Commento al Vangelo
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Domenica 28 novembre, commento di don Renato De Zan

Prima domenica di Avvento: guardare al cielo e leggere i segni

Domenica 28 novembre, commento di don Renato De Zan

Lc 21,25-28.34-36

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «25 Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, 26 mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. 27 Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. 28 Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». 34 State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; 35 come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. 36 Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».

 

Vegliate in ogni momento pregando

 

Tematica biblico-liturgica

 

1. Nel sec. IV d. C., date le numerosissime conversioni, in Spagna si decise di battezzare i catecumeni sia nella notte della Veglia pasquale sia nella notte della Veglia per l’Epifania. Contando quaranta giorni a ritroso, venne istituito un cammino di conversione, simile alla Quaresima. Nel sec. VII d.C. questo cammino di preparazione entrò nelle consuetudini della Liturgia di Roma. Secondo la tradizione presbiterale (Sacramentario “Gelasianum Vetus”) le domeniche erano cinque. Immediatamente dopo, quando il tempo di preparazione venne legato al Natale e non all’Epifania, la tradizione episcopale (Sacramentario “Gregorianum”) stabilì che le domeniche dovevano essere quattro. Così fino ad oggi.

 

2. Avvento significa venuta. Gesù è venuto nella storia con l’Incarnazione e tornerà alla fine della storia con la Parusia. Il tempo di Avvento aiuta i cristiani ad affrontare nella celebrazione questo tema delicato: Gesù verrà nella gloria com’è venuto nella carne. Dalla prima domenica di Avvento, in cui il tema è chiaramente legato alla Parusia, la Liturgia passa progressivamente, attraverso la figura di Giovanni Battista (nella seconda e nella terza domenica di Avvento), alla quarta domenica in cui il tema è legato all’Incarnazione (Vista di Maria ad Elisabetta). Diversamente da quanto accade nei cicli A e B del Lezionario, nell’Anno C non c’è il profeta Isaia che accompagna - come prima lettura - i credente nel cammino di Avvento, ma si troveranno Geremia, Baruc, Sofonia e Michea.

 

3. In questa prima domenica di Avvento la comunità dei credente è guidata all’accoglienza di Gesù che ritorna alla fine del mondo in un clima di serenità. L’espressione evangelica “risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina” contiene questo messaggio: Gesù viene a sconfiggere definitivamente dal dominio della morte per renderci liberi (= liberazione) e a sottrarci a ogni dominio del male (risollevatevi e alzate il capo). Mentre chi non crede è attanagliato dall’angoscia e dalla paura, il credente vive con serena accoglienza l’incontro con il suo Signore.

 

4. Gesù compie due inviti essenziali per il tempo dell’attesa. Il primo riguarda la sua Parola. Se la sua Parola viene accolta, dona la vita (“Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita”: Gv 6,63). Se invece, il credente permette che il proprio cuore si appesantisca “in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”, la Parola di Gesù viene soffocata in lui e resta senza frutto (cf Lc 8,18-19). Il secondo riguarda il vegliare “in ogni momento pregando”. Il verbo “vegliare” (in greco, gregorèo) è legato alla fede (cf Mt 26,41): “Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione ( = situazione in cui si può perdere la fede). Ascolto della Parola e preghiera per conservare la fede sono i due elementi con cui il credente attende la venuta del suo Signore.

 

Dimensione letteraria

 

1. Dal lungo discorso escatologico di Gesù (Lc 21,8-36) la Liturgia sceglie alcuni tra gli ultimi versetti: Lc 21,25-28.34-36. La scelta non è lineare, ma discontinua. Vengono, infatti, soppressi i vv. 29-33 (il paragone del fico; l’adempimento della fine durante la generazione che ascolta Gesù e la certezza delle parole del Maestro: temi già visti nella trentatreesima domenica dell’anno B). Questo brano eclogadico (= composto da versetti “scelti”) è introdotto da un incipit liturgico che identifica mittente e destinatario: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli…”.

 

2. Il bano biblico-liturgico di Lc 21,25-28.34-36 si divide chiaramente in due brani. Il primo, Lc 21,25-27, è caratterizzato dalla terza persona, singolare o plurale, mentre il secondo, Lc 21,28.34-36, è fortemente marcato dalla seconda persona plurale (“voi”). Il brano evangelico lega in modo molto stretto la profezia della Parusia con le raccomandazioni di Gesù ai suoi discepoli: “State attenti a voi stessi… Vegliate in ogni momento pregando…”.

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. I segni della fine sono solo il preavviso che il Maestro sta per tornare. Il ritorno di Gesù è il momento in cui i credenti sono chiamati a “rialzarsi” - come la donna di Lc 13,11, liberata dal giogo di satana (Lc 13,16) - e a “alzare il capo” - come il pubblicano che “alza gli occhi al cielo” (Lc 18,13-14). La Parusia sarà per i credente - secondo la promessa di Gesù - la liberazione dal dominio del Demonio (del Male, della Morte) e il momento supremo del perdono e della redenzione.

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