Commento al Vangelo
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Domenica 26 settembre, commento di don Renato De Zan

L’edificio-chiesa è il luogo in cui la comunità incontra il suo Signore. È il luogo del dialogo: ascolto della Parola di Dio e offerta della preghiera. È il luogo della celebrazione in cui la comunità esperimenta l’amore di Dio e la larghezza del suo perdono.

Domenica 26 settembre, commento di don Renato De Zan

26.09.2021 Dedicazione

 

Lc 19,1-10

In quel tempo, Gesù 1 entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2 quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3 cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4 Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5 Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6 Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7 Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8 Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9 Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. 10 Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

 

La dedicazione della chiesa

 

Tematica biblico-liturgica

 

1. La chiesa di Gesù è la comunità dei credenti. L’edificio-chiesa è il luogo in cui questa comunità si raccoglie per le celebrazioni e diventa in qualche modo il simbolo della comunità stessa. Per la celebrazione della dedicazione di una chiesa ci sono diversi testi biblici. In questa scheda è stato scelto il testo evangelico di Lc 19,1-10.

 

2. Nei “Principi e norme per l’uso del messale romano” del 1983 al n. 255 si trovava scritto “Tutte le chiese siano solennemente dedicate o almeno benedette. Le chiese cattedrali siano sempre dedicate. I fedeli, poi, tengano nel dovuto onore la chiesa cattedrale della loro diocesi e la propria chiesa parrocchiale; e considerino l’una e l’altra segno di quella Chiesa spirituale alla cui edificazione e sviluppo sono chiamati dalla loro professione cristiana”. Purtroppo nei nuovi principi, questo paragrafo è stato soppresso.

 

3. Con la frase di Gesù “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”, il vangelo evidenzia come l’edificio-chiesa possa essere compreso quale la casa dell’uomo peccatore dove Dio ha scelto di essere ospite.

 

4. Zaccheo è peccatore per scelta sua, ma è amato da Dio per scelta di Dio. Il testo evangelico dice che Gesù “alzò lo sguardo”. Non è un’espressione banale. Lo sguardo di Gesù è legato all’amore (“Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse…”: Mc 10,21). Perché amato, Zaccheo si converte in modo radicale e operativo: chiama Gesù “Signore” (può indicare il “padrone di casa”, il “maestro di vita”, il “rappresentante di Dio” e anche - a livello cristiano - il “Messia”, il “Risorto” e “Dio” stesso) e decide di dare metà dei beni ai poveri e restituire quattro volte tanto il maltolto.

 

5. L’edificio-chiesa è il luogo in cui la comunità incontra il suo Signore. È il luogo del dialogo: ascolto della Parola di Dio e offerta della preghiera. È il luogo della celebrazione in cui la comunità esperimenta l’amore di Dio e la larghezza del suo perdono.

 

Dimensione letteraria

 

1. Il testo evangelico di Lc 19,1-10 narra l’ultima tappa del viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Al testo originale, la Liturgia ha aggiunto l’incipit “In quel tempo, Gesù…”, evidenziando chi sia il protagonista. La narrazione, infatti, pone in primo piano Zaccheo, al quale sono dedicati bel quattro versetti. Il lettore, dunque, non deve perdere di vista il protagonista che è Gesù.

 

2. Il brano si può dividere in tre momenti narrativi. Il primo (Lc 19,1-4) presenta la figura di Zaccheo. Nel secondo (Lc 19,5-9) si legge il dialogo fra Gesù e Zaccheo con l’intermezzo al v. 7 della critica della folla (“È entrato in casa di un peccatore”). Infine, in Lc 19,10 Gesù enuncia il principio essenziale del suo comportamento: “Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

 

Riflessione biblico-liturgica

 

1. Chi è Zaccheo? È il “capo dei pubblicani e ricco”. Si capisce: il riscossore delle tasse per conto dei romani faceva la cresta sulle imposte e si arricchiva sulle spalle dei contribuenti. Era “piccolo di statura” e ciò spiega la sua arrampicata sul sicomoro. Entusiasta di Gesù? Non proprio. Voleva solo tener d’occhio quel gruppo per far pagare loro il pedaggio all’uscita di Gerico.

 

2. Nel dialogo tra Zaccheo e Gesù emerge la bontà d’animo di Zaccheo, sepolta per tanto tempo dall’avidità del guadagno. La prima cosa da notare è che Zaccheo accolse Gesù “con gioia”. Questa è la caratteristica dell’incontro con Dio, tra il peccatore e il suo Signore (cf Sal 51,10: “Fammi sentire gioia e letizia”). La seconda, è il distacco di Zaccheo dai suoi beni (cf Mt 5,3: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”). Contrapposta radicalmente a Zaccheo c’è la meschinità della folla (“È entrato in casa di un peccatore”).

 

3. Gesù dona la salvezza a Zaccheo non perché l’uomo abbia dei meriti, ma semplicemente per Zaccheo è un figlio di Abramo che si è aperto all’incontro con Gesù. L’incontro e il perdono sono doni. L’uomo non li merita, ma Dio ha stabilito le regole del gioco: è importante che l’uomo si apra al dialogo. Il resto lo fa Dio.

 

4. La Chiesa-edificio non è il luogo dei “santi”. È il luogo dei “peccatori” che sono in cammino verso la santità. È anche il luogo dell’esperienza del gratuito. Il bambino esperimenta gratuitamente l’amore del papà, semplicemente perché è bambino.

 

Domenica 26 settembre, commento di don Renato De Zan
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