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“Quello che facciamo non è che una goccia nel mare, ma il mare è pur fatto di gocce”

L’impegno di Laura e Tommaso in Thailandia favore dei bambini

“Quello che facciamo non è che una goccia nel mare, ma  il mare è pur fatto di gocce”

Arriva il giorno che scombussola la quieta vita coniugale tra le colline di Polcenigo. Il marito accetta la proposta di un trasferimento in Thailandia per lavoro. La moglie lo segue, ma dovrà reinventarsi nuovi spazi vitali per non starsene con le mani in mano. Viene accolta tra le braccia del volontariato: nasce così una storia di impegno umanitario che coinvolge entrambi. Lui è Tommaso Origo, trentanovenne di Polcenigo, manager di Electrolux Professional. Lei è Laura Zanussi, trentaquatrenne di Pordenone, che attraverso il passaparola entra in contatto con la Onlus “Take care kids”, la cui traduzione fa capire le finalità: prendersi cura dei bambini. Proteggerli da un ambiente disastrato per dare loro un futuro.
Il contesto territoriale è socialmente devastante. Pattaya è una città di mare, reclamizzata in tutto il mondo da accattivanti dépliant turistici. Un villaggio di pescatori si è trasformato in una potente macchina per divertimenti di ogni genere. Ma il boom economico ha lasciato larghi spazi di povertà e di sfruttamento alimentato dal mercato della pedopornografia e della prostituzione. La Thailandia è tra le mete mondiali del turismo sessuale, ambita anche da molti “clienti” italiani. “Stiamo dedicando anima e corpo – spiega Laura – a sostegno dei più indifesi, bambini e donne, come naturale conseguenza del nostro modo di pensare. Siamo consapevoli che la vita ci ha dato dei privilegi, si tratta di ricalibrare il tiro, aiutando chi ha avuto la sfortuna di nascere dalla parte sbagliata del mondo, quella più povera”. Gli studi umanistici e sociali, oltre a una forte sensibilità contro le ingiustizie, hanno aiutato Laura nelle scelte. Tommaso non si è tirato indietro: “È uno di noi” commenta la moglie. Appena può, toglie giacca e cravatta e si trasforma in un “giocattolone” per i tanti bimbetti: “Dopo le prime titubanze, si è calato nel progetto. Trascorre così buona parte del suo tempo libero. Gioca spensieratamente con loro, cercando di far dimenticare tutto lo schifo che hanno subito. È diventato il nostro Babbo Natale ufficiale”.
Sono tre i pilastri su cui poggia l’attività di “Take care kids”. Il primo pilastro è la Casa famiglia, “finalmente riconosciuta dal ministero – spiega Laura – come struttura privata inserita nel tessuto sociale”. È il paracadute per bambini che hanno sperimentato abusi di varia natura: sessuali, psicologici, torture. “In dieci anni sono passati da noi un centinaio di minori. Che cosa facciamo? Li aiutiamo – espone con sintesi – a ritrovare la serenità per la cura delle “piaghe”, attraverso percorsi educativi, alimentazione regolare e gioco. In pratica, accompagniamo queste piccole creature verso il futuro”. Il secondo pilastro è rappresentato da una rete di aiuti per le ragazze madri, che spesso sono giovanissime e senza alcun mezzo di sostentamento: “Diamo loro cibo, latte e pannolini per i bambini, medicinali, istruzione scolastica e spesso anche opportunità di lavoro. In cambio, alcune di loro, diventano volontarie nella nostra organizzazione”. Il terzo pilastro consiste nell’attività di monitoraggio nelle baraccopoli, che sorgono attorno a Pattaya, e nei campi di lavoro dove gli sfruttati sono i migranti che arrivano da Cambogia, Vietnam, Laos, Birmania. La grande città è una calamita per le speranze di sopravvivenza, ma spesso si trasforma in una trappola: “Questi sono luoghi di gravi rischi igienico-sanitari e di profonde disuguaglianze sociali. Attraverso il sostegno ai bambini, controlliamo le situazioni di degrado e di violenza dei familiari”.
La Onlus è nata da una storia curiosa di solidarietà. Il fondatore Giorgio Lusuardi, ex giornalista, svolgeva l’attività di inviato nelle aree del Sud-Est asiatico per il Gruppo L’Espresso. È rimasto folgorato dalla gravità dei problemi di povertà e di sfruttamento che colpivano soprattutto i minori. Fenomeni che lo tormentavano: “Com’è possibile? Non può esserci il silenzio”. Non poteva più tirarsi indietro. Tutto è cominciato con un pacco di riso donato a un ragazzino che viveva stabilmente sotto un ponte, dove sniffava colla per non sentire i morsi della fame. Da qui è maturato un obiettivo umanissimo: ridare un sorriso a quei bambini. Ha fondato così “Take care kids” per dare una struttura alle attività che ruotano attorno al motto coniato da lui stesso: “Quello che facciamo non è che una goccia nel mare, ma in fondo il mare è fatto di gocce”. Servono aiuti. Laura si è lasciata coinvolgere anche nelle campagne promozionali: “C’è un intenso lavoro per raccogliere finanziamenti per la nostra organizzazione, che non è governativa, quindi vive soltanto di fondi propri. Vogliamo restare piccoli, ma trasparenti”. Passione ed entusiasmo hanno consolidato una rete di sostenitori anche qui, nel Nord-Est, a partire dal Pordenonese e dal Portogruarese, dove Laura è conosciuta. E quando raggiunge i suoi obiettivi, respira soddisfatta: “Ho fatto la mia parte. C’è una frase potente che dice: nei nostri sogni esiste un altro mondo. Ecco, vorrei che il mio permettesse l’inclusione sociale”.
C’è però la casa di Polcenigo, in mezzo al verde, che attende i due coniugi per essere “vissuta”. L’esperienza in Thailandia avrà probabilmente una scadenza, in quanto è legata al destino professionale di Tommaso. Prima o poi maturerà anche il ritorno in Friuli. Che ne sarà dell’esperienza di Laura? Lei mette già le mani avanti per far capire che il suo impegno non è paragonabile a una bolla di sapone, perché la sua scelta esistenziale è antecedente alla trasferta all’estero. L’impostazione della sua vita sta dentro il volontariato, con l’intento di “non voltarsi mai dall’altra parte”. Già a scuola non sopportava le ingiustizie, figurarsi adesso che gira il mondo, in terre tormentate. “La sensibilità nei confronti di chi ha bisogno – spiega come se fosse il manifesto del suo futuro – può trovare concretezza sia a migliaia di chilometri da casa, sia nel lavoro delle molte associazioni locali, o nell’aiuto personale alla dirimpettaia di pianerottolo. Rivendico l’importanza paritetica di queste opzioni, qui e altrove”.

“Quello che facciamo non è che una goccia nel mare, ma il mare è pur fatto di gocce”
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