Commento al Vangelo
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Domenica 21 febbraio, commento di don Renato De Zan

E' la prima domenica di Quaresima e l’incipit biblico del vangelo introduce il tema delle tentazioni nel deserto

Domenica 21 febbraio, commento di don Renato De Zan

05.03.2006 - 1° di Quaresima - B

 

Mc 1,12-15

Il quel tempo, 12 lo Spirito sospinse Gesù nel deserto 13 e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. 14 Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, 15 e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

 

Convertirsi significa diventare progressivamente come Lui

 

Tematica liturgico-biblica

 “E’ conveniente che il popolo cristiano, per quanto dedito all’astinenza, desideri alimentarsi più con la parola di Dio che con il cibo corporale” (S. Leone Magno). Questa raccomandazione del grande papa del sec. V, viene  raccolta dalla petizione della Colletta propria dove la comunità orante chiede al Padre: “Disponi i nostri cuori all’ascolto della tua parola, perché in questo tempo di grazia sia luce e guida verso la vera conversione”. La conversione, dunque , tema fondamentale della Quaresima, nasce dall’ascolto della Parola che ha la forza di “far crescere nella conoscenza del mistero di Cristo” (Colletta generale) per testimoniarlo con una degna condotta di vita. Il cammino quaresimale di conversione, nell’anno B, viene guidato dal vangelo di Marco e di Giovanni. Le tappe del percorso svilupperanno il tema della sequela, “come Lui”. Il punto di partenza è costituito dall’episodio delle tentazioni. Sappiamo che nella Bibbia la parola “tentazione” (peirasmòs, in greco) indica quella particolare situazione in cui la persona fa la scelta profonda di fede: se stare o non stare dalla parte di Dio. Non si tratta, dunque, di una situazione dove si gioca o il merito o la colpa, ma si gioca la fede: o credi o non credi. Per Marco le tentazioni di Gesù sintetizzano in qualche modo tutto il ministero pubblico del Maestro. È lo scontro frontale con Satana. Da tale scontro Gesù uscirà vittorioso. Per questo motivo Marco descrive Gesù come il nuovo Adamo: sta in mezzo alle fiere e gli angeli lo servono.

 

Dimensione letteraria

L’incipit biblico del vangelo lega l’episodio delle tentazioni all’episodio precedente del battesimo di Gesù perché il testo originale inizia così: “E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto”. Il testo evangelico-liturgico, invece, stacca l’episodio delle tentazioni da quello del battesimo perché isola il brano delle tentazioni in questo modo: “Il quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto”. La Liturgia, poi, unendo il brano delle tentazioni (Mc 1,12-13) con il sommario successivo (Mc 1,14-15), attua una nuova contestualizzazione: solo dopo aver fatto una scelta per Dio (a imitazione del Maestro), l’uomo è in grado di dare il giusto valore al messaggio di Gesù.

 

Riflessione liturgico-biblica

a. Nel Battesimo la voce celeste proclamò Gesù come Messia e unico Figlio di Dio. La discesa dello Spirito Santo su Gesù rappresentò il compimento di quanto aveva detto il profeta Isaia (Is 42,1: “Ho posto il mio spirito su di lui”), dichiarandolo Servo obbediente di Yhwh. Lo stesso Spirito “sospinse” Gesù nel deserto. Per il mondo biblico il deserto è il luogo dove non c’è la benedizione di Dio (manca l’acqua, non c’è vita) e dove abitano gli spirito malvagi. Nel deserto l’uomo sopravvive solo se si tiene unito a Dio.

b. Diversamente da Matteo e da Luca, Marco non narra le tentazioni, ma dice solo che Gesù rimase nel deserto per quaranta giorni, tentato da Satana. Nella cultura biblica l’espressione “quaranta giorni” era legata all’esperienza di incontro con Dio (Mosè: Es 24,18; 34,28; Dt 9,9.18; 10,10; Elia: 1Re 19,8).

c. La tentazione non viene da Dio (Gc 1,13: ”Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male”). La tentazione viene dal Maligno (egli viene chiamato “il tentatore”: cf Mt 4,3). Il suo obiettivo non è indurre l’uomo al peccato (anche se questo è un obiettivo secondario che spesso va a segno), ma indurre l’uomo a rifiutare Dio in tutta la sua realtà affinché l’uomo diventi dio di se stesso.

d. Nella letteratura apocalittica apocrifa Adamo veniva presentato come immagine di Dio, signore delle fiere e servito dagli angeli. Dopo il peccato, le fiere si ribellarono, gli angeli non servirono più Adamo. La presenza di Gesù tra le fiere e il fatto che gli angeli lo servono stanno ad indicare una ripristinata condizione paradisiaca: nella persona di Gesù l’umanità e la creazione  si sono riconciliate con Dio. È il compimento dell’alleanza universale stipulata da Dio con Noè (prima lettura, Gen 9,8-15)

e. Dopo le tentazioni, Gesù inizia la sua predicazione tra la gente ritenuta più lontana da Dio. Secondo i teologi di Gerusalemme, la Galilea era abitata da ebrei semi-atei. Isaia aveva profetizzato che una grande luce (il Messia) avrebbe illuminato quelle regioni. Gesù , la vera luce, propone il suo messaggio a chi è convinto di dover cambiare (i cosiddetti “lontani”), non a chi è compiaciuto di sé e delle sue convinzioni.

f. La predicazione di Gesù viene riassunta in quattro brevi affermazioni. Dio ha deciso di porre compimento all’ultima e definitiva parte del suo progetto salvifico (il tempo è compiuto). Per questo motivo il Regno (Signoria di Dio) si è fatto vicino agli uomini che sono chiamati a convertirsi per parteciparvi. Questa è la bella novità (in greco: euaggelion) predetta dai profeti e annunciata da Cristo: il Regno futuro è già presente nella storia.

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