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1 maggio: il vescovo Pellegrini nella messa per i lavoratori celebrata a San Michele al T.

Celebrata a San Michele al Tagliamento ma dedicata a tutti i lavoratori, in particolare: "Un grazie sincero a tutti i lavoratori e le lavoratrici che anche oggi lavorano, in particolare a tutti gli uomini e le donne della sanità che continuano anche oggi, giorno di festa, la campagna vaccinale per portare a tutti salute, tranquillità e serenità. Un grazie alla parrocchia che ci ha ospitato e all’Ufficio diocesano della pastorale sociale".  

1 maggio: il vescovo Pellegrini nella messa per i lavoratori celebrata a San Michele al T.

Diocesi Concordia-Pordenone

Omelia Festa di San Giuseppe lavoratore e del lavoro

san Michele al Tagliamento 1° Maggio 2021

 

 

 

Carissimi, stiamo vivendo il tempo Pasquale che ci fa sperimentare la gioia della Resurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. In questo giorno dedicato al mondo del lavoro, la Chiesa celebra la festa di San Giuseppe Lavoratore, quale patrono di tutti i lavoratori e le lavoratrici. Siamo invitati a contemplare Giuseppe padre legale di Gesù, all'interno della Famiglia di Nazareth, con suo figlio e Maria sua sposa. Quest’anno è una festa tutta particolare perché Papa Francesco con la lettera Apostolica Patris corde ha voluto dedicare l'anno 2021 a San Giuseppe, ricordando così i 150 anni della proclamazione, fatta da Papa Pio IX, di San Giuseppe patrono della Chiesa universale.

Nella lettera apostolica, mettendo in luce alcuni tratti singolari della paternità di San Giuseppe, Papa Francesco al numero 6 lo descrive come un ‘padre lavoratore’. “San Giuseppe era un carpentiere che ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia. Da lui Gesù ha imparato il valore, la dignità e la gioia di ciò che significa mangiare il pane frutto del proprio lavoro”.

 

Il racconto evangelico appena proclamato, ci porta a Nazareth, nel ritmo della vita quotidiana, quando Gesù, oramai diventato un maestro e un predicatore, ritorna al suo paese. Qui viene provocato dai suoi compaesani con un sarcastico interrogativo: “Non è costui il figlio del falegname?” (Matteo 13,35). Non gli credono, convinti che tanta sapienza e segni prodigiosi non possano accadere a chi vive l'ordinarietà di un lavoro umano. Gesù invece, con la sua umanità e la sua incarnazione, ricorda proprio il contrario, che chi si sottomette alla sapienza dello Spirito e si lascia guidare dai suoi doni, arricchisce anche la vita umana, inclusa quella lavorativa. Anzi, con la propria attività lavorativa, vissuta onestamente e con competenza, si realizza il progetto di Dio. Ed è proprio a partire da questo brano evangelico, che evidenzia l'umanità e la paternità di San Giuseppe, che nell’anno 1955, Papa Pio XII santifica la giornata del primo Maggio, tradizionalmente celebrata in forma ‘laica’ dai lavoratori, con l'istituzione della festa di San Giuseppe artigiano, facendolo patrono di tutti gli operai e di ogni professione lavorativa. Anche noi oggi siamo qui radunati, in rappresentanza di tutto il mondo operaio della nostra diocesi, per affidare tutto il mondo del lavoro, operai e imprenditori, al Signore attraverso l'intercessione di San Giuseppe. 

 

I tempi che viviamo sono difficile, in particolare molti settori produttivi sono in crisi. La pandemia del Coovid-19 non è soltanto un’emergenza sanitaria ma costituisce anche una grave crisi economica e del mercato del lavoro. Molte attività sono chiuse e tante famiglie sono in rovina.  Questa situazione ha messo in ginocchio non solo l'economia ma anche la tenuta del tessuto sociale, familiare, comunitario e pure personale di tanti uomini e donne, ragazzi e giovani. Siamo invitati tutti a guardare con speranza alla rinascita del dopo pandemia. Sappiamo che non sarà più come prima e qualcosa in noi dovrà cambiare. Occorre cambiare gli stili di vita e di lavoro, passando dalla speculazione all'imprenditorialità, uscendo così dall’assistenzialismo. Ogni lavoro è importante e non si può ridurre a puro guadagno o profitto, ma luogo in cui far crescere la nostra dignità per abbattere le sofferenze e le diseguaglianze ancora presenti nell’umanità. Con questa celebrazione desideriamo lanciare un appello in favore del lavoro, che è divenuto una questione urgente non solo nei paesi più poveri ma anche nei nostri paesi, causa la pandemia. Papa Francesco nell'esortazione apostolica ci richiama il significato vero del lavoro, che diventa partecipazione all'opera stessa della creazione di Dio e occasione di piena realizzazione per se stessi e per la propria famiglia. Chi lavora collabora con Dio perché diventa un po' creatore del mondo che ci circonda. La crisi del nostro tempo, che è crisi economica, sociale, culturale e spirituale, può rappresentare per tutti un appello a riscoprire il valore, l'importanza e la necessità del lavoro, per dare origine ad una nuova normalità in cui nessuno si debba sentire escluso. Nessun giovane, nessun uomo e nessuna donna, nessuna famiglia senza lavoro! Il lavoro, ricordava papa Francesco il 1° maggio dell’anno scorso, non è che la continuazione del lavoro di Dio: il lavoro umano e la vocazione dell'uomo ricevuta da Dio alla fine della creazione dell'universo. E il lavoro rende l'uomo e la donna simili a Dio, perché con il lavoro gli uomini e le donne diventano capaci di creare tante cose; anche di creare una famiglia e di sostenerla. Questa è la prima vocazione, perché coinvolge ogni persona con tutte le sue doti, capacità e qualità, facendola diventare simile a Dio. A ciascuno di noi il compito di custodire questa vocazione, salvaguardando il creato e la terra, nostra casa comune, partecipando con il lavoro alla creazione di un mondo più giusto più fraterno.

 

Faccio mia la preghiera che Papa Paolo VI ha rivolto al Signore per tutti i lavoratori e le lavoratrici, in particolare per quelli che soffrono, che sono sfruttati e per i disoccupati; che il lavoro invece di tutelare gli interessi particolari in odio profondo e in lotta permanente, diventi scuola di comune rispetto e ci conduca a maggior giustizia, alla fratellanza, al bene comune e alla pace. Sull'esempio di Gesù e di san Giuseppe, sappiamo amare e compiere bene il nostro lavoro ricavandone non solo benessere per noi ma per tutta la società. Preghiamo anche perché il lavoro sia aperto agli orizzonti dello Spirito, della preghiera e della ricompensa eterna. 

 

Un grazie sincero a tutti i lavoratori e le lavoratrici che anche oggi lavorano, in particolare a tutti gli uomini e le donne della sanità che continuano anche oggi, giorno di festa, la campagna vaccinale per portare a tutti salute, tranquillità e serenità. Un grazie alla parrocchia che ci ha ospitato e all’Ufficio diocesano della pastorale sociale.  

 

 

                                               + Giuseppe Pellegrini

                                                           vescovo

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