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Senza lavoro, non ci può essere dignità per tutti. Si parli di occupazione anche dopo il 1° maggio

L’impegno sia orientato a dare risposte ai problemi più urgenti: sicurezza e tutela della salute

Senza lavoro, non ci può essere dignità per tutti. Si parli di occupazione anche dopo il 1° maggio

Trascorsi pochi giorni dalla festa del primo maggio, torniamo sui temi cruciali che caratterizzano il lavoro, le imprese, le famiglie del nostro territorio.
La pandemia ha modificato comportamenti e abitudini consolidate nei due anni trascorsi. Dal 24 febbraio scorso una guerra scellerata con l’invasione Russa dell’Ucraina aggiunge altre preoccupazioni e tragedie che si sommano alle già tante complicazioni del tempo che stiamo vivendo.
La precarietà del lavoro, le difficoltà a reperire manodopera in tante attività anche del nostro sistema produttivo, il difficile momento economico, l’uscita volontaria dal lavoro di tante persone, sono ancora lì a ricordarci che c’è sempre un dopo il primo di maggio.
E’ stato bello tornare nelle piazze d’Italia dopo 2 anni di Pandemia. È stato bello ritrovarsi per riproporre le ragioni del lavoro, perché il primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso. In un un’epoca caratterizzata da scarsa considerazione attribuita al significato del lavoro, è doveroso riconoscere il principio etico che l’uomo è chiamato e naturalmente destinato al lavoro. Perché il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro.
In questi due anni, il mondo del lavoro attraverso la sua rappresentanza sociale ha apportato un contributo generoso all’economia, alla tenuta sociale della comunità sia locale che nazionale. Un contributo che è servito a tenere aperte gran parte delle attività produttive del Paese e del nostro territorio, far "girare l’economia" soprattutto la manifattura.
Le fabbriche, gli uffici, i cantieri, gli ospedali, le case di cura e assistenza per persone anziane e tante altre attività produttive sono rimaste aperte continuando a lavorare e produrre, attenuando le conseguenze di un evento tragico che nessuno si aspettava e aveva saputo prevedere. Le persone hanno potuto lavorare in sicurezza contenendo la diffusione del contagio, il rischio di ammalarsi e di far ammalare.
Le scuole con enormi sacrifici e difficoltà per studenti e famiglie, ma anche per gli insegnanti si sono dovute reinventare nello studio e nell’insegnamento.
Grazie ad accordi lungimiranti sottoscritti dalle parti sociali anche nel nostro territorio è stato possibile gestire sia la ripartenza delle attività produttive che la campagna vaccinale senza incontrare grandi contrarietà ed ostacoli che solo in casi sporadici ci sono stati. Siamo grati di questo, ancora una volta nelle difficoltà si è riusciti a dare il meglio di noi.
Tutto ciò ha contribuito ad attenuare le difficoltà, permettere di iniziare a vedere la famosa luce in fondo al tunnel.
Purtroppo non è stato così per tutti, per molti lavoratori e imprese soprattutto dei servizi, delle libere professioni, in tante attività individuali e del terziario si è pagato un prezzo elevato alla pandemia. I costi sociali ed economici di ciò che è avvenuto sono enormi e per molto tempo continueranno a pesare sui bilanci di famiglie e imprese. La pandemia, come purtroppo testimoniano i dati, non è ancora del tutto debellata. E’ necessario continuare a vigilare adottare le norme che in questi mesi abbiamo imparato ad utilizzare, consapevoli che se tutti saranno responsabili la fase più acuta della pandemia ci si augura sia definitivamente superata. Prima o poi usciremo da questa situazione.
Nel nostro futuro ci sarà ancora il lavoro e ci si dovrà impegnare per trovare soluzioni alle innovazioni tecnologiche e organizzative che intervengono nei processi di produzione. Occorre intervenire e proteggere il lavoratore nell’utilizzo delle tecnologie che rimangono utili ad alleviare la fatica ed il rischio nelle attività più pericolose, rendere il lavoro più umano. L’obiettivo deve essere più lavoro per tutti, perché senza lavoro non ci sarà dignità per tutti.
L’impegno che auspichiamo dovrà essere orientato a dare risposte ai problemi urgenti, in primis alla sicurezza e tutela della salute sul lavoro. E’ inaccettabile che la cronaca quotidiana consegni all’opinione pubblica la notizia che nel nostro Paese continuano a perdere la vita mediamente tre persone al giorno. In molti casi purtroppo assistiamo a vicende di elusione delle norme basilari, trascuratezza di impianti, cattiva organizzazione, disattenzione, eccesso di sicurezza, per arrivare alle situazioni più gravi di manomissione delle sicurezze degli impianti. Diciamolo chiaramente tutto ciò non può essere più tollerato. È necessario l’impegno di tutti, in primis delle parti sociali, per trovare intese e accordi ispirati ad affermare una cultura del lavoro che pone la persona in primo piano, a partire dalle giovani generazioni che oggi sono studenti e un giorno faranno parte del mondo del lavoro. Abbiamo bisogno di imprese qualificate che dispongono dei requisiti fondamentali per operare e acquisire appalti e lavorare soprattutto in settori ad elevato rischio per la sicurezza dei lavoratori. Anche dopo questo primo maggio, festa dei lavoratori, i problemi restano ma con essi rimane anche la volontà e fiducia per un rinnovato impegno che dovrà essere orientato a ridare significato al nostro vivere il lavoro.
* Moderatore Pastorale Sociale Diocesi Concordia Pordenone

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