Commento al Vangelo
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Domenica 1 marzo, commentodi don Renato De Zan

Anche Gesù conosce le tentazioni. Per 40 giorni e 40 notti il diavolo lo tentò: ma nulla potè il maligno contro di Lui. Questa la nostra quaresima che inizia mercoledì 26 febbraio

Parole chiave: Quaresima. vangelo (1), Diocesi (190)
Domenica 1 marzo, commentodi don Renato De Zan

Mt 4,1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane". Ma egli rispose: "Sta scritto: "Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"". Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: "Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra"". Gesù gli rispose: "Sta scritto anche: "Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"". Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: "Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai". Allora Gesù gli rispose: "Vàttene, satana! Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto"".
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Tematica liturgica
Con il testo della Colletta generale, la Liturgia ci suggerisce il triplice valore della Quaresima: "O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita". La Quaresima è tempo di conversione. L’espressione "segno sacramentale della nostra conversione" indica l’antica consuetudine medioevale di confessare i propri peccati il mercoledì delle ceneri, di compiere la penitenza lungo tutta la Quaresima e di ricevere l’assoluzione il giovedì santo mattina (momento in cui finisce la Quaresima). In secondo luogo, la Quaresima è il tempo favorevole per crescere nella conoscenza del mistero di Cristo. Si tratta di prendere il mano il testo evangelico e di farlo diventare compagno quotidiano. Solo così è possibile "conoscere" Gesù. Ogni altra strada, che non sia la mistica (che è esclusivamente dono di Dio), non porta alla conoscenza di Gesù. Da ultimo, la Quaresima è il tempo privilegiato in cui il cambiamento di mentalità (=conversione) è chiamato a trasformarsi in testimonianza di vita. La conversione è sempre operativa. Questo quadro, teologicamente molto ricco, si colloca la vita umana, da sempre sottoposta alla fatica della "tentazione". Con la parola "tentazione" (in greco "peirasmòs") la nostra cultura indica l’anticamera del peccato (se si cede alla tentazione) o del merito (se si vince la tentazione). Nel mondo biblico  aveva un significato più radicale. Dalla tentazione l’uomo esce non credente (se cede alla tentazione) o rafforzato nella fede (se vince la tentazione). Alla luce di questo chiarimento si comprende perché Dio "mette alla prova" (vuole mostrare all’uomo ciò l’uomo è), ma non tenta: "Nessuno, quando è tentato, dica: "Sono tentato da Dio"; perché Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male" (Gc 1,13). Paolo, invece, ci dice con chiarezza che il demonio è il tentatore (cf 1Cor 7,5: "Perché Satana non vi tenti….") che si serve delle passioni umane per raggiungere i suoi scopi (cf Gc 1,14: "Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni, che lo attraggono e lo seducono"). È bene, però, tenere presente che l’Apostolo ammonisce i suoi cristiani dicendo: "Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. Nessuna tentazione, superiore alle forze umane, vi ha sorpresi; Dio infatti è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze ma, insieme con la tentazione, vi darà anche il modo di uscirne per poterla sostenere" (1Cor 10,12-13).

Dimensione letteraria
Il testo greco di Mt 4,1-11 è incluso dall’avverbio "allora", in greco "tòte" (Mt 4,1.10.11). L’incipit liturgico altera questo equilibrio perché toglie il primo "allora" e lo sostituisce con "In quel tempo", che slega l’episodio delle tentazioni dall’episodio del Battesimo. Tuttavia resta una certa inclusione formata da una breve sequenza nominale speculare (Mt 4,1: Spirito, demonio / Mt 4,11: demonio, angeli). Il testo si apre e si chiude con la dimensione divina: all’inizio del racconto lo Spirito Santo conduce Gesù nel deserto, mentre alla fine del racconto gli spiriti celesti, gli angeli, servono Gesù. L’inclusione è rafforzata dalla figura del diavolo: subito dopo l’inizio e poco prima della fine si trova il diavolo che entra in scena e ne esce (Mt 4, 3: "Il tentatore gli si avvicinò e gli disse…" //  Mt 4,11a: "Allora il diavolo lo lasciò…").
La parte centrale del brano è dominata dalle tre tentazioni (pane, tentazione verso Dio, ricchezza) articolate dalla triplice cadenza : (il diavolo) "gli disse" e (Gesù) "ripose". Gesù respinge ogni tentazione con la Parola di Dio, ripetendo in ogni singola tentazione l’espressione rabbinica "sta scritto.." (il demonio l’adopera una volta soltanto, nella seconda tentazione).

Riflessione biblico liturgica
Le tre grandi tentazioni si possono così sintetizzare. L’uomo non può essere considerato pura materialità ("Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio"). La fede non è fideismo miracolistico ("Non metterai alla prova il Signore Dio tuo"). Il potere e il denaro non sono le divinità dell’uomo ("Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto").

Domenica 1 marzo, commentodi don Renato De Zan
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