L'Editoriale
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Metti un vaccino sotto l'albero

Italia batte Africa 80 a 1: le percentuali dei vaccinati contro il Covid. L’1 è simbolico: una cifra a spanne, dato che alcuni paesi africani viaggiano con una percentuale di vaccinati doppia dose di zero virgola qualcosa, mentre i vaccinati prima dose si quantificano con un dato medio pari al 7 per cento. Ora più campagne sostengono la vaccinazione nel grande continente

Metti un vaccino sotto l'albero

Italia batte Africa 80 a 1: le percentuali dei vaccinati contro il Covid. L’1 è simbolico: una cifra a spanne, dato che alcuni paesi africani viaggiano con una percentuale di vaccinati doppia dose di zero virgola qualcosa, mentre i vaccinati prima dose si quantificano con un dato medio pari al 7 per cento. Si va, infatti, dal 24% della Libia allo 0,16% della Repubblica Democratica del Congo (dati aggiornati all’8 dicembre).
Quella dei vaccini è una condivisione che va fatta: più campagne in atto lo suggeriscono a noi e a questa parte di mondo. Le ragioni sono molteplici ma una le sovrasta: la fratellanza umana. Quell’essere sulla stessa barca che papa Francesco ha indicato ad un mondo attonito davanti alla pandemia fin dal 27 marzo 2020. Ci siamo ancora dentro, immersi nello stesso virus che circola e si modifica in varianti.
Sarebbe bello che questo aiuto sgorgasse come il più naturale dei comportamenti, come un uomo che aiuta un altro uomo, quando ne ha possibilità e capacità. Da noi la risposta sanitaria al Covid 19 c’è e con una efficacia ben testata dal nostro ricco mondo e dagli 8 miliardi di dosi somministrate.
Se non bastasse la ragione umanitaria, a farle da saldo puntello c’è il mero tornaconto. Come ha detto il prof. Brusaferro in più occasioni: “Dalla pandemia usciremo solo quando il virus sarà debellato in tutto il mondo”. E allora la strada è ancora lunga, visto l’abisso esistente sul fronte vaccinazioni.
Il primo che, a Pordenone, ha parlato della necessità di vaccinare l’Africa è stato don Dante Carraro, medico e anima di Medici per l’Africa del Cuamm di Padova, ospite di Pordenonelegge e in qualche nostra parrocchia. A settembre ha lanciato la campagna “Un vaccino per noi” ricordando come, davanti a una emergenza globale, l’unica risposta possibile deve essere globale: per questo l’Africa non può rimanere esclusa. E per questo nello slogan ha volutamente inserito quel “noi”: siamo tutti compartecipi dei destini del mondo, nostra casa comune, anche se piace rimanere come api chiuse nella propria cella quando questa è molto confortevole.
Al suo primo appello si è aggiunta dal 9 dicembre la campagna “Per qualcuno essere no vax non è una scelta” di #coopforafrica che unisce l’Agenzia per i rifugiati dell’Onu, la Comunità di Sant’Egidio, Medici senza frontiere e la catena alimentare Coop, che ha promesso di raddoppiare l’importo di quanto raccolto dalle 1.100 filiali presenti in Italia. L’obiettivo fissato: vaccinare 250mila persone in dieci diversi paesi africani, ovvero somministrare 2,5 milioni di dosi. Molto, ma tanto resterà da fare.
Le grandi potenze si sono da tempo spese in dichiarazioni di sostegno ai paesi più poveri tramite distribuzioni di vaccini. Le pur buone intenzioni si stanno però scontrando da una parte con la difficoltà dell’impresa, dall’altra della timidezza dell’impegno profuso. L’Ue aveva promesso un miliardo di dosi entro il 2020: ne sono arrivate un terzo. Ma vaccinare l’Africa non deve restare un beau geste scritto nei documenti ufficiali: anche ciascuno di noi può concorrere e farlo diventare realtà.
Dare è importante ma, come spiegava don Dante Carraro, non sufficiente. Nella complessa e variegata situazione del continente africano a poco servono aiuti che arrivano alla spicciolata, senza pianificazione con chi già vi opera. Si provi infatti a pensare cosa siano la conservazione dei vaccini (la catena del freddo è un lusso in alcune zone del grande continente), la distribuzione (una rete sanitaria capillare è, se non rara, molto diversamente presente e lo stesso dicasi per la alquanto variegata situazione stradale), l’inoculazione (serve personale appositamente preparato), la reiterazione delle dosi.
Altro tema dibattuto è poi quello della attivazione di produzione di vaccini in loco: piatto su cui l’Ue ha promesso un miliardo di euro in aiuti.
E allora non solo perché è Natale, data così potente da instillare nel cuore di molti il desiderio di fare qualcosa di buono per gli altri, ma anche per un atto di giustizia verso altri uomini, donne e bambini, questo Natale sosteniamo le campagne di vaccinazione in Africa. Un regalo ugualmente e doppiamente utile: a chi lo riceve e a chi lo fa.

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