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INTERVISTA IN ANTEPRIMA - La profezia di don Sennen Corrà allo studente Angelo Scola

Il già patriarca di Venezia e già arcivescovo di Milano ci svela  il retroscena. Domenica 23, alle 11.30 in piazza San Marco, a Pordenone, presentazione del suo libro "Ho scommesso sulla libertà"

INTERVISTA IN ANTEPRIMA - La profezia di don Sennen Corrà allo studente Angelo Scola

“Ho scommesso sulla libertà" è un titolo intrigante. La proposta di lettura viene dal cardinale S.Em. Angelo Scola, già patriarca di Venezia, già arcivescovo di Milano e, da un anno, ritiratosi nella provincia di Lecco, ad Imberido, paese di neanche millecinquecento anime non distante dai suoi luoghi natii. Un libro che, a pag. 27, contiene - per noi della Diocesi di Concordia-Pordenone - una gradita sorpresa: il giovane Angelo Scola, non ancora sacerdote e nemmeno seminarista, incontra in una vacanza in montagna un certo don Sennen Corrà. E don Corrà apostrofa lui e il suo amico: "Ecco due ragazzi che diventeranno preti!". Impossibile resistere alla tentazione: ne abbiamo parlato direttamente con il cardinale che ha regalato ai lettori de Il Popolo questa intervista. Per incontrarlo, invece, l’appuntamento è domenica 23 settembre alle ore 11.30 in piazza San Marco a Pordenone. Un’altra simpatica coincidenza per lui che è stato patriarca.

Nel suo libro "Ho scommesso sulla libertà", lei nomina don Sennen Corrà e la sua "profezia" riguardo il suo sacerdozio futuro. Noi, diocesi di Concordia-Pordenone, abbiamo avuto un vescovo Sennen Corrà. È lo stesso Sennen? È stato quella l’unica occasione di incontro? Avete avuto modo di ricordare l’episodio?

Don Sennen fece quella che lei chiama una profezia simultaneamente a me e a Nicora che come me sarebbe divenuto anche cardinale. Le nostre strade si sono poi separate fino a quando fui nominato patriarca di Venezia. Lo rincontrai quand’ormai aveva già presentato al Papa la sua rinuncia in qualità di vescovo di Concordia-Pordenone. Prima della sua scomparsa ebbi modo di incontrarlo qualche altra volta. Parlammo di quell’episodio giovanile e una volta, abbastanza a lungo, della tragica morte nel lager dei suoi fratelli Flavio e Gedeone. Toccò poi a me, in qualità di patriarca di Venezia, celebrare con il card. Cé ed altri vescovi il rito esequiale del vescovo Sennen, mentre S.E. Poletto tenne l’omelia.

"Ho scommesso sulla libertà": ci spiega il titolo del suo libro?

Se uno ci pensa bene il titolo è molto facile. Infatti la libertà è l’emblema dell’uomo. L’uomo è, nella sua sostanza, una libertà, sostenuta dal suo essere "uno di anima e di corpo".

Oggi sembra anacronistico legare il concetto di vita religiosa o anche da cristiani con il concetto di libertà: a cosa si deve? Forse alla poca cultura cristiana che abbiamo? Se ne sono persi i rudimenti?

Più che di una questione anacronistica si tratta del fatto che spesso molti uomini e donne vivono in uno stato di quasi incoscienza circa la questione fondamentale del senso della vita. Questo vale anche per i giovani. Ma se uno incontra una persona che è veramente libera, subito il desiderio di libertà e la sua centralità nella vita diventa evidente.

Eminenza, lei nel libro parla molto del ruolo attivo dei cattolici nella società come nella politica: come formare anche a questa partecipazione i giovani?

L’impegno sociale e politico, di grande importanza, è una conseguenza dell’impegno con la vita. Quindi il problema è sempre lo stesso: bisogna comunicare attraverso un’esperienza diretta e affascinante il senso del vivere. "Per chi" io ricomincio ogni mattina a vivere? All’interno di questo saranno poi le situazioni, le circostanze ed i rapporti a provocare anche i giovani a questo fondamentale impegno con la vita civile.

Se penso al cardinale Scola la prima parola che mi viene in mente è "meticciato", una sua parola ricorrente. Come vede la questione migranti in Italia e in Europa?

La vedo come uno che cerca di rispettare i processi che avvengono nella storia. Perché non siamo noi a produrli, ma noi li possiamo tutt’al più orientare.

Quando, nel 2004, ho cominciato a parlare di meticciato ho sempre anche detto che era necessaria una sorta di "Piano Marshall" per regolarlo. Sarebbe ora che l’Europa si decidesse ad agire in questo senso. Purtroppo i dati recenti non fanno sperare bene.

Cardinale, è difficile immaginarla in un paese da mille e cinquecento anime. Perché di questa scelta e come trascorre le sue giornate?

È una scelta che io reputo molto positiva per me. Gli impegni per il momento sono ancora molti, sarebbe bene che io potessi ridurli. Quindi per il momento la mia giornata non è molto diversa di quand’ero arcivescovo di Milano.

Una domanda impertinente: che papa sarebbe stato S.E. Angelo Scola?

Oltre ad essere impertinente è assolutamente irreale.

Lei è stato arcivescovo di Milano, cattedra che fu di Montini, quel Paolo VI che fra un mese verrà proclamato santo. Qual è la cosa più importante che ci ha lasciato?

Sono molte, è difficile dirlo. Anzitutto l’equilibrata anche se difficilissima guida del Concilio; i suoi insegnamenti, la sua proposta del Credo; il suo Pensiero alla morte; ma soprattutto il giudizio acutissimo e fermo sul travaglio che stiamo affrontando come cristiani a partire dal fossato tra la fede e la vita che lui ha cominciato a denunciare già nel lontano 1934.

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: lei è stato vicino ad entrambi. E ha ricevuto papa Francesco a Milano: ci regala un suo breve ritratto per ciascuno?

Giovanni Paolo II è il papa della libertà. Benedetto XVI è nello stesso tempo un esempio straordinario di umiltà e una testimonianza potente di che cos’è l’intelligenza cristiana della fede. Francesco mi impressiona perché è un uomo che ha già donato la sua vita e questo lo rende capace di incontrare veramente il cuore delle persone.

Siamo a un festival letterario, la domanda è di rito: ha un altro libro nel cassetto?

No, non ho un altro libro nel cassetto. Tutt’al più qualche idea. Per esempio mi piacerebbe ancora scrivere sul rapporto uomo-donna, quello che io chiamo il mistero nuziale. Però ho come l’impressione che i libri siano caduti in disuso. Per questo sarebbe forse più utile cercare, come ho già tentato con l’inserto culturale de "Il Foglio", una collaborazione scrivendo per un giornale dei brevi saggi.

Fonte: Redazione Online
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