Commento al Vangelo
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Domenica 30 giugno, comemnto di don Renato De Zan

"La scia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va' e annuncia il regno di Dio" uno dei passaggi più difficili da capire nel messaggio del Vangelo

Parole chiave: Vaangelo (2), Diocesi (190), De Zan (47)
Domenica 30 giugno, comemnto di don Renato De Zan

Lc 9,51-62
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada". E Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo". A un altro disse: "Seguimi". E costui rispose: "Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre". Gli replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio". Un altro disse: "Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia". Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio".

Tematica liturgica
Di fronte a Gesù ci sono due atteggiamenti semplificati dal vangelo di oggi. Da una parte c’è il rifiuto, come hanno fatto i Samaritani. Dall’altra c’è il desiderio di sequela, come si vede nei tre discepoli anonimi che il vangelo presenta.
Gesù non è offeso dal rifiuto e rimprovera Giacomo e Giovanni per il loro desiderio di manifestare il risentimento attraverso il fuoco dal cielo sul villaggio che ha rifiutato il Maestro. Il rifiuto dei Samaritani è un atteggiamento esattamente opposto a quello di Abramo a Mamre (Gn 18). Mentre per il patriarca accogliere i tre pellegrini è equivalso ad accogliere Dio e i suoi angeli, il rifiuto per i Samaritani è stato, invece, un perdere l’incontro con Cristo e con coloro che lo avrebbero annunciato. Luca, dunque, intende far riflettere su un grande tema: la vita pone spesso il credente di fronte al problema dell’accoglienza (di una persona, di una situazione, di una ispirazione, della propria vocazione, ecc.). Prima di rifiutare tale accoglienza è necessario chiedersi seriamente se il rifiuto non possa configurarsi come un rifiuto di incontro con Dio. Tra i rifiuti più dolorosi troviamo il rifiuto della propria chiamata. Ma che cos’è la chiamata? Dentro al mistero della chiamata alla vita, all’essere uomo o donna, alla fede, alla vita matrimoniale o consacrata o da single, ogni credente riceve anche una vocazione particolare dallo Spirito Santo. Egli sa porgere all’umanità un ventaglio senza limite di strade affinché nel rispetto della singolarità individuale, ognuno possa raggiungere Dio nell’impegno e nella gioia della propria strada: la strada di Eliseo costituisce un esempio veterotestamentario e la strada di alcuni discepoli anonimi costituisce un esempio neotestamentario.
L’esempio dei tre discepoli è significativo: Gesù non è lusingato dall’adesione dei tre discepoli. In tutti e tre i casi, infatti, Gesù pone delle condizioni molto austere che non rendono facile l’adesione al discepolato. Sembra apparentemente una contraddizione. Invece non è così. La vocazione comporta sempre una certa solitudine e una certa scelta. Non tutti (parenti, amici e quant’altri) riescono sempre a capire la scelta che la persona compie. Non tener presente questa dimensione di ogni chiamata significa correre il rischio di porre scelte secondarie sullo stesso piano della scelta più radicale. Elia cerca di coscientizzare Eliseo dicendo: "Va’ e torna, perché sai bene cosa ho fatto di te". Allo stesso modo Gesù dice della frasi dure come la seguente: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio".

Dimensione letteraria
Il testo biblico e quello biblico-liturgico del vangelo sono perfettamente uguali. Sotto il profilo esegetico, tuttavia, bisogna rilevare che il brano di Lc 9,51-62 è la somma di due pericopi bibliche: Lc 9,51-56 (cattiva accoglienza di un villaggio Samaritano) e Lc 9,57-62 (le tre vocazioni). In Lc 9,57-62 ci sono due autoproposte di sequela (prima e terza) e una vera e propria chiamata (seconda). La struttura concentrica (a - b - a’) è evidente. Perché la liturgia ha voluto associare i due brani? Probabilmente perché i due brani sono legati dal tema del discepolato. Nel primo brano si evidenzia di quale maestro il discepolo sceglie di seguire le orme. Nel secondo, vengono presentate alcune caratteristiche impegnative del discepolato stesso.

Riflessioni biblico-liturgiche
a. Molte persone generose si autopropongono per i vari servizi presenti dentro alla comunità. È giusto che la comunità si renda conto circa la validità di tale autoproposta perché non ci siano "secondi fini".
b. Gesù aveva affermato: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me" (Mt 10, 37).Gesù sapeva e sa che per il chiamato c’è il rischio di porre scelte secondarie sullo stesso piano della scelta più importante. Ogni legame di sangue è sacro, ma non va anteposto a Dio.

Domenica 30 giugno, comemnto di don Renato De Zan
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