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Studenti d’accordo: "Vogliamo tornare a scuola in presenza"

Esperienze positive di didattica a distanza, ma partecipazione e confronto dal vivo non si possono sostituire

Studenti d’accordo: "Vogliamo tornare a scuola in presenza"

Come è già avvenuto nella scorsa primavera, dal mese di ottobre tutti gli studenti della scuola secondaria di secondo grado stanno seguendo pressochè con orario pieno le lezioni a distanza. Certo dobbiamo riconoscere le meraviglie della tecnologia che consente ogni giorno a una moltitudine di ragazzi di continuare a vivere l’esperienza scolastica con collegamenti di gruppo e individuali sempre più efficienti. La modalità complessiva di impostazione dell’insegnamento online è molto avvantaggiata dall’esperienza dello scorso anno. Tuttavia manca l’elemento fondamentale delle relazioni dal vivo, manca il clima coinvolgente della classe in presenza, del respiro reale della condivisione e del confronto reciproco.
Le testimonianze di alcuni studenti evidenziano questi aspetti e sottolineano la grande attesa di ritornare a popolare le aule, sia pure in un clima di grande rispetto delle regole imposte dal virus.
Giada, al terzo anno di un Istituto tecnico, ci spiega: "Quest’anno mi sono bene organizzata sul piano tecnologico, ma il piccolo schermo non può offrire tutte le emozioni e le possibilità di relazione che si possono vivere a scuola. A parte il fatto che questa modalità affatica tanto gli occhi, si sente il bisogno di cogliere almeno l’espressione dello sguardo sul volto degli altri, oltre che il calore della vicinanza. Purtroppo c’è questa tecnologica e ostile parete che ci divide. Mancano poi le indispensabili e vivificanti chiacchierate dal vivo con i compagni di avventura. Se torneremo in classe, come tutti desideriamo vivamente, potremo uscire da questo periodo tanto faticoso, da una condizione che non si può sopportare tanto a lungo. Indubbiamente è una grande fatica anche per gli insegnanti gestire gruppi numerosi di ragazzi molto stanchi e un po’ demotivati ".
Lorenzo, al terzo anno del liceo linguistico, osserva che "quest’anno la scuola è anche tecnologicamente molto bene organizzata e così pure l’impostazione delle video lezioni; si sente che queste ultime sono sostenute dall’esperienza dello scorso anno. Purtroppo la permanenza davanti al video per tante ore ogni giorno produce affaticamento alla vista e alla schiena. Inoltre pesa molto la differenza notevole rispetto alla scuola reale. E questo fatto rappresenta un disagio particolare quando alla base del programma ci sono le lingue. Davanti allo schermo mi sento isolato, sento che manca la passione sempre ravvivata dal fatto di camminare insieme, di sentirmi parte viva di un gruppo in cui è di grande sostegno lo stimolo reciproco. In ogni caso si vive in una situazione innaturale che a lungo andare diventa di una monotonia sempre più pesante: abbiamo a volte la sensazione di essere dei robot. Io spero tanto di riprendere ai primi di gennaio a frequentare la scuola vera perché mi manca tanto la vita di gruppo, la vita reale. Di fatto, anche alcuni insegnanti affermano spesso che questa non è la scuola vera, la scuola reale. Posso dire che c’è il vantaggio di registrare le lezioni e di riascoltarle. Questo è forse l’unico elemento positivo della dad imposta dal temibile virus".
Per Leonardo, al quarto anno del classico, "la scuola in questo momento è più pesante rispetto alla primavera perché gli insegnanti sono molto più organizzati ed è aumentata la mole di lavoro con quattro, cinque verifiche ogni settimana. Un professore, rientrato dopo il Covid, deve necessariamente recuperare per cui sta procedendo con un ritmo di lavoro troppo sostenuto. Percepisco tra i compagni di classe che riesco a contattare un diffuso clima di nervosismo e di stanchezza. Sì, siamo tutti molto molto stanchi anche perché dopo la mattinata faticosa dobbiamo impegnarci intensamente nello studio personale e a volte restare ancora davanti allo schermo. Inoltre già l’esperienza dello scorso anno aveva danneggiato le relazioni tra noi ragazzi: le mascherine e il distanziamento anche durante l’intervallo non favoriscono certo il dialogo e tuttavia è molto forte il desiderio di cambiare ambiente, di tornare tra i banchi e di lavorare realmente insieme".
Annalisa frequenta l’ultimo anno del tecnico turistico. Anche per lei c’è la forte attesa di ritornare alla normalità: "Aspetto molto il momento di riprendere a frequentare la scuola in presenza. La dad su sei giorni alla settimana, qualche volta anche con qualche appendice nel pomeriggio, è troppo pesante. Le interrogazioni e verifiche varie sono quasi tutte orali, per evitare a noi ragazzi la tentazione di copiare o di farsi aiutare. Di frequente arriva un grande affaticamento per la vista e anche la voglia di alzarsi dalla sedia per staccarsi dal video a uscire un po’ all’aperto. Sì, questa vita da studenti a distanza è molto dura. Inoltre il carico di compiti è sempre molto abbondante. Gli insegnanti sono molto disponibili, ma non c’è il contatto diretto come in classe. Credo che l’attuale modalità di fare scuola sia tanto dura anche per loro.
A me mancano tanto i compagni di classe, la loro presenza e il loro sostegno rassicuranti con la percezione di una fatica condivisa. Tutti noi abbiamo molta nostalgia della scuola vissuta insieme, anche se temiamo l’affollamento nei mezzi di trasporto. Per noi dell’ultimo anno c’è anche la preoccupazione per l’esame di Stato. Anche per questo aspetto, speriamo che si possa ritornare tra i banchi".
Marta, al quinto anno del liceo linguistico, e pertanto con tutte le preoccupazioni connesse con l’esame di Stato, è del parere che "la scuola a distanza può essere accettata per un paio di settimane, ma oltre è molto pesante per entrambe le parti. Di fronte alla prospettiva della importante prova finale, questa situazione sembra davvero insostenibile. Ora è assolutamente necessario tornare a scuola in aula. Non parliamo poi della fatica di stare per tante ore, concentrati e immobili, davanti a uno schermo, connessi ma isolati. Particolarmente per lo studio delle lingue questa situazione è davvero molto dannosa".
Davide, al quinto anno dell’indirizzo geometri, entra nel vivo della preoccupazione per la prova finale: "Per noi che ci prepariamo alla maturità è grave la mancanza di confronto diretto con gli insegnanti e con i compagni.
II contatto relazionale è un arricchimento: c’è sempre la necessità di dibattere, di chiedere chiarimenti soprattutto durante le spiegazioni.
Inoltre ci sono giornate pesantissime, perfino con sei ore davanti allo schermo. Se teniamo conto delle ore di studio, non c’è davvero il tempo per le relazioni con gli amici.
Per il ritorno nelle aule, si parla del 75 per cento in presenza, il che complica le cose, ma è già una conquista!
In quanto ai trasporti, nei giorni scorsi si è parlato per il nostro territorio di un buon aumento dei mezzi pubblici. Speriamo che questa disponibilità fughi tutti i dubbi del ministro Azzolina circa la riapertura delle aule".

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