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23 gennaio: Domenica della Parola

Domenica 23 gennaio la Giornata della Parola di Dio

23 gennaio: Domenica della Parola

1. "Stabilisco, pertanto, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio" (Francesco, Motu proprio "Aperuit illis" del 30.09 2019).
Questa attenzione alla celebrazione, alla riflessione e alla divulgazione della Parola, evidenziata da papa Francesco, viene da lontano.
Settantasei anni prima, il 30.09.1943, Pio XII promulgava l’enciclica "Divino afflante Spiritu" in cui ci sono passaggi molto interessanti su come i fedeli debbano leggere i Vangeli, su quanto i sommi pontefici, suoi predecessori, fecero per la divulgazione della Parola di Dio tra i fedeli e su come i sacerdoti siano chiamati a trasmettere la Parola.

2. Scrive Pio XII: "Pio X diede calorosa approvazione alla Società di San Girolamo, che ha per scopo di indurre i fedeli alla tanto lodevole usanza di leggere e meditare i santi Vangeli, e di rendere per quanto è possibile più facile questa pia pratica… Benedetto XV…. esortò "tutti i figli della Chiesa, e soprattutto i Chierici, alla venerazione delle Sacre Scritture congiunta con la pia lettura e l’assidua meditazione"; ed avvertì che "in quelle pagine si deve cercare il cibo, che la vita dello spirito fa crescere verso la perfezione"; che "il principale uso della Scrittura consiste nel valersene per esercitare santamente e con frutto il ministero della divina parola".

3. Per i sacerdoti Pio XII ha parole esortative esigenti: "I sacerdoti pertanto, che sono tenuti per ufficio a procurare l’eterna salute dei fedeli, dopo aver essi medesimi scandagliato con diligente studio le sacre pagine…dispensino col dovuto zelo nelle prediche, nelle omelie e nelle esortazioni, le celesti ricchezze della divina parola…..e la illustrino con acconci esempi tratti dalla storia sacra e specialmente dal Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo; e tutto questo - schivando con attenta cura quei sensi accomodatizi, escogitati da privata fantasia e stiracchiati da molto lontano, sensi che sono un abuso, anziché l’uso della divina parola - lo espongano con tale facondia e chiarezza, che i fedeli non solo si sentano mossi e infervorati a migliorare la propria vita, ma anche concepiscano una somma venerazione per la Sacra Scrittura".

4. Solo due brevi considerazioni.
La prima riguarda il fatto che il pontefice esorta alla lettura della Scrittura, ma la sua attenzione è concentrata sui Vangeli. Il Concilio Vaticano II aprirà questa visione di Pio XII offrendo al popolo di Dio tutta la Scrittura.
La seconda riguarda il problema dell’interpretazione della Scrittura. Il papa esclude "i sensi accomodatizi", fantastici e stiracchiati che sono un abuso e non un’ermeneutica (= interpretazione) corretta della Parola. Qual è il corretto modo di interpretare un testo biblico?

5. L’interpretazione deve tener conto prima di tutto dell’intenzione dell’autore e dell’intenzione del testo (che va anche oltre all’intenzione dell’autore). Da qui nasce la necessità di leggere il testo nelle lingue originali (ebraico, aramaico, greco), applicando i vari metodi dell’esegesi. La traduzione non sempre rispecchia in modo perfetto il testo originale. Successivamente bisogna tener presente l’unità della Scrittura: l’Antico Testamento è ispirato come il Nuovo perché un brano si spiega con altri brani biblici. La Scrittura va collocata e interpretata nella Tradizione, che è la sua culla. L’interpretazione non è privata (nessuno può interpretare la Scrittura come vuole: "Sappiate anzitutto questo: nessuna scrittura profetica va soggetta

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