Friuli Occidentale
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Azzano,una comunità che aiuta nella sofferenza e nel lutto

Un incontro promosso dai Servizi sociali dell’Ambito

Azzano,una comunità che aiuta nella sofferenza e nel lutto

Nei giorni scorsi, a cura dei Servizi Sociali dell’Ambito territoriale Sile Meduna, è stato organizzato un incontro telematico su un tema che ha diffusamente coinvolto le nostre comunità particolarmente nel tempo drammatico della pandemia. E’ stata proposta con intensità e delicatezza, a più voci, una riflessione sulla necessità di accompagnare chi sta vivendo il momento estremo della vita con il suo carico di sofferenza e di sostenere la globalità della famiglia nel percorso del distacco definitivo da un proprio caro e nel tempo successivo del lutto. Ha svolto il ruolo di moderatore il dott. Stefano Carbone.
Il parroco don Aldo Moras ha aperto gli interventi sottolineando come la nostra realtà sia stata connotata in questa emergenza dalla solitudine che ha reso ancora più devastante il dramma della morte.
C’è chi non si arrende all’ineluttabilità dell’evento estremo e lo rifiuta con angoscia fino all’ultimo. In queste situazioni non si può fare altro che continuare a esprimere profonda vicinanza con pazienza, rispetto, partecipazione e ascolto. In ogni caso, mai raccontare bugie pietose, dato che chi entra nella fase terminale è consapevole della propria condizione irreversibile. Si può vivere l’esperienza del dolore alla luce della fede, associandola alla passione di Gesù.
Parlare della morte ai bambini? Sì, cercando le parole del cuore. Come la
mamma della piccola Amelie, consigliata di portare la figlioletta a salutare il papà durante la veglia funebre. “E’ molto bello il papà!” - ha osservato la piccolina. “Sì, ha messo il vestito più bello per andare da Gesù in cielo. Là costruirà una casa per noi e quando sarà pronta andremo ad abitare con lui”.
Il dott. Roberto Innocente ha raccontato alcuni tratti della lunga e intensa esperienza di medico al Cro di Aviano. L’oncologo deve certamente concentrarsi sulle cure, ma non può ignorare l’appello dell’ammalato che gli chiede partecipazione e vicinanza. E’, dunque, una presa in carico globale del paziente come pure della sua famiglia, con l’incombente rischio di farsi coinvolgere in modo eccessivo. In ogni caso, quando la malattia oncologica è senza speranza, è necessario affrontare la verità, sia pure con tutta la delicatezza possibile: ne consegue quasi sempre una maggiore e più serena accettazione dell’ineluttabilità prossima della fine.
Franco Tartari, pastore della Chiesa evangelica, ci ha fatto riflettere come tutti nel buio cerchiamo una luce, pertanto è logico che chi sta soffrendo cerchi una speranza e una liberazione. La Parola di Dio può dare tante risposte al dolore umano. Chi si avvicina a Cristo trova un impareggiabile sostegno. E proprio perché Lui ci offre la luce dell’eternità, non possiamo portarci sempre appresso la paura di morire perché rischiamo di non vivere. Nella Parola di Dio troviamo anche una forza di gioia e speranza per tutta la nostra vita.
Per don Davide Corba ogni lutto è totalmente nuovo ed è carico di incognite. Tuttavia le celebrazioni della fede rivestono sempre una grande importanza. Pensiamo alla desolazione dei parenti delle vittime del Covid congedate senza alcun accompagnamento…Per i sacerdoti che hanno questo compito di presenza e partecipazione è sempre molto impegnativo trovare le parole che possano accendere la scintilla della fede e del conforto, ma c’è sempre la certezza della Risurrezione a venire in soccorso. Per ogni persona è necessario poter avere del tempo per prepararsi al lutto; l’evento improvviso è sempre difficile da affrontare e tuttavia dalla fede nasce per tutti una energia straordinaria. La vicinanza fraterna è molto importante, ma la parola più forte, la luce determinante, è offerta dalla fede.
Allo psicologo Giovanni Santeramo sovviene una considerazione speciale: l’evento estremo è il più delicato da affrontare in assoluto. Nel corso del suo servizio alla comunità presso il Centro di Salute Mentale sta constatando che il tema della morte attualmente molto diffuso ha fatto insorgere fantasmi atavici. C’è chi sta rivivendo lutti poco elaborati. Si entra a volte nell’area riservata delle persone nella fase estrema e si scopre la non accettazione dell’evento finale che proietta verso l’ignoto. Ogni situazione è a sè stante, comunque chi è arrivato alla fine della vita deve riuscire a perdonare la morte. E chi è vicino deve fare insieme questo tratto di percorso verso l’ignoto con il più grande rispetto.
L’assistente sociale Stefania Ferreri ha affermato che gettare una luce sulla morte può trasformare il nostro modo di vivere. Questo evento ci insegna a non sprecare il nostro tempo “qui e ora”. Il dolore per la perdita di una persona cara è una scuola che ci forgia, ma deve essere espresso per lasciarlo andare. Spesso è vissuto nel silenzio, mentre è molto importante parlare delle proprie emozioni anche cercando il perdono da dare e ricevere per liberarsi dai sensi di colpa.

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