Portogruaro
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«Sogno un Ateneo internazionale: ponte di culture e di idee, aperto e innovativo»

Tiziana Lippiello, rettrice della Cà Foscari risiede a Portogruaro: «Il primo obiettivo è aumentare gli spazi dedicati agli studenti nelle nostre sedi». E’ laureata in cinese: «Mi ha cambiato la vita»

«Sogno un Ateneo internazionale: ponte di culture e di idee, aperto e innovativo»

C’è un po’ della Diocesi di Concordia - Pordenone a Cà Foscari, l’università di Venezia. Dal 16 settembre, infatti, la nuova Rettrice dell’ateneo è Tiziana Lippiello, nata a San Vito al Tagliamento nel 1962 e residente a Portogruaro.

Prima donna a rivestire questa carica a Venezia (ma sono otto in tutta Italia), Tiziana Lippiello è il 23° Rettore dell’università veneziana, una università che ha calcato prima da studentessa di lingua e cultura cinese e poi da docente. Dal 2014 ha anche ricoperto la carica di prorettrice vicaria con delega alle relazioni con l’Asia (2014-2017) e alle Relazioni Internazionali (2017-2020).

Succeduta a Michele Bugliesi è entrata in carica il 1° ottobre. Guiderà l’ateneo per i prossimi 6 anni e non sarà ulteriormente rieleggibile. Le abbiamo rivolto qualche domanda.

Tra laurea e lavoro: da quanti anni ha a che fare con Ca’ Foscari? Ha mai pensato di diventarne Rettrice?

A Ca’ Foscari mi sono laureata nel 1986, sono quindi in tutto e per tutto una cafoscarina, come usiamo chiamare chi si laurea nel nostro Ateneo. Mai avrei pensato, allora, che un giorno sarei stata Rettrice. La scelta di candidarmi e di mettermi a disposizione dell’Ateneo con questo ruolo è maturata nel tempo durante il mio incarico di Prorettrice alle Relazioni Internazionali a contatto con colleghi e colleghe e con il personale tecnico-amministrativo. Sono stata sollecitata da alcuni di loro a candidarmi così come dalla mia famiglia che devo dire mi ha stimolata molto a fare quest’altro passo.

Una laurea in cinese: perché da studente ha fatto questa scelta?

All’epoca eravamo sicuramente in pochi, in Italia, a voler studiare la lingua e la cultura cinese, Ca’ Foscari era già all’avanguardia negli studi delle culture orientali; ho scelto questo indirizzo di studi perché mi appassionava la storia del pensiero cinese, la filosofia, la cultura. Non avevo un’idea precisa di cosa avrei fatto al termine con questa laurea anche perché trent’anni fa la Cina non era di certo il Paese di oggi e non c’erano all’epoca gli sbocchi occupazionali che ci sarebbero stati poi per i laureati in cinese (nonostante avessi svolto un periodo di stage in un’azienda cinese già nel 1986). E’ stata quindi la passione a guidarmi verso questo corso di studi e da lì la mia vita è cambiata.

Lei è una nostra con-diocesana di Portogruaro, che è sede universitaria. Il suo diventare Rettrice di Cà Foscari potrà portare qualcosa di nuovo? Un legame maggiore?

Portogruaro è la città dove risiedo con la mia famiglia, ne sono ovviamente molto legata. Così come sono affezionata a Venezia, la mia seconda casa. Oggi Ca’ Foscari ha la sua mission, le sue sedi e la sua offerta formativa consolidata, a ogni modo io credo sempre nella bontà dei progetti e delle idee e ho fondamentalmente fiducia nelle persone, i colleghi e gli studenti in primis, per cui non escludo nulla a priori.

Tre richieste alla nuova Rettrice di Ca’ Foscari: un sogno, il primo obiettivo concreto e il timore maggiore riguardo l’università.

Il mio programma elettorale si intitolava Ca’ Foscari, un ponte per il mondo: uniti per cambiare. Ecco, il mio sogno - che spero si possa realizzare - è quello di un Ateneo internazionale, ponte di culture e di idee, aperto e innovativo, un Ateneo che faccia delle sinergie e delle relazioni un suo tratto distintivo. Il primo obiettivo, molto concreto, è quello di aumentare gli spazi dedicati agli studenti nelle nostre sedi, spazi per lo studio e per la socialità che favoriscano lo scambio e le relazioni. Le paure…le paure possono essere tante in un ruolo così complesso come quello di Rettrice, forse in questo momento la paura maggiore è quella di trovarci a gestire una università nuovamente immersa nel lockdown, spero sia uno scenario che non si ripeta nuovamente e che la situazione migliori. Per gli studenti, per il personale, per l’essenza stessa dell’università.

Università e Covid: come sta andando? Cosa è cambiato? Quali problemi e quali novità anche positive ha portato?

Sta andando bene nella misura in cui possono andare bene le cose in una situazione mondiale di emergenza sanitaria. Le Università hanno fatto un grande sforzo e in pochissimo tempo sono riuscite a convertire le attività didattiche in presenza in attività da remoto durante il lockdown, ora abbiamo fortunatamente riaperto, pur con tutte le limitazioni del caso, gli studenti avevano voglia di tornare in aula, di rivedere i loro compagni. La didattica è duale, in classe e online. Certo non dobbiamo abbassare la guardia, mantenere tutti la massima attenzione e fare così in modo che l’evolversi della situazione sia positivo. Nella crisi abbiamo comunque imparato qualcosa, per esempio c’è stata una crescita digitale che ha riguardato i docenti e il personale e questo è un fatto significativo, abbiamo imparato nuovi strumenti e nuovi approcci che possono tornarci utili anche in futuro.

Se uno studente delle superiori le chiedesse un suggerimento circa la Facoltà da scegliere per trovare poi lavoro, lei cosa risponderebbe?

Io penso prima di tutto che uno studente debba scegliere l’università sulla base dei propri interessi e della propria passione; io ho fatto così all’epoca e in pochi avrebbero scommesso sulle opportunità professionali derivanti dai miei studi. Ma credo che se si studia con passione un ambito, un argomento, poi le occasioni arrivano e si trova la propria strada. Ca’ Foscari è un Ateneo che ha saputo interpretare le nuove esigenze del mercato  puntando molto sull’interdisciplinarietà e sull’internazionalità: due aspetti che non solo contribuiscono ad arricchire la propria esperienza di studio e il proprio curriculum ma sviluppano anche un approccio diverso verso il mondo del lavoro e le sue opportunità.

Lei si è subito dichiarata Rettrice, quindi dà ragione alla Crusca nell’uso del femminile. Pensa che dovremmo farlo tutte (e non usare direttore, avvocato…)?

Nel mio caso è stato un passaggio naturale, non c’è stato calcolo; a Ca’ Foscari da qualche anno abbiamo introdotto nella definizione degli organigrammi il linguaggio di genere nei ruoli e negli incarichi, la cosa è stata quindi spontanea.

È una delle otto donne Rettrici di Università in Italia. Come vede le donne nel mondo del lavoro oggi in Italia?

Le donne hanno scontato per un lungo periodo gli effetti di una cultura e di una società che tendono ad attribuire all’uomo il compito di decidere, guidare, comandare; oggi va un po’ meglio ma tanta strada c’è ancora da fare, anche se io credo fino a un certo punto nelle quote rosa. Che tu sia donna o uomo, il successo te lo devi guadagnare per le tue capacità. Finora comunque le donne che sono o sono state al potere hanno dimostrato di avere una grande determinazione, molta energia e capacità di sintesi. Forse perché da sempre sono abituate a fare mille cose insieme.

Fonte: Redazione Online
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