosa fatta, poi Pio XII si ammalò e il progetto arrivò in porto solo l’anno dopo con Giovanni XXIII.
Dopo la prima Messa in diretta da Milano, per la successiva celebrazione domenicale fu scelta Roma. Venne celebrata dai salesiani con l’altare di don Bosco. Poi con la collaudata troupe di via Asiago ci furono tante dirette da luoghi di culto milanesi, nella cappella del collegio San Carlo, nella cattedrale di Sant’Ambrogio, a San Fedele. Memorabile fu la concelebrazione dei cappellani militari in un hangar dell’aeroporto di Linate.
Dopo padre Taddei, responsabile ecclesiastico fu don Nazareno Monge. Attualmente è Gianni Epifani. Sono circa 3 milioni i telespettatori della Messa. Dal 1992 anche Rete Quattro trasmette la Messa con inizio alle ore dieci.

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