Commento al Vangelo
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Domenica 23 aprile, commento di don Renato De Zan

Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero: i discepoli di Emmaus

Domenica 23 aprile, commento di don Renato De Zan

Lc 24,13-35

13 Ed ecco, in quello stesso giorno, il primo della settimana, due suoi discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14 e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15 Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16 Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17 Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18 uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19 Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20 come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21 Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22 Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23 e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24 Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l'hanno visto». 25 Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26 Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27 E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 28 Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29 Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30 Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31 Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32 Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33 Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34 i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35 Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

Si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero

 

Il Testo

 

1. La pericope evangelica di Lc 24,13-35 è stata arricchita di due piccole aggiunte liturgiche e di una soppressione nel versetto iniziale: “Ed ecco, in quello stesso giorno, [aggiunta; “il primo della settimana”], due [soppresso  “di loro” e aggiunta: “dei suoi discepoli”] erano in cammino…”. Il testo è incluso dal vocabolo “Gerusalemme” che apre (Lc 24,13) e chiude il brano (Lc 24,35). C’è una seconda inclusione. In Lc 24,16 si legge l’espressione: “Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo”, mentre in Lc 24,31 si legge l’espressione antitetica: “Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero”. All’interno troviamo le tre domande di Gesù. La prima (Lc 24,17) apre il dialogo con i due discepoli. La seconda (Lc 24,19) risponde alla domanda dei discepoli e lascia aperta la porta alla delusione dei due. La terza domanda (Lc 24,26) offre a Gesù l’opportunità di spiegare la Scrittura e, successivamente, di compiere il gesto eucaristico.

 

2. Sotto il profilo narrativo, la formula si divide in quattro sezioni. Una prima sezione (Lc 24,13-16) comprende il Preambolo in cui vengono presentati i tre personaggi: i due discepoli e Gesù. Nella seconda sezione (Lc 24,17-24) troviamo le tre domande di Gesù con il relativo dialogo tra il Maestro e i due discepoli. Nella terza sezione (Lc 24,28-32) si narrano l’offerta di ospitalità e il gesto rivelatore di Gesù. Infine, l’ultima sezione (Lc 24,33-35) comprende l’Epilogo: i due discepoli “tornano indietro” sia geograficamente (da Emmaus a Gerusalemme) sia teologicamente (da uomini senza speranza e pessimisti a credenti ricchi di fervore).

 

L’Esegesi

 

1. La formula evangelica ha due fuochi teologici. Il primo (Lc 24,27) riguarda la spiegazione che Gesù offre della propria passione-morte-resurrezione attraverso l’analisi di tutta la Scrittura: “E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui”. Il tema della spiegazione della Scrittura verrà ripreso da Luca nel prosieguo della narrazione (Lc 24,44). La passione-morte-resurrezione di Gesù non si possono né cogliere né capire senza la previa conoscenza delle Scritture (cf Gv 20,8-9).

 

2. Il secondo fuoco (Lc 24,30) si ha nei gesti che Gesù compie a tavola, davanti ai due discepoli: “Prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. Sono gli stessi gesti dell’ultima cena (Lc 22,19): “Poi prese il pane, rese grazie (è equivalente a “benedire”), lo spezzò e lo diede loro”. Se i discepoli di Emmaus lo riconoscono nel gesto compiuto, nell’ultima cena c’erano solo i Dodici?

 

Il Contesto Liturgico

 

1. Parola e segno sono i due elementi che fanno riconoscere Gesù Risorto. Parola e segno sono i due elementi costituivi della celebrazione di ogni sacramento: è il tema presentato dalla Colletta propria. Nella prima lettura (At 2,14.22-33) Pietro attua l’insegnamento di Gesù: attraverso la Scrittura dimostra la risurrezione del Signore. Nella seconda lettura (1Pt 1,17-21) si afferma che tutto ciò che Gesù ha vissuto (passione-morte-resurrezione) era già stato preordinato da Dio dall’eternità perché fondasse la fede, la speranza e la testimonianza di vita dei credenti.

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