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La Chiesa al tempo del Coronavirus

Una quaresima che comincia senza la celebrazione delle ceneri, senza la via crucis del primo venerdì, senza la messa della prima domenica di quaresima. L'intervento del Vicario generale della Diocesi, mons. Orioldo Marson

Parole chiave: Chiese chiuse (3), Ceneri (1), via Crucis (9), Quaresima (19)
La Chiesa al tempo del Coronavirus

  Cosa sta succedendo? Come possiamo vivere questo passaggio, del tutto straordinario e così difficile, di fronte alle necessarie misure di prevenzione messe in campo dalle autorità nazionali e regionali per contrastare la diffusione del coronavirus? Ci sentiamo scossi e smarriti, toccati in punti delicati e preziosi della nostra vita: il rapporto con le altre persone, che rischia di diventare fonte di paure e di sospetti, e la partecipazione alla preghiera comunitaria, in particolare ai riti di apertura della Quaresima e alla santa Messa della prossima domenica, come anche al commiato religioso pubblico nei confronti dei defunti. Siamo chiamati a mettere insieme razionalità, spirito di fraternità evangelica, fantasia concreta.

1. Il principio di realtà e il senso del limite
Non siamo onnipotenti, non riusciamo a controllare tutto, non abbiamo poteri illimitati sulla realtà: ecco il primo, duro messaggio che l’esperienza di queste giornate ci sta consegnando. Forse ce ne eravamo dimenticati.
Anche la scienza e la tecnica sono limitate: non hanno fallito ma procedono comunque per prove e tentativi.

2. La responsabilità verso la comunità
Come diocesi del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, guardando anche a quelle lombarde, abbiamo scelto di attenerci concordemente e responsabilmente alle indicazioni previste dalle autorità civili, per la tutela della salute di tutti. In questo momento di emergenza, senza cedere ad allarmismi e paure non giustificate, ci affidiamo alla competenza e alla professionalità delle istituzioni, degli organismi e degli operatori coinvolti, che ringraziamo per il loro lavoro.

3. Occasione di preghiera e di nuova prossimità
Riporto alcune espressioni di mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano: "Invoco la benedizione di Dio per tutti. La benedizione di Dio non è una assicurazione sulla vita, non è una parola magica che mette al riparo dai problemi e dai pericoli. La benedizione di Dio è una dichiarazione di alleanza: Dio è alleato del bene, è alleato di chi fa il bene. La benedizione di Dio ispiri la prudenza senza allarmismi, il senso del limite senza rassegnazione." Ha poi aggiunto: "Dio è alleato del desiderio del bene, della salute, della vita buona di tutti. Chi è costretto a sospendere le attività ordinarie troverà occasione per giorni meno frenetici: potrà vivere il tempo a disposizione anche per pregare, pensare, cercare forme di prossimità con i fratelli e le sorelle".

Questa settimana di fine febbraio 2020 lascia un segno forte nella nostra vita personale e nel cammino della comunità ecclesiale e sociale. Non sappiamo se sarà necessario un prolungamento, che al momento non si può escludere, o se ci potranno essere delle correzioni in senso più favorevole alla vita religiosa delle persone. La dimensione religiosa non può essere trattata in maniera più ostativa rispetto all’attività economica.
La casa diventa importante: per pregare insieme, leggere il vangelo di questa prima domenica di quaresima, condividere qualche breve riflessione. E guardarsi intorno, pensando alle altre famiglie della via o del quartiere, per rendersi disponibili dare una mano con i bambini o per altri bisogni. Questa è Quaresima nel suo DNA tradizionale: preghiera, digiuno, elemosina.
Orioldo Marson
Vicario Generale

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