L'Editoriale
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Francesco: un santo così antico e così moderno

Il messaggio di Francesco è di una attualità straordinaria: scavalcando otto secoli, giunge a noi con la freschezza di ciò di cui oggi, proprio oggi, abbiamo immenso bisogno: il rispetto per il creato e la fraternità universale. Ben lo sa Papa Francesco, che ci ha donato l’enciclica “Laudato sì” e sta per donarci quella preannunciata sulla fraternità.

Francesco: un santo così antico e così moderno

Qualcuno ha detto: “S. Francesco è il secondo cristiano, dopo Gesù”. Una cosa è certa: chi vuol capire S. Francesco deve porre ogni attenzione al rapporto che egli ha avuto con Gesù. Da Gesù si è sentito salvato da un’esistenza senza speranza, senza una direzione per la quale valesse la pena di dedicare ogni energia e così vivere in pienezza, da Gesù si è sentito amato. A quell’amore, immeritato e inatteso, Francesco ha risposto con un amore totale, eliminando con determinazione ogni resistenza. Ed è nella radicalità di questo amore che va cercato il segreto della sua santità, che lo portò ad essere simile a Gesù persino nel corpo, con le stimmate.

Questa dedizione senza ombre al suo Signore ha portato il Santo di Assisi a impostare con i Vangeli quella che egli chiamava la “lettura semplice”: una lettura e preghiera continua, attenta e appassionata, preoccupata di cogliere il pensiero, i sentimenti, le indicazioni di Gesù, con la ferma decisione di mettere ogni sforzo per far coincidere i propri pensieri, sentimenti e comportamenti con quelli del Maestro amato. Chiamava tutto ciò ricerca del dono della Sapienza, da cogliere nella semplicità.

Il cammino che si apriva davanti a S. Francesco aveva come prima tratto la povertà, non intesa come rinuncia e neppure come solidarietà sociale, ma come imitazione del modo di vivere di Gesù, talmente affidato all’amore provvidente del Padre, da rendere libero da ogni avidità e preoccupazione di possesso, felice di avere solo l’indispensabile, avvertito come un dono. Anche un solo sorso di “sorella acqua”, portava con sé il profumo della mano del Creatore. Viste così, le creature apparivano preziose e degne di rispetto. Non più semplicemente “cose”, ma “fratello” e “sorella”. Francesco scopre così l’umiltà, proprio come sentimento di stupita gratitudine e di grande rispetto verso ogni creatura. Umiltà che è liberazione da ogni atteggiamento di superbia, di prepotenza, di avidità, di volontà di appropriazione, per lo spalancarsi di una libertà che nell’immersione in un creato, avvertito come “fraterno”, coglie continuamente motivi di incontenibile gioia, di “perfetta letizia”.

Naturalmente tutti questi sentimenti avevano la massima intensità quando si trattava degli uomini e delle donne. Creati da Dio a immagine di Gesù e da Gesù amati, per Francesco erano fratelli e sorelle da amare indipendentemente da ogni condizione sociale, morale religiosa. E così nel tracciato indicato dal suo Signore, Francesco trova la “carità”, l’amore generoso, impegnato, fedele. Ciò porta il Santo di Assisi ad un sentimento di fraternità universale, con la liberazione da ogni egoismo e ansia da autodifesa, e ancora una volta con il dilatarsi di una libertà di amore sconfinato, sino a far entrare nel cuore la “carità” stessa di Dio e con essa la sua felicità. Scrive Francesco: “E allora egli è suddito e sottomesso a tutti gli uomini che sono nel mondo e non soltanto ai soli uomini, ma anche a tutte le bestie e alle fiere, così che possono fare di lui quello che vogliono, per quanto sarà loro concesso dall’alto dal Signore”.

Il messaggio di Francesco è di una attualità straordinaria: scavalcando otto secoli, giunge a noi con la freschezza di ciò di cui oggi, proprio oggi, abbiamo immenso bisogno: il rispetto per il creato e la fraternità universale. Ben lo sa Papa Francesco, che ci ha donato l’enciclica “Laudato sì” e sta per donarci quella preannunciata sulla fraternità, di cui ha parlato di recente proprio ad Assisi.

E a noi cristiani, S. Francesco fa comprendere che chi vuole il rispetto del creato e la fraternità, senza delle quali l’umanità va verso la rovina, deve custodire una forte esperienza di comunione con Dio, un forte legame di dedizione al Signore Gesù. Di ciò siamo debitori verso Dio, il creato e l’umanità.

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