Commento al Vangelo
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Domenica 21 luglio, commento di don Renato De Zan

Marta e Maria: due modi diversi di amare il Signore, il servizio e l'ascolto

Parole chiave: Marta (1), Vangelo (126), Diocesi (190), Maria (18)
Domenica 21 luglio, commento di don Renato De Zan

Il servizio scaturisce dall’ascolto della Parola

Lc 10,38-42
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: "Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma il Signore le rispose: "Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta".

Tematica liturgica
Gesù ha instaurato un nuovo modo di rapportarsi alla donna. Mentre nel mondo rabbinico c’era la convinzione che i troppi contatti con le donne fossero dannosi (nel trattato Pirqé Abot, Rabbi Yosé ben Yohanan di Gerusalemme diceva: "Non parlare troppo con le donne…Ogni volta che si parla troppo con una donna ci si attira la sfortuna"), Gesù dialoga con la donna e istituisce una nuova forma di rispetto. Dialoga con la samaritana (Gv 4), protegge la prostituta anonima di Lc 7, salva dalla lapidazione l’adultera di Gv 8, si circonda di una sequela femminile (Lc 8), da risorto manda Maria Maddalena come sua messaggera agli apostoli. Le scelte di Gesù hanno portato la Chiesa nascente a dire esplicitamente: "Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Gal 3,27-28). Questa apertura del Maestro, assolutamente nuova per allora (e, per molti aspetti, anche per oggi), porta Gesù a istituire un discepolato femminile, cosa assurda e impensabile alla sua epoca. Non c’è un episodio particolare dove Gesù compie tale gesto. Parecchi biblisti, tuttavia, concordano nel ritenere l’episodio di Maria e Marta come emblematico per parlare del discepolato femminile cristiano. Nel testo evangelico di Lc 38-42 esiste un’espressione che sembra avere un valore poetico: "Maria, ...sedutasi ai piedi di Gesù (in greco pròs toùs pòdas tou kirìou = "presso i piedi del Signore"), ascoltava la sua parola". L’espressione "presso i piedi del Signore" è, invece, una espressione tecnica per indicare il discepolato. Paolo, infatti, a Gerusalemme, rivolgendosi ai Giudei, disse loro che egli si era formato "alla scuola di Gamaliele" (At 22,3: in greco si ha parà toùs pòdas Gamaliel = presso i piedi di Gamaliele). Maria, dunque, aveva scelto di essere discepola di Gesù ricevendone la piena approvazione.
Se questo è l’elemento portante del testo, nel testo stesso si trova un altro tema, molto più sottile, ma anche molto umano. Sappiamo che Marta è l’amica di Gesù dal testo di Gv 11,5.20-27. Quando Gesù giunge in casa dei tre fratelli (Marta, Maria e Lazzaro), Marta si preoccupa di amare Gesù preoccupandosi del cibo. Ma siamo sicuri che Gesù desiderava in quel momento essere amato così? Maria intuisce che Gesù sente il bisogno di essere amato attraverso l’ascolto e si pone ai piedi di Gesù per accogliere il racconto delle fatiche apostoliche del Maestro. Da qui la comprensione dell’espressione di Gesù circa Maria che ha scelto la parte migliore. Detto in termini più semplici: quando ami una persona, amala come piace alla persona essere amata e non come piace a te amarla.
Di fronte a questa ricchezza teologica e umana, si comprende come la lettura fatta dai padri (Marta rappresenterebbe la consacrazione per una vita attiva, Maria per una vita contemplativa: Gesù manifesterebbe la preferenza per quest’ultima) non sia pienamente pertinente. Il fondamento che guida le scelte del cristianesimo non è la vita contemplativa o quella attiva, ma l’agape. La lettura patristica potrebbe contraddire la teologia dei carismi. Paolo, infatti, fa notare che ogni carisma è ugualmente prezioso, perché la comunità cristiana è un corpo e ogni membro nel corpo ha una sua dignità e importanza: "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune… Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo (1Cor 12,7.12).

Dimensione letteraria
L’episodio di Lc 10,38-42 si colloca dentro al grande viaggio di Gesù dalla Galilea a Gerusalemme per compiere la volontà salvifica del Padre per mezzo della morte e della resurrezione. Per questo motivo la Liturgia non sopprime l’inizio del racconto ("Mentre erano in cammino"), ma vi colloca l’incipit solito ("In quel tempo…").

Riflessione biblico-liturgica
a. I grandi temi del testo sono diversi: l’ascolto della Parola (Maria e Gesù), l’ascolto della Parola come radice di ogni servizio (Marta e Gesù), il discepolato femminile (Maria è ai piedi di Gesù), l’accoglienza (Marta e Maria nei confronti di Gesù), l’amore del prossimo in rapporto a come il prossimo desidera essere amato e non a come il soggetto attivo vuole amare (Gesù approva l’accoglienza di Maria), la confidenza amicale che porta a correggere la persona amica dentro alla logica di un amore e di una stima intatti (Gesù corregge Marta).
b. Alle fonti di ogni servizio (diaconia) ci deve essere l’ascolto della Parola. Diversamente la diaconia diventa pura filantropia: "E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi l’agape, niente mi giova" (1 Cor 13,3).

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