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Il Vescovo Pellegrini scrive ai Presbiteri e Diaconi, Consacrati e Consacrate, Fedeli Laici nell'imminente Pasqua

Carissimi fratelli e sorelle, ci stiamo avvicinando alla celebrazione delle feste Pasquali. Una Pasqua funestata dal Coronavirus, che ci chiede di sentirci uniti, nonostante le separazioni...

Parole chiave: Indicazioni (2), settimana santa (6), Pasqua (36), Coronavirus (232), 2020 (7), Vescovo Pellegrini (26)
Il Vescovo Pellegrini scrive ai Presbiteri e Diaconi, Consacrati e Consacrate, Fedeli Laici nell'imminente Pasqua

Carissimi fratelli e sorelle,
ci stiamo avvicinando alla celebrazione delle feste Pasquali. Una Pasqua funestata dal Coronavirus, che nessuno di noi ha mai conosciuto sinora e che ci chiede di sentirci uniti, nonostante le distanze e le separazioni.
Uniti a quanti sono in prima linea durante questa emergenza: i tanti malati, gli anziani e le persone fragili; gli operatori del mondo sanitario e del volontariato, a cui va la nostra gratitudine e il nostro incoraggiamento; quanti lavorano per altri servizi essenziali; i governanti e quanti sono chiamati a prendere le decisioni che riguardano il bene di tutti; le tante persone che vivono con fatica la condizione di restrizione imposta.
Uniti come Chiesa resa una nella fede e nella preghiera che sale da quei luoghi santi che sono le nostre famiglie, preziose Chiese domestiche.
Nello stendere queste note, prima di offrirvi alcune indicazioni pratiche per vivere nel migliore dei modi la Settimana Santa, vi invito a ritornare alla Pasqua che Gesù ha celebrato con i suoi discepoli. Leggiamo il testo di Luca 22,8-13. "Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi, perché possiamo mangiare la Pasqua". Gli chiesero: "Dove vuoi che prepariamo?". Ed egli rispose loro: "Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua, seguitelo nella casa in cui entrerà. Direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? Egli vi mostrerà al piano superiore una sala, grande e arredata; lì preparate". Essi andarono e trovarono tutto come aveva detto loro e prepararono la Pasqua".
Sarà per noi come la Pasqua che ha vissuto Gesù, dentro la casa, con i suoi amici più cari. La vivremo così anche noi, quest’anno, in famiglia, attorno alla tavola. Siamo invitati a restare in casa come attenzione alla salute e al bene comune. E’ certamente una preziosa occasione per riscoprire il significato più vero della Pasqua che è la festa della famiglia. La società consumistica ci aveva abituati al proverbio "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi!". Anche se le celebrazioni con la partecipazione del popolo sono sospese… lo Spirito è presente e ci suggerisce di riscoprire lo spirito della famiglia, in forza del quale, le nostre case, per la presenza di Gesù - "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro" (Matteo 18,20) - sono una piccola Chiesa domestica. Riscopriamo la gioia e la bellezza della preghiera in famiglia!
Potremo vivere la Pasqua nelle celebrazioni della Chiesa, innanzitutto sentendoci in comunione con Papa Francesco, nelle celebrazioni diocesane che presiederò e in quelle delle vostre Parrocchie.
I formidabili strumenti di comunicazione che la nostra epoca ci consegna ci permetteranno di partecipare, seppur da casa, ai riti della Settimana Santa: saranno celebrazioni diverse da quelle a cui eravamo abituati, più sobrie ed essenziali, vissute con pochi segni e senza assemblee, in questo tempo che ci chiede di saper rinunciare.
Nei giorni di questa Quaresima già abbiamo potuto apprezzare come questi mezzi ci abbiano aiutato a pregare, a sentirci vicini e in comunione. E ancora quanta fantasia e quanta creatività pastorale.
Per questo voglio ringraziare fin da adesso veramente tutti, preti, diaconi e laici, religiose e religiosi, insegnanti e catechisti: grazie per il bene che ci avete fatto con la molteplicità delle vostre iniziative. Confido che tutto questo abbia tenuto acceso ed alimentato in tutti e ciascuno il desiderio di essere comunità, l’esperienza di sentirci nella Chiesa come in una famiglia, in cui ci si cerca e ci si vuol bene, una santa nostalgia della celebrazione eucaristica.
Siamo di fronte ad un cambiamento d’epoca: alla fine di questa esperienza non saremo più gli stessi! Ma già ci stiamo accorgendo che in questi giorni tragici si sono moltiplicate le iniziative di operosità, di solidarietà e di carità fraterna. Riconosciamo che la gente del nostro tempo - e non solo di una volta - si è dimostrata sensibile nell’ascoltare il grido di dolore di tanti fratelli e sorelle ammalati ed anche quello di coloro che hanno perduto i loro cari e cercano consolazione.
Viviamo i giorni della Settimana Santa sapendo che, pur distanti, stiamo camminando insieme.
Pordenone, 31 marz

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