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Il vescovo Pellegrini sul no alle messe del governo

Cari confratelli e cari fedeli della Diocesi desidero comunicarvi tutta la mia vicinanza e dirvi che sento insieme con voi forte disagio e amarezza per tutto ciò che stiamo vivendo, non potendo nutrirci - come popolo di Dio - dei sacramenti.

Parole chiave: Messe (15), Coronavirus (232), Chiese (14), cei (42), Vescovo Pellegrini (26)
Il vescovo Pellegrini sul no alle messe del governo

Carissimi,
nel presentarvi il comunicato stampa della Conferenza Episcopale Italiana (del 26 aprile 2020) che condivido pienamente e che esprime tutto il disaccordo e il disappunto dei Vescovi nei confronti delle scelte fatte dal Governo, in merito al non aprire nessuna possibilità di celebrazione dei sacramenti nella "fase 2" (ad eccezione dei riti funebri), cari confratelli e cari fedeli della Diocesi desidero comunicarvi tutta la mia vicinanza e dirvi che sento insieme con voi forte disagio e amarezza per tutto ciò che stiamo vivendo, non potendo nutrirci - come popolo di Dio - dei sacramenti.

Come prevede il Decreto dal 4 maggio pv. è possibile la celebrazione delle esequie (anche con la S. Messa) alla presenza di 15 persone in chiesa (se di grandi dimensioni) o all’aperto, mantenendo le distanze sanitarie.

In attesa di ulteriori sviluppi e di indicazioni più precise vi invito ancora alla preghiera. Entro la fine di questa settimana intendo scrivervi con più particolari e maggior serenità.
Vi benedico di cuore.

IL COMUNICATO DELLA CEI A RIGUARDO

ono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto". Le parole del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista rilasciata lo scorso giovedì 23 aprile ad Avvenire arrivavano dopo un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della CEI, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio.
Un’interlocuzione nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria. Un’interlocuzione nel corso della quale più volte si è sottolineato in maniera esplicita che nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia - la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale.
Ora, dopo queste settimane di negoziato che hanno visto la CEI presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri varato la sera di domenica 26 aprile esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo.
Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità - dare indicazioni precise di carattere sanitario - e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia.
I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale.

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