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Omicidio di Giulia incinta: pensieri tristi

La violenza in famiglia solleva i più grandi interrogativi sulla natura dell’essere umano. Il rapporto di coppia è pensato, desiderato, sognato come la culla dell’amore. Ma proprio in questa culla da sempre si nascondono anche tanti coltelli e l’uccisione è l’atto ultimo di azioni violente, liti, tradimenti.

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Omicidio di Giulia incinta: pensieri tristi

Se c’è un comandamento che recita “Non uccidere” significa che da sempre dentro il profondo dell’animo dell’essere umano c’è la possibilità di uccidere. Un libro antico, la Bibbia, ce lo spiega bene: erano due fratelli e uno ha ucciso l’altro. Uccidere è una possibilità dentro il cuore, la mente, le mani di ogni essere umano. La storia è piena di tristi racconti, dovrebbe essere maestra, ma è poco ascoltata. Si può perfino uccidere “legalmente”. Le esecuzioni, la pena di morte esisteva ed esiste. Però non dimentichiamo che 2000 anni fa è arrivato uno strano personaggio, figlio di Maria e Giuseppe, ma anche figlio di Dio Padre, che in pubblico, in un’esecuzione legale disse “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Questo personaggio speciale ha detto che c’è un comandamento importante “Ama il prossimo tuo” di conseguenza dobbiamo proprio arrenderci all’evidenza che se c’è un comandamento per non uccidere e un comandamento per amare, l’amore non è qualcosa di spontaneo. Quante persone, uomini, donne, vecchi, bambini, sani, ammalati, innocenti, colpevoli sono stati uccisi nei secoli e sono uccisi ogni giorno anche oggi. Pensiamo per un momento che alcuni secoli fa le persone venivano messe vive al rogo perché giudicate eretiche da altre persone.

Poi succede che una uccisione, come quella di Giulia, fa più scalpore, attira più l’attenzione, ma è di fatto la punta di un iceberg molto profondo, molto diffuso, così terribile e possibile che non vogliamo vederlo. Sul singolo episodio si scatenano analisi personologiche e si dicono anche stupidaggini. La più grande è l’uso della parola stress e, da qualche tempo, vanno di moda due aggettivi rivolti all’assassino “narcisista” e/o “manipolatore”. Purtroppo invece ogni essere umano, perfettamente in grado di intendere e volere, con una personalità nella norma può decidere di uccidere. Nella storia dell’umanità milioni di esseri umani sono stati addestrati ad uccidere, non dimentichiamolo! Ancora oggi migliaia di persone sono pagate per uccidere.

Allora dobbiamo arrenderci? Direi di no, ma è urgente individuare la strada giusta. L’essere umano ha bisogno di educazione, di essere aiutato a tirare fuori le sue potenzialità positive, la capacità di amare che corrisponde al comandamento “Ama il prossimo tuo” e nel contempo  a riconoscere, controllare, contenere le potenzialità negative e così rispettare l’antico comandamento “non uccidere”. L’educazione parte da lontano. Sempre gli adulti, genitori ed educatori, hanno bisogno di essere educati per essere a loro volta capaci di stimolare nelle nuove creature i germogli positivi. Compito sempre più difficile. Se mi guardo attorno mi spaventa la marea di immagini violente che possono essere ogni giorno inconsapevolmente interiorizzate da bambini, ragazzi, giovani, adulti, anziani. Mi riferisco alle terribili immagini dei telegiornali quotidiani, ai film, telefilm, fumetti violenti che pervadono tutti i canali televisivi. Adesso qualche volta anche una partita di calcio rischia di essere l’occasione per buttare fuori rabbia, aggressività, violenza.

La violenza in famiglia solleva i più grandi interrogativi sulla natura dell’essere umano. Il rapporto di coppia è pensato, desiderato, sognato come la culla dell’amore. Ma proprio in questa culla da sempre si nascondono anche tanti coltelli e l’uccisione è l’atto ultimo di azioni violente, liti, tradimenti.

Adesso chi ha ucciso Giulia chiede dal carcere di vedere il figlio nato da una relazione precedente. Lo psichiatra Crepet, in una intervista pubblica, esprime un netto parere contrario “Sarebbe un grande errore….quel bambino va tutelato”. Concordo con il no del professor Crepet perché questo padre non ha pensato al figlio quando frequentava contemporaneamente due giovani donne e ancor meno quando uccideva Giulia.

Maria Josè Mores, psicologa

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