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Giovani e disoccupazione

Un problema globale con numeri impressionanti

Giovani e disoccupazione

I giovani sono, nella definizione delle Nazioni Unite, le persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Sono un miliardo e trecento milioni, circa il 16% della popolazione mondiale.
Il World Yout Report, pubblicazione delle Nazioni Unite che esce con cadenza biennale, aiuta a farsi un’idea complessiva della loro situazione. Il rapporto più recente, pubblicato nel 2018 con i dati raccolti nel 2017, apre con un’analisi della situazione dei giovani che sottolinea come il problema principale che più preoccupa riguardi la loro difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro: hanno meno possibilità di assicurarsi un posto dignitoso rispetto ai giovani di vent’anni fa. Se in alcuni Paesi sviluppati i tassi di disoccupazione giovanile pur importanti, sono comunque sotto controllo, in quelli in via di sviluppo , nei quali vivono quasi nove giovani su dieci, tocca punte elevatissime.
Altri problemi: spesso lavorano in nero, hanno lavori precari, salari bassi. Le Statistiche del 2016 stimavano che 169 milioni di giovani occupati vivevano con meno di due dollari al giorno, numero che aumentava a 286 milioni per la soglia di 4 dollari al giorno. Le ragazze sono le più esposte al rischio della precarietà e dello sfruttamento. E hanno, tra l’altro, meno possibilità di diventare imprenditrici rispetto ai loro coetanei maschi.
Citando uno studio del 2016 dell’Organizzazione Internazione del lavoro (LLI), il Word Youth Reporter avverte che nelle prossime due decadi sono necessari almeno 600 milioni di posti nuovi di lavoro per assorbire i giovani disoccupati, oltre gli ulteriori 40 milioni di giovani che ogni anno si affacciano sul mercato.
Ovviamente il dato globale maschera differenze anche molto marcate nelle tendenze regionali come sottolinea il rapporto 2016 -2017: la disoccupazione risulta in aumento, ad esempio nel Medio Oriente (dal 27,6 al 28,2%), nel Nord Africa (dal 29,7 al 30,5%) e così nell’Africa subsaharina (71,7 %).
Il rapporto menziona anche la condizione dei Neet, cioè i giovani che non sono occupati né stanno seguendo il percorso di istruzione e formazione. Il fenomeno interessa a livello globale circa un giovane su cinque e anche in questo caso le donne sono le più esposte. I giovani Neet sono più numerosi nei Paesi sviluppati (11,3%), seguono i Paesi emergenti (9,6%) e i Paesi in via di sviluppo (8%) dove, in assenza di meccanismi di protezione sociale, i giovani non possono permettersi di non lavorare e sono sfruttati e sotto pagati.
Rispetto ai Neet della Ue, un documento del Parlamento europeo riporta che nel 2017 in questa condizione era il 12% di giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni (6,6 milioni di persone), cifra che aumenta a 14 milioni includendo le persone fino ai 29 anni.
Si tratta di un gruppo sociale molto diversificato, che comprende disoccupati a breve e a lungo termine, giovani in transizione dalla scuola al lavoro, giovani con responsabilità familiari, giovani con disabilità e problemi di salute. La probabilità di essere Neet è molto maggiore se si ha un livello di istruzione basso e varia notevolmente da uno stato membro all’altro. Gli ultimi dati della Commissione europea riferiscono che Italia e Grecia restano in cima alla classifica rispettivamente con il 30,7 e il 30,5 %, mentre Lussemburgo. Svezia e Paesi Bassi hanno i tassi più bassi, circa del 10%.
Altro dato indicativo è quello sulla partecpazione dei giovani alle consultazioni elettorali. Secondo uno studio effettuato in 33 Paesi dalla rete World Values Survey, che unisce studiosi di scienze sociali di tutto il mondo, il 60% di cittadini nel loro complesso dichiara di votare a ogni elezione. Il dato si contrae al 44 considerando solo le persone dai 18 ai 29 anni.
Quanto ai dati sull’istruzione, l’aggiornamento più recente, del 2016, sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, segnala che circa 263 milioni di bambini e ragazzi in età scolare non erano a scuola. Di questi 61 milioni erano della scuola primaria, 60 milioni ragazzi della scuola secondiaria inferiore, 142 milioni erano i giovani della secondiaria inferiore. Il 70% di questi bambini e ragazzi vivevano nell’Africa sub sahariana e nell’Asia meridionale.
Infine secondo l’ultima ricerca sul rapporto giovani e immigrazione, sui 132 milioni di migranti a livello globale, circa 28 milioni, cioè 2 su dieci erano giovani tra i 15 e i 24 anni, nello specifico 11 mlioni tra gli 15 e i 19 anni, 17 milioni tra i 20 e i 24.

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