Diocesi
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Autorità non è dominare, ma offrire all’altro la dignità

"Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti"

Parole chiave: Vangelo (126), Domenica (46), Diocesi (190)
Autorità non è dominare, ma offrire all’altro la dignità

Mc 10,35-45
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: "Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse loro: "Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

Tematica liturgica
Nel pensiero di Gesù c’è un legame molto stretto tra il tema il tema del servizio e il tema dell’autorità. Fuori del cristianesimo questi temi in genere sono disgiunti. Nel cristianesimo, no. Sul tema del "servizio" cristiano si è detto e si dirà ancora molto. Per non cadere nel facile inganno di concepire il servizio in modo "ideologico" è opportuno ritornare al testo di Mc 10,35-45 (vangelo) dove Gesù offre una interpretazione precisa di che cosa significa "servire". Egli, infatti, si propone come modello che ogni discepolo deve imitare: "Chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Il servizio, dunque, è imitazione e condivisione con Cristo. Sul tema dell’autorità cristiana è necessario subito chiarire che i criteri che gestiscono l’autorità civile e politica (che nel vangelo non è presentata in modo positivo!) non sono i criteri che sussistono nell’autorità della Chiesa. Gesù lo dice chiaramente: "Tra voi però non è così". Il potere e l’autorità non sono la stessa cosa. L’uno è più orientato a una gestione despota e autoreferenziale, l’altra è orientata a una gestione più democratica e attenta ai bisogni della gente. A sua volta l’autorità potrebbe essere letta come una realtà che assume due facce: c’è chi "ha" autorità per il ruolo che riveste e  c’è chi "è" autorità per le qualità che si ritrova. Gesù non affronta direttamente sia il problema che nasce dalla distinzione tra potere e autorità sia il problema che scaturisce dalla distinzione tra essere autorità e avere autorità. Da quanto Gesù dice, però, è possibile dire che il Maestro sia più orientato condannare il potere e a preferire colui che "è" autorità ed è capace di manifestarla, mettendo a servizio degli altri le proprie qualità. Il servizio che scaturisce dall’autorità è rivolto sia ai cristiani ("vostro servitore") sia a tutti ("servo di tutti") Nel primo caso il servizio (diakonìa) tende ad essere più una attenzione umile alle necessità degli altri (cfr At 6). Nel secondo, il servizio (doulèia) tende ad essere più un atto di culto perché si tratta della testimonianza-annuncio della Parola.

Dimensione letteraria
Nel contesto biblico di Mc 10,35-45 suggerisce due piani di lettura. Il primo vedrebbe nel bramo evangelico l’incomprensione dei discepoli nei confronti del mistero pasquale del Maestro. Il secondo leggerebbe nel brano un’ulteriore insegnamento del Maestro sull’identità del discepolo cristiano alla sequela del Messia sofferente e glorioso. Poiché il testo biblico-liturgico ha tolto la congiunzione iniziale "e" (greco kai) del testo originale biblico, aggiungendovi il solito incipit ("In quel tempo"), Il testo biblico-liturgico di Mc 10,35-45 va letto come testo senza contesto biblico e assume un significato semplice: il discepolo rifiuta il "potere" e assume l’autorità indirizzandola verso il servizio, su imitazione del Maestro. Il tema dell’autorità come servizio era già stato affrontato dall’evangelista in Mc 9,30-37 (Vangelo della 25° domenica, tempo ordinario, anno B).

Esegesi biblico-liturgica
a. La domanda dei figli di Zebedeo e lo sdegno dei dieci nei confronti dei due fratelli manifestano in tutti i discepoli di Gesù una sete nascosta di primeggiare. Tutti vorrebbero essere il secondo e il terzo (destra e sinistra di Gesù) nella gloria escatologica di Cristo, il primo, quando egli si manifesterà come giudice degli uomini. Gesù accoglie i sentimenti degli uni e degli altri e li aiuta a innalzarsi attraverso la proposta del servizio.
b. I vocaboli con cui il maestro illustra il servizio che deve fare il suo discepolo ("chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti") e la figura del Maestro stesso sono i due elementi sui quali poggia l’identità del servizio cristiano. I due vocaboli indicano in modo particolare, anche se non esclusivo, il servizio diaconale ("servitore") ai membri della comunità e il servizio della Parola ("servo") a tutti gli uomini.

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