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Seconda ondata in Friuli Venezia Giulia: c’è una forte ospedalizzazione

Sindacati preoccupati. Si punta a coinvolgere di più i medici di base

Seconda ondata in Friuli Venezia Giulia: c’è una forte ospedalizzazione

E' stata presentata nei giorni scorsi dal vicegovernatore con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, l’attuale quadro generale della situazione sanitaria in FVG. L’andamento dell’epidemia nella seconda ondata sta manifestando con maggiore frequenza rispetto alla prima la necessità di ospedalizzazione e di cure intermedie. E’ stato pertanto avviato un riassetto delle strutture di tutte le aziende del sistema sanitario non solo in relazione alla disponibilità di posti letto ma anche di personale sanitario, per il quale prosegue comunque l’attività di reclutamento. In merito al tema di grave carenza di personale sanitario (ci riferiamo in particolare alla situazione dell’Asfo - Friuli Occidentale) è stata molto intensa e determinata l’azione dei sindacati confederali che hanno pure promosso, la scorsa estate, il primo sciopero del settore. Il personale, riportiamo alcune considerazioni di Antoniello e Benvenuto, è stremato. E’ durissimo resistere pesantemente bardati in una condizione di superlavoro per 12 ore continuative. Si auspica una adeguata retribuzione, ma neppure questa potrebbe rendere sostenibile un ritmo di lavoro troppo pesante. E’ grave che il 31 maggio siano stati sospesi i contratti che dovevano essere rinnovati, anche in vista del piano ferie. Il personale allora licenziato è stato totalmente assorbito dal vicino Veneto. E’ necessario inoltre riattivare lo sportello psicologico quale supporto a questi speciali lavoratori le cui energie psicofisiche sono purtroppo esaurite.
Focolai nel territorio regionale In settembre e ottobre sono stati registrati focolai nati nel nostro territorio, in parte secondari ai casi importati nei mesi precedenti e poi favoriti dal mancato rispetto delle norme Covid.
Alla data del cinque novembre erano stati eseguiti 543mila tamponi che hanno permesso di individuare 11.264 casi di Covid con un’età media delle persone colpite di 50 anni. Sono stati poi registrati 414 decessi di persone con un’età media di 85 anni, che collocano la letalità grezza della nostra regione al 3,5% dei casi, contro il 5,5 di quella nazionale.
Riccardi ha spiegato che "durante la prima ondata l’indice della richiesta di posti in terapia intensiva ha seguito una curva quasi verticale nonostante il numero dei malati fosse minore. Ora la situazione è molto diversa perché c’è una rilevante ospedalizzazione nei reparti di pazienti che necessitano di cure di media intensità, ma è cresciuto moltissimo anche il numero delle persone in isolamento".
Rispetto ai 374 focolai d’infezione registrati nella settimana dal 19 al 25 ottobre, ben 283 casi (76%) hanno avuto origine all’interno del nucleo familiare, 31 (8%) sul posto di lavoro, 24 nell’ambito amicale (6%), 16 nelle case di riposo (4%), 11 nelle scuole (3%), 4 in ospedale (1%), 3 durante eventi sportivi o in palestra (1%).
Nelle strutture per anziani, dove prosegue un’attenta azione di screening con il test per il Covid, in questa seconda ondata i contagi sono più che dimezzati.
Infine per quanto attiene le scuole, sono stati registrati contagi in 109 istituti (34 di Pordenone, 32 di Trieste, 28 di Udine e 15 di Gorizia) con il contagio complessivo di 186 alunni e 23 tra il personale.
Friuli Occidentale Analizzando la situazione delle strutture sanitarie, Riccardi ha precisato che "al cinque novembre l’Azienda sanitaria Friuli Occidentale (Pordenonese) aveva un’occupazione delle terapie intensive di 9 posti su 10, ma si era attivata un’azione di ampliamento sia di questo reparto sia di quelli di medicina e di pneumologia che hanno una capacità di 72 posti letto. Sono stati resi operativi 10 nuovi posti letto di terapia sub intensiva, ai quali si prevedeva di aggiungere 40 posti letto ottenuti dalla riconversione di un reparto medico. Dal 9 novembre è stato necessario ridurre a cinque le sedute operatorie di Pordenone e sospendere quelle di Spilimbergo, mentre a San Vito è rimasta attiva una sala operatoria ed è in via di individuazione un albergo sanitario. Sul territorio dell’Asfo (Azienda sanitaria Friuli Occidentale) ci sono due focolai nelle case di riposo di Cavasso Nuovo e San Quirino. Basti un solo dato per fare capire l’urgenza di disporre di tutte le forze in campo: al 21 ottobre di quest’anno gli isolati erano 2000, oggi sono circa 7.300".
E’ in questo quadro che un apporto massiccio nell’assistenza domiciliare da parte dei medici di base potrà intervenire per l’attività di refertazione e di assistenza ai pazienti in isolamento laddove il sistema ospedaliero come pure delle residenze e dei dipartimenti è già in affanno. Il problema riguarda un territorio ancora da rinforzare che non riesce a fare da filtro arginando gli accessi al Pronto soccorso.

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